Quanto caldo farà nell’estate 2024: ciò succede oggi in Brasile non promette nulla di buono
Il “doppio colpo” di caldo estremo, scatenato da El Niño e dal cambiamento climatico, non promette nulla di buono. Lo sta sperimentando il Brasile, dove un’ondata di caldo senza precedenti sta colpendo gran parte del Paese, un mese prima dell’inizio dell’estate nell’emisfero meridionale. Le autorità locali hanno diramato l’allerta rossa per quasi 3.000 paesi e città, dopo che domenica 12 le temperature hanno raggiunto i 42,5 °C a Rio de Janeiro (un record per novembre), con un tasso di umidità così elevato che martedì ha fatto sì che la temperatura percepita fosse di 58,5 °C. Sempre martedì, nella città di San Paolo, la temperatura media è stata di 37,3 °C, secondo i dati dell’Istituto Nazionale di Meteorologia (Inmet).La forte ondata di caldo dovrebbe durare almeno per questa settimana: secondo i meteorologi, le temperature potrebbero salire anche di 5 °C sopra la media del periodo. rappresentando un serio pericolo per la salute.
Il “doppio colpo” di El Nino e caos clima non promette nulla di buono
Con condizioni meteorologiche estreme che stanno diventando sempre più frequenti e intense a causa della crisi del clima, l’influenza de El Niño, il fenomeno climatico legato all’aumento delle temperature dell’Oceano Pacifico equatoriale centro-orientale, aggrava ulteriormente gli aumenti delle temperature in varie regioni del pianeta. In Brasile, le temperature sono superiori alla media storica da ormai quattro mesi consecutivi (luglio-ottobre), con settembre che ha mostrato la più grande deviazione (differenza tra il valore registrato e la media storica) dal 1961, pari a 1,6 °C al di sopra della media 1991-2020. Secondo uno studio dell’Inmet pubblicato la scorsa settimana, il caldo estremo e le ondate di caldo stanno riflettendo l’impatto de El Niño in Brasile, esacerbate dagli effetti del riscaldamento globale.
I dati più recenti dell’Organizzazione Meteorologica mondiale (OMM) indicano che l'evento El Niño in corso continuerà almeno per le prossime quattro stagioni trimestrali sovrapposte (novembre-gennaio, dicembre-febbraio, gennaio-marzo e febbraio-aprile 2024).
“Coerentemente con lo sviluppo de El Niño nel Pacifico equatoriale centro-orientale, insieme alla previsione di temperature della superficie del mare superiori alla norma su gran parte degli oceani globali, esiste una previsione diffusa di temperature superiori alla norma su quasi tutte le aree terrestri” si legge nell’ultimo aggiornamento climatico stagionale globale (GSCU) dell’OMM per il periodo novembre-dicembre-gennaio che, oltre all’influenza del modello climatico dell’El Niño Southern Oscillation (noto come “ENSO”, di cui El Niño rappresenta la fase calda in contrapposizione alla fase più fredda, che è la La Niña), include gli altri principali modelli di variabilità climatica, come l’oscillazione Nord Atlantica (NAO), l’oscillazione artica (AO) e il dipolo dell’Oceano Indiano (IOD).
Nei prossimi tre mesi, precisa il GSCU, la più alta probabilità di temperature superiori alla norma nell’emisfero settentrionale è prevista generalmente a sud del 40° parallelo nord (che in Italia passa su Sardegna, nord Basilicata e Puglia meridionale, ndr) e nelle regioni a nord del 65° parallelo nord (che in Europa attraversa Islanda, Norvegia, Svezia e Finlandia, ndr). “Ci sono anche maggiori probabilità di temperature superiori alla norma su gran parte dell’emisfero meridionale” indicano gli esperti, evidenziando il rischio di eventi estremi, come ondate di calore, siccità e incendi “che sarà intensificato in alcune regioni, con impatti importanti”.
Il caldo della nostra estate 2024 sembra un copione già scritto
Come noto, gli impatti di El Niño si manifestano generalmente nell’anno successivo al suo sviluppo, in questo caso il 2024, che secondo gli esperti potrebbe essere ancora più caldo del 2023, ormai sulla buona strada per essere il più caldo mai registrato.
“Ciò è chiaramente e inequivocabilmente dovuto al contributo delle crescenti concentrazioni di gas serra che intrappolano il calore derivanti dalle attività umane” ha affermato il segretario generale dell’OMM, il professor Petteri Taalas.
Le condizioni di El Niño, che si sono instaurate nel mese di giugno 2023, facendo finora sentire solo in parte la loro influenza, dureranno almeno fino all’aprile del 2024 e, secondo gli ultimi dati del Climate Prediction Center, il Centro di previsione climatica del Servizio meteorologico degli Stati Uniti, c’è “una probabilità del 62% che persistano anche nel periodo aprile-giugno 2024”. Come evento di “intensità forte”, dovrebbe rimanere al di sopra di questa soglia (con una probabilità del 55%) almeno da gennaio a marzo 2024.
Un evento di intensità forte aumenta la probabilità di anomalie climatiche legate a El Niño, pur non equivalendo necessariamente a forti impatti. È però anche vero che i livelli record di gas serra nell’atmosfera, in continua crescita nel 2023, ci pongono sulla strada di un ulteriore aumento delle temperature nel 2024.
Un copione già scritto, come quello del 2016, che ad oggi è l’ultimo anno più caldo mai registrato dall’era pre-industriale, proprio a causa del “doppio colpo” costituito da un evento di El Niño eccezionalmente forte e dal cambiamento climatico. Qualcosa che, con il 2023 destinato ormai a indossare la maglia nera del più caldo, lascia poche speranze sul calore che sperimenteremo nell’anno ormai alle porte.