Quanto ci costa la crisi climatica: l’esorbitante cifra per ogni ora di eventi meteo estremi
Gli eventi meteo estremi indotti dal cambiamento climatico causato dall’uomo hanno conseguenze che si ripercuotono sul mondo naturale e su diversi aspetti della nostra vita, inclusi quelli economici. In questi termini, secondo una nuova stima, il costo globale dei danni dovuti a condizioni meteo estreme è di 16 milioni di dollari l’ora, una cifra esorbitante, calcolata sulla base dei fenomeni estremi degli ultimi 20 anni.
L'esorbitante costo della crisi climatica
In media, il costo globale di tempeste, inondazioni, ondate di caldo e siccità si aggira intorno ai 140 miliardi di dollari l’anno. Tuttavia, quando valutati singolarmente, i singoli anni mostrato hanno profili di spesa notevolmente diversi nel ventennio e aumentati progressivamente nel tempo. Per il 2022, ad esempio, il costo dei danni causati dagli eventi estremi è stato di circa 280 miliardi di dollari, il doppio della media del periodo 2000-2019, come conseguenza dell’aumento di frequenza, intensità e durata dei fenomeni estremi.
Le stime, ottenute combinando i dati su quanto la crisi climatica abbia peggiorato gli eventi estremi con i dati economici sulle perdite, non tengono tuttavia conto dei costi climatici aggiuntivi, come quelli derivanti dal calo della resa dei raccolti e dall’innalzamento del livello del mare. A ciò si aggiunge la mancanza di dati per i Paesi a basso reddito, il che significa che è che il costo climatico globale – stimato in almeno 2,8 trilioni di dollari di danni dal 2000 al 2019 – sia probabilmente superiore.
“La cifra principale è di 140 miliardi di dollari l’anno che, prima di tutto, è già un gran numero – ha affermato il professor Ilan Noy, della Victoria University di Wellington, in Nuova Zelanda, che ha condotto lo studio con la collega Rebecca Newman – . In secondo luogo, se lo si confronta con la quantificazione standard del costo del cambiamento climatico [utilizzando modelli computerizzati], sembra che tali quantificazioni sottostimino l’impatto del cambiamento climatico”.
La divergenza tra le stime più elevate dei due ricercatori e quelle basate su modelli computerizzati deriva da diverso metodo utilizzato per calcolare i costi climatici. Nello specifico, gli studiosi hanno adottato un approccio che ha tenuto conto di come il cambiamento climatico abbia esacerbato gli eventi meteorologici estremi, calcolando quanto più frequentemente il riscaldamento globale sia responsabile di tali eventi. Ciò ha permesso di stimare la frazione dei danni dovuti agli eventi attribuibili al cambiamento climatico causato dall’uomo anziché basare il calcolo sui cambiamenti della temperatura media globale.
Dall’analisi è emerso che dal 2000 al 2019, gli anni con i costi climatici complessivi più elevati sono stati il 2003, quando un’ondata di caldo colpì l’Europa; il 2008, quando il ciclone Nargis colpì il Myanmar; e il 2010, quando la siccità ha colpito la Somalia e un’ondata di caldo record ha investito la Russia. In termini invece di danni alle proprietà, gli anni con i costi più elevati sono stati il 2005 e il 2017, aggravati dagli impatti degli uragani hanno colpito gli Stati Uniti.
Secondo i due studiosi, questo diverso metodo potrebbe essere utilizzato “per iniziare a quantificare le somme di denaro di cui abbiamo bisogno nel fondo” ha affermato il professor Noy, riferendosi al fondo concordato al vertice delle Nazioni Unite sul clima (COP27) del 2022 per aiutare la ricostruzione dopo i disastri legati al clima nei Paesi meno sviluppati. Teoricamente, questo diverso metodo potrebbe anche servire a stimare i danni di un singolo evento meteorologico estremo. “Sarebbe una sorta di sistema assicurativo per i Paesi – ha aggiunto Noy – . La metodologia potrebbe anche essere utile per determinare i danni nelle cause sul clima”.