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Covid 19

Quando e a chi fare il vaccino Covid aggiornato contro Omicron: le risposte del virologo Pregliasco

Pfizer ha annunciato che a marzo sarà pronto il vaccino Covid aggiornato contro Omicron. Il virologo Pregliasco ci spiega come potrebbe essere usato, se approvato.
A cura di Andrea Centini
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La variante Omicron (B.1.1.529) del coronavirus SARS-CoV-2 è l'attuale “motore” principale della pandemia di COVID-19, avendo una trasmissibilità stimata di oltre cinque volte quella della variante Delta. Non a caso nelle ultime settimane si stanno riscontrando picchi record di contagi in numerosi Paesi, letteralmente travolti dal ceppo emerso in Sudafrica alla fine di novembre 2021. Fortunatamente la variante Omicron sembra essere meno aggressiva di quelle che l'hanno preceduta, pur potendo comunque scatenare la forma grave della COVID-19 in determinati pazienti. Una delle caratteristiche più subdole risiede nella capacità di eludere almeno in parte le difese immunitarie, sia quelle innescate dalla vaccinazione che quelle legate a una precedente infezione naturale (sebbene la terza dose risulti molto efficace). Queste proprietà sono legate alle numerose mutazioni – oltre 30 – sulla proteina S o Spike del coronavirus SARS-CoV-2, il “gancio” che il patogeno sfrutta per legarsi alle cellule umane, inserire l'RNA virale e avviare il processo di replicazione che determina la malattia. Poiché i vaccini anti Covid attualmente disponibili si basano sulla proteina S del ceppo selvatico del virus, quello emerso in Cina a Wuhan, Pfizer e Moderna stanno mettendo a punto le formulazioni aggiornate dei propri vaccini a RNA messaggero (il Comirnaty e lo Spikevax). Il colosso farmaceutico americano ha appena annunciato che il proprio farmaco aggiornato – sviluppato assieme a BioNTech – sarà pronto a marzo. Ma sarà davvero utile un vaccino specifico contro la Omicron? E quando sarà meglio farlo, qualora venisse autorizzato? Lo abbiamo chiesto al professor Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università Statale di Milano e Direttore Sanitario dell'IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi del capoluogo lombardo. Ecco cosa ci ha detto.

Professor Pregliasco, Pfizer ha appena annunciato che il suo vaccino anti Covid aggiornato contro la variante Omicron sarà pronto a marzo. Quale procedura dovrà seguire?

Il meccanismo penso che sarà come quello della vaccinazione antinfluenzale. C'è l'esigenza di approfondire alcune cose, come confermare l'efficacia e la sicurezza su un campione di soggetti. Lo si fa normalmente con la vaccinazione antinfluenzale ogni anno. È necessaria un'integrazione degli studi. La registrazione rimane la stessa ma si fa uno studio di verifica. Cambiando la composizione c'è questo percorso formale da seguire.

Quando diventerà disponibile?

Ci vorranno un centinaio di giorni per la disponibilità effettiva

Non è ancora certo che alla produzione seguirà la distribuzione alla popolazione, secondo lei verrà approvato?

Sì, secondo me sì

Ma c'è davvero bisogno di un vaccino aggiornato a questo punto della pandemia?

Sicuramente alla fine di questo inverno un bel po' di noi si sarà sicuramente infettato. Quindi la quota di soggetti ancora suscettibili nel “prossimo giro” in autunno-inverno sarà minore. Però ritengo si debba immaginare come minimo – salvo brutte eventualità – che ci sia la necessità di un richiamo vaccinale come per l'influenza. Quindi targettandolo ai soggetti a rischio, ai più fragili. Una campagna vaccinale che si rivolga appunto ai soggetti più a rischio ed eventualmente, sulla base della quantità disponibile, magari opzionalmente anche ai più giovani che o desiderano. Sarebbe proprio come l'influenza, ci vedo lo stesso schema.

In Israele stanno già facendo le quarte dosi. È possibile che la quarta dose a quattro mesi dalla terza venga offerta anche qui?

No. Mentre c'è ancora una buona efficacia del parametro relativo alla protezione dalla malattia grave, c'è un abbassamento verso il 40 percento contro l'infezione. Alla luce di ciò, in questa fase per ridurre la quota dei soggetti suscettibili hanno deciso di insistere con un'altra dose. In futuro se le cose andranno meglio ci si potrà “accontentare” di questa quota di protezione ridotta. È un fatto più statistico.

Dunque dovremmo evitare queste dosi ogni 4 mesi e farne una all'anno

Una all'anno nei soggetti fragili e a rischio.

In definitiva, superata questa fase dell'emergenza si potrà pensare al prossimo autunno, in cui si inizierà a somministrare il vaccino aggiornato anti Omicron (nel caso in cui venisse approvato)

Esattamente

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