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Cambiamenti climatici

Quanto costa sopravvivere in un mondo senza pioggia: l’enorme investimento per “salvare” Barcellona

Da 3 anni consecutivi la Catalogna è colpita da una siccità talmente grave che il governo catalano ha appena dichiarato lo stato di emergenza, introducendo misure drastiche per risparmiare l’acqua anche a Barcellona. Un enorme investimento proverà a “salvare” la città dalla dipendenza dalle piogge.
A cura di Andrea Centini
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Siccità estrema alla riserva idrica di Berga, sita a nord di Barcellona.
Siccità estrema alla riserva idrica di Berga, sita a nord di Barcellona.
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Tra le principali conseguenze della crisi climatica in corso vi è la siccità, un problema che ha colpito duramente anche l'Italia – tutti ricordiamo le immagini scioccanti del Po in secca – ma che sta avendo conseguenze particolarmente drammatiche in Spagna. Tra le regioni più colpite vi sono la Catalogna e l'Andalusia, dove la situazione dura da decine e decine di mesi.  Dopo 1.000 giorni siccità consecutiva, all'inizio di febbraio il governo catalano presieduto da Pere Aragonès ha deciso di dichiarare lo stato di emergenza, introducendo misure eccezionali per risparmiare la preziosissima acqua dolce. La situazione è talmente delicata che anche Barcellona dovrà sottostare alle limitazioni, come la riduzione del 20 percento dell’irrigazione agricola e il divieto di annaffiare i parchi pubblici. Il lavaggio delle auto sarà consentito solo per scopi commerciali e saranno chiuse piscine e fontane ornamentali, fra le altre cose. “Abbiamo avuto piogge leggere verso la fine di maggio e a giugno che hanno aiutato il settore agricolo e ridotto il rischio di incendi, ma niente della portata di ciò di cui abbiamo bisogno per alleviare 34 mesi consecutivi di siccità”, aveva dichiarato a luglio del 2023 il dottor Sarai Sarroca, che dirige l’agenzia meteorologica catalana. Per far fronte a uno scenario in costante peggioramento, le autorità locali hanno deciso di strappare la popolosa e turistica metropoli dalla dipendenza dalla pioggia. In che modo? Costruendo (altri) dissalatori, i più grandi ed efficienti d'Europa.

Nella città affacciata sul Mediterraneo che accoglie le straordinarie opere architettoniche di Antoni Gaudí è già presente uno dei due più grandi impianti di desalinizzazione in Europa. Fu costruito dopo la gravissima siccità del 2008 e fornisce poco meno del 33 percento dell'acqua potabile per i cittadini. Un'altra quota importante arriva dal riciclo delle acque reflue. Grazie al dissalatore di Barcellona, come indicato da Bloomberg, ogni giorno vengono estratti dal mare 200.000 metri cubi di acqua potabile, che equivalgono a decine e decine di piscine olimpiche. L'imponente quantità di acqua filtrata e recuperata è sufficiente a coprire una quota significativa del fabbisogno della città, ma ovviamente non è sufficiente per l'intera regione. Con un copioso investimento da 2,6 miliardi di Euro, il governo catalano ha deciso di ampliare il secondo dissalatore e costruirne un terzo entro il 2030. Ciò permetterà a milioni di cittadini di affrancarsi completamente dall'approvvigionamento idrico legato alle piogge, sempre più scarse e destinare a ridursi ulteriormente nel prossimo futuro.

Il trend, del resto, è chiaramente negativo: abbiamo appena vissuto l'anno più caldo della storia – da quando teniamo traccia della febbre del pianeta – e tra febbraio 2023 e gennaio 2024, per la prima volta in dodici mesi consecutivi, il riscaldamento è stato di 1,5° C superiore rispetto all'epoca preindustriale. È la soglia critica oltre la quale gli scienziati prevedono gli effetti più catastrofici e irreversibili della crisi climatica. Fra essi figura la grave siccità, che è destinata ad aggravarsi ulteriormente, considerando che le proiezioni, se non faremo nulla per tagliare nettamente e rapidamente le emissioni di CO2 e altri gas climalteranti, volano del riscaldamento globale di origine antropica. Basti sapere che se lasceremo tutto com'è oggi, entro il 2100 si prospetta una temperatura media di 2,7° C oltre la media preindustriale, con effetti devastanti sull'umanità e l'ambiente. Ecco perché la Catalogna e l'Andalusia –  dove la siccità ha devastato i raccolti di olive facendo crollare la produzione del 50 percento – hanno deciso di anticipare i tempi andando a rifornirsi da una fonte “inesauribile”: l'acqua del Mar Mediterraneo.

La scorsa estate i bacini idrici della Catalogna erano arrivati al 30 percento della loro capacità, circa il 15 percento in meno rispetto alla media dell'intera Spagna, a causa di precipitazioni costantemente al di sotto della media per 3 anni consecutivi. Ora sono al di sotto del 16 percento. In quello di Sau, addirittura, come specificato da EcoPolitic, si è addirittura arrivati all'8 percento della sua capacità. Per sopperire alle mancanze in casi di emergenza estrema si è pensato a rifornimenti tramite navi cisterna, ma è considerata una soluzione estemporanea. Serve un intervento infrastrutturale più ampio e l'unico modo saggio per una regione affacciata sul mare è desalinizzare l'acqua marina, ampliando la già significativa capacità degli impianti attivi. Barcellona ha 1,6 milioni di abitanti; grazie al nuovo investimento il governo catalano dovrebbe riuscire a sopperire al fabbisogno idrico di 3,3 milioni di persone. Considerando che la Catalogna ha circa 7,5 milioni di abitanti, gli impianti non saranno sufficienti per tutti e dovranno essere mantenute misure per risparmiare l'acqua, provando a capitalizzare ogni singola pioggerella che dovesse manifestarsi.

Una delle preoccupazioni principali riguarda anche gli assetati campi agricoli. Basti pensare che in un rapporto del COAG (Coordinatore spagnolo degli agricoltori e allevatori) citato da Le Monde e pubblicato a maggio 2023, la siccità aveva colpito l'80 percento dei terreni agricoli spagnoli, “con più di 5 milioni di ettari coltivati a cereali non irrigati” e conseguenti “perdite irreversibili”. Le piogge, come spiegato a Bloomberg da Sarai Sarroca, si stanno spostando sempre più a nord e la Spagna meridionale sta diventando come il Nord Africa, mentre la Catalogna sta vivendo le condizioni dell'Andalusia, la comunità autonoma più a sud della Penisola Iberica. È chiaro che senza intervenire sulla fonte del riscaldamento globale di origine antropica, ovvero le emissioni di anidride carbonica e altri gas a effetto serra, la situazione continuerà a peggiorare sensibilmente con un impatto catastrofico su ambiente e persone.

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