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Quantità di plastica spaventose nelle arterie di chi ha avuto un ictus: “Livelli 51 volte superiori”

Nelle carotidi di persone colpite da ictus sono state rilevate quantità elevatissime di microplastiche, con concentrazioni 51 volte superiori rispetto a chi aveva arterie sane. È l’ennesimo indizio sui rischi dell’inquinamento da plastica.
A cura di Andrea Centini
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Nelle persone che hanno avuto un ictus è stata rilevata una concentrazione di plastica nelle carotidi (grandi arterie ai lati del collo) estremamente elevata, ben 51 volte superiore rispetto a coloro che avevano carotidi sane. È quanto emerso da un nuovo studio i cui risultati sono stati presentati durante la conferenza Vascular Discovery Scientific Sessions, tenutasi martedì 22 aprile nel contesto di un meeting dell'American Heart Association, attualmente in corso a Baltimora (Stati Uniti). Si tratta dell'ennesima ricerca a confermare i pericoli rappresentati da nanoplastiche e microplastiche, ormai trovate in qualunque organo e tessuto del corpo umano: cervello, sangue, reni, polmoni, fegato, cuore e persino apparato riproduttivo risultano più o meno contaminati da questi minuscoli detriti plastici, derivati dalla frammentazione della plastica che continuiamo a produrre e immettere nell'ambiente. Si ritiene che ogni anno ingeriamo e inaliamo circa mezzo chilogrammo di microplastiche.

A determinare che le persone colpite da ictus presentano livelli spaventosi di microplastiche nelle carotidi è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati dell'Università del New Mexico di Albuquerque. I ricercatori, coordinati dal professor Ross Clark, chirurgo vascolare, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato le carotidi di una cinquantina di donatori deceduti, tra i quali pazienti sottoposti a interventi specifici. Fra essi, 35 non avevano alcuna placca aterosclerotica, ovvero un accumulo di grassi, cellule infiammatorie, fibre, calcio e anche microplastiche che si depositano nel lume interno delle arterie; sei avevano placche significative nelle carotidi ma senza manifestare sintomi; e sette presentavano un grande accumulo di placche con contestuale sviluppo di malattia sintomatica, definita dagli esperti come “ictus, mini-ictus o perdita temporanea della vista a causa dell'ostruzione delle arterie del collo”.

Incrociando tutti i dati è emerso che le persone con placche, ma senza sintomi, avevano in media 895 microgrammi di nanoplastiche e microplastiche per ogni grammo di placca studiata, contro i 57 microgrammi rilevati nelle carotidi del gruppo sano, senza placche. Ciò significa circa 16 volte di più. Il dato più preoccupante è tuttavia emerso per coloro che avevano avuto un ictus o sintomi da ostruzione delle carotidi, con una concentrazione di microplastiche e nanoplastiche di ben 2.888 microgrammi, ossia 51 volte superiore agli individui sani. “Wow, e non va bene”, ha affermato a Business Insider il professor Jaime Ross, neuroscienziato dell'Università del Rhode Island che non ha partecipato allo studio. “È davvero scioccante vedere un valore 51 volte più alto”, ha aggiunto, sottolineando che, nella ricerca, un valore già tre volte più elevato è considerato “molto robusto e sorprendente”.

Gli autori dello studio non solo hanno rilevato questa concentrazione spaventosa di plastica nelle carotidi delle persone colpite da ictus, la condizione che ha provocato la morte di Papa Francesco, ma hanno anche osservato anomalie nell'attività genica. Le cellule immunitarie (macrofagi) nel tessuto ricco di plastica erano infatti in grado di disattivare un gene legato all'infiammazione. Inoltre, sono state rilevate alterazioni in cellule staminali che giocano un ruolo protettivo contro infarti e ictus, le condizioni cardio-cerebrovascolari gravi associate alle placche aterosclerotiche, dalle quali possono staccarsi trombi. Gli autori dello studio sottolineano che si tratta di risultati preliminari, che dovranno essere confermati da ulteriori indagini, ma costituiscono l'ennesimo indizio sui gravissimi danni causati dall'accumulo di plastica nel nostro organismo.

Un recente studio ha determinato che i frammenti di plastica ingeriti finiscono per accumularsi nei vasi sanguigni del cervello, causando blocchi simili a quelli dei coaguli di sangue, mentre scienziati italiani hanno trovato microplastiche nel 60% delle arterie analizzate.

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