Quando fare il tampone rapido o molecolare dopo il contatto con un positivo Covid
La circolazione estrema della variante Omicron (B.1.1.529) del coronavirus SARS-CoV-2, la cui trasmissibilità si ritiene possa essere cinque volte superiore a quella della Delta, sta provocando record di contagi in numerosi Paesi, Italia compresa, spinti anche dal maggior numero di contatti sociali legati al periodo delle festività natalizie e del Capodanno. Al numero in costante crescita di nuovi positivi – quasi 55mila nel giorno di Natale – si associa la necessità di effettuare i tamponi oro-rinofaringei; non solo per chi presenta i sintomi della COVID-19 (l'infezione provocata dal patogeno pandemico), ma anche per testare i contatti stretti dei contagiati, attestare la guarigione e accedere a determinate attività da non vaccinati o immunizzati con due dosi. Non a caso in questi giorni si stanno generando caos e criticità nelle farmacie e negli hub dove vengono eseguiti i test, con veri e propri “assalti” ai tamponi molecolari e a quelli antigenici rapidi. I primi, fondamentali per la diagnosi, garantiscono un esito molto affidabile nel giro di alcune ore, mentre i secondi, meno sensibili e specifici, danno un risultato entro un'ora e sono più adatti agli screening di massa. Ecco quando vanno fatti.
Quando fare il tampone rapido o molecolare dopo un contatto con un positivo
Con il numero esorbitante di contagiati che si sta registrando in queste ore, sempre più persone hanno conoscenti positivi al coronavirus SARS-CoV-2. In caso di contatto con un positivo accertato – e in particolar modo nella cosiddetta condizione di “contatto stretto” – c'è il rischio di essere stati esposti a una dose infettiva, pertanto il tampone può aiutarci a capire se siamo stati contagiati o meno, a maggior ragione se si considera la quota considerevole di asintomatici. Premesso che deve essere sempre il medico a indicarci quando e se dobbiamo fare un tampone, ci sono ovviamente dei momenti in cui è migliore farlo. Se si presentano i sintomi della COVID-19, come tosse, febbre, mal di gola, mal di testa, perdita dell'olfatto, rinorrea (naso che cola e simili) e altri, è ovviamente raccomandato farlo il più presto possibile per avere la conferma della diagnosi. Se si è avuto un contatto con un positivo ma non si presentano sintomi, invece, il tampone molecolare si può fare ad almeno 48 ore dall'ultimo contatto, mentre il rapido è preferibile eseguirlo a partire dalle 72 ore. Questo perché il molecolare è molto più preciso nell'individuare il virus, mentre l'antigenico rapido, che va a caccia delle proteine virali, è meno sensibile e impiega più tempo per rintracciare le prove. Nelle prime ore del contagio è più elevato il rischio di falso negativo poiché il virus è ancora in replicazione nell'organismo e in concentrazioni ridotte, dunque non ancora perfettamente rilevabile dai test. Una variante come la Omicron, che si replica a velocità molto sostenuta, potrebbe “esplodere” nel tampone poche ore dopo un falso negativo. Il Ministero della Salute specifica che “se si è contatti stretti di una persona a cui è stata confermata l’infezione”, il tampone molecolare va fatto “al decimo giorno dall’ultimo contatto”. Il professor Pierangelo Clerici, presidente dell’Associazione microbiologi clinici italiani, indica che un tampone può essere eseguito fino a cinque giorni dopo l'ultimo contatto con un positivo.
Quando bisogna ripetere il tampone?
Come sottolineato, i tamponi andrebbero fatti quando sono raccomandati dai medici, questo anche per evitare di intasare le infrastrutture sanitarie, al momento travolte da una vera e propria ondata di richieste. Premesso ciò, a seguito di un contatto con un positivo si potrebbe fare un tampone molecolare dopo 48 ore e, in caso di negatività, ripeterlo a cinque giorni per avere maggiore certezza. Del resto si segue questa strategia per il tracciamento nelle scuole; ciò nonostante, come specificato, è doveroso ascoltare il parere del medico e delle autorità sanitarie competenti. In caso di positività può essere necessario ripetere il tampone per attestare la propria guarigione. Come indicato dall'Agenzia di Tutela della Salute (ATS) di Brescia, in caso di positività è necessario rimanere a casa in isolamento per almeno 10 giorni dall'inizio dei sintomi, oppure, se non si presentano sintomi, da quando è stato eseguito il tampone. Al termine dei 10 giorni (di cui almeno tre senza sintomi) il medico può richiedere un tampone di controllo. È interessante notare che l'ATS lombarda specifica che “il tampone potrà essere molecolare o antigenico qualora il molecolare non fosse disponibile o in caso di urgenza”. Nel caso in cui il tampone al decimo giorno dovesse risultare positivo, si dovrà continuare l'isolamento e si potrà ripetere il tampone dopo ulteriori sette giorni, sempre su indicazione del medico/autorità sanitaria. Se anche questo tampone dovesse risultare positivo, il periodo di isolamento “ avrà termine dopo almeno 21 giorni dall’esordio dei sintomi (o dall’esecuzione del tampone, se asintomatico) di cui almeno 7 senza sintomi”, specifica l'ATS di Brescia. Da sottolineare che per "sintomi" in questi casi il Ministero della Salute non considera la perdita/alterazione dell'olfatto e del gusto, che possono durare molto a lungo a seguito dell'infezione. L'autorità sanitaria lombarda fa notare che in presenza di un contagio accertato o sospetto da parte di una particolare variante del coronavirus SARS-CoV-2, per terminare l'isolamento si dovrà attendere la negativizzazione del tampone molecolare. In questi casi non è infatti previsto l'uso dei tamponi antigenici.
Bisogna aspettare l'insorgere dei sintomi?
In caso di contatto stretto con un positivo, se il medico lo ritiene necessario – magari in presenza di determinate patologie sottostanti e/o età del paziente – può richiedere di fare un tampone oro-rinofaringeo anche in assenza di sintomi. In questo periodo di festività, se si decide di andare a trovare amici e parenti potrebbe essere utile incontrarsi con un tampone negativo. Tuttavia il professor Pierangelo Clerici specifica che tale accortezza dovrebbe essere presa solo dai non vaccinati; i vaccinati dovrebbero sottoporsi a questo "tampone di sicurezza" solo in presenza di sintomi. Ad ogni modo vanno evitati i tamponi fai-da-te, sconsigliati dagli esperti.