Quanto dura il periodo di incubazione della variante Omicron
Quando si viene esposti a un agente patogeno come un virus o un batterio, nel caso in cui si dovesse contrarre la malattia infettiva che provoca i sintomi non compaiono immediatamente, ma si manifestano dopo un lasso di tempo più o meno lungo che prende il nome di “periodo di incubazione”. In parole semplici, si tratta della finestra temporale che intercorre tra il contagio e quando iniziamo ad avvertire che qualcosa non va. Per la COVID-19, l'infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2, come specificato dall'Istituto Superiore di Sanità (ISS) e dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) il periodo di incubazione spazia dai 2 ai 14 giorni, con una media di 5-6 giorni.
Questo dato si riferisce al ceppo originale del coronavirus, quello emerso a Wuhan (Cina) alla fine del 2019 e che ha dato vita alla pandemia che stiamo vivendo ancora oggi. Ma da allora molte cose sono cambiate, dato che il SARS-CoV-2 è mutato innumerevoli volte facendo emergere varianti di preoccupazione (VOC) più o meno trasmissibili che si sono succedute fino ad oggi. Per la variante Alpha (ex inglese B.1.1.7) che ha dominato la terza ondata dello scorso inverno, il periodo di incubazione medio è risultato essere di 5 giorni, mentre per la variante Delta (B.1.617.2, ex seconda variante indiana) si è scesi a 4 giorni. Per quanto concerne la variante Omicron (B.1.1.529) emersa in Sudafrica e responsabile dell'attuale, impressionante ondata di contagi – con picchi record dall'inizio della pandemia in più Paesi, Italia compresa -, i dati sono ancora preliminari poiché è stata identificata solo alla fine di novembre, tuttavia secondo le prime stime degli esperti il periodo di incubazione potrebbe essere di soli 3 giorni.
Nello studio “Outbreak caused by the SARS-CoV-2 Omicron variant in Norway, November to December 2021” pubblicato sull'Eurosurveillance journal, dedicato a un focolaio di Omicron scoppiato a Oslo (Norvegia) durante una festa aziendale tenutasi il 26 novembre 2021, è stato determinato che i 74 contagiati con sintomi li hanno sviluppati in media 3-4 giorni dopo l'esposizione al virus (diffuso da un uomo appena rientrato dal Sudafrica). Una simile rapidità nell'esordio dei sintomi può rappresentare un problema poiché si ritiene che più breve è il periodo di incubazione e più rapidamente si diventa contagiosi, con tutto ciò che ne consegue in termini di gestione della pandemia e controllo del virus. Se si considera che molti casi sono asintomatici e che oltre il 50 percento dei positivi sviluppa i sintomi di un raffreddore, ciò rende l'idea di quanto possa diffondersi “sottotraccia” la nuova variante, i cui casi stanno raddoppiando ogni 2 o 3 giorni.
“Se Omicron ha un periodo di incubazione più breve, ciò rappresenterà un problema per il modo in cui eseguiamo i test e la affrontiamo”, ha dichiarato a The Atlantic il professor Omai Garner, microbiologo clinico presso il sistema sanitario dell'Università della California di Los Angeles (UCLA). Il periodo di incubazione ridotto della nuova variante è stato evidenziato anche nei casi osservati in Sudafrica, ha specificato al Washington Post il dottor Ryan Noach, scienziato presso l'organizzazione Discovery Health, tuttavia non è detto che ciò che abbiamo visto in Norvegia e in Africa sia replicabile nel resto del mondo. Saranno dunque necessari ulteriori dati per conoscere l'effettivo periodo di incubazione della Omicron.