Quando cominceremo a parlare della quarta dose di vaccino Covid
La variante Omicron (B.1.1.529) del coronavirus SARS-CoV-2 sta guidando l'ultima ondata di contagi in larga parte del mondo e, a causa della straordinaria trasmissibilità, è responsabile di picchi di infezione mai visti dall'inizio della pandemia di COVID-19. A causa del variegato set di mutazioni il ceppo emerso in Sudafrica è anche in grado di eludere efficacemente gli anticorpi neutralizzanti, sia quelli indotti dalla vaccinazione anti Covid che quelli scaturiti da una precedente infezione naturale; ciò nonostante la terza dose (il booster o richiamo) si sta dimostrando estremamente efficace nel contenere il rischio di contagio e malattia grave, quest'ultimo già contenuto dall'immunizzazione di base. Per questo motivo in molti Paesi, Italia compresa, è in corso una nuova fase della campagna vaccinale, proprio per garantire alla popolazione lo “scudo supplementare” necessario a superare l'impatto dirompente della nuova ondata. La terza dose viene ora somministrata a quattro mesi dal completamento della vaccinazione di base (2 dosi con Pfizer, Moderna e AstraZeneca, 1 dose di Johnson & Johnson), poiché si è visto che la protezione degli anticorpi inizia a calare in modo più significativo dopo 120 giorni. Alla luce di questo calo naturale è già possibile ipotizzare un secondo richiamo (quarta dose) per affrontare la pandemia di COVID-19, ma quando dovremmo farlo?
Ad oggi l'unico Paese al mondo che ha approvato la quarta dose di vaccino anti Covid è Israele, vero e proprio pioniere e “faro” nella campagna vaccinale contro il SARS-CoV-2. Domenica 2 gennaio il primo ministro Naftali Bennett ha annunciato che il Paese mediorientale offrirà il secondo richiamo a tutte le persone con età superiore ai 60 anni e al personale sanitario, alla luce del picco di contagi scatenato dalla variante Omicron. Il Ministero della Salute diretto dal dottor Nachman Ash ha impiegato una decina di giorni prima di dare il via libera alla proposta del comitato scientifico, che ha valutato – e sta valutando tuttora – l'efficacia della quarta dose in una sperimentazione con operatori sanitari. Israele al momento ha deciso di offrire la quarta dose a quattro mesi dalla somministrazione della terza, esattamente come la terza dose viene offerta a 120 giorni dalla seconda. Il principio è sempre legato al calo naturale degli anticorpi che si osserva in questo lasso di tempo e al conseguente aumento del rischio di infezioni definite rivoluzionarie.
La disponibilità della quarta dose è stata accolta con grande entusiasmo dai cittadini israeliani aventi diritto, con decine di migliaia di prenotazioni e circa 15mila inoculazioni già effettuate. Gli esperti si aspettano che nel Paese mediorientale si possa arrivare a oltre 50mila contagiati al giorno durante l'ondata di Omicron; il Weizmann Institute of Sciencefino stima fino a 4 milioni di positivi in poche settimane. Considerando che Israele ha una popolazione di circa 9 milioni di abitanti, di cui solo il 64,4 percento è stato completamente immunizzato con due dosi, si può arrivare a uno scenario di contagio "totale". In tal caso può essere raggiunta l'agognata immunità di gregge, ma come specificato dal capo della task force anti Covid Salman Zarka, l'obiettivo deve essere conquistato con i vaccini (nuove varianti elusive permettendo), non con le infezioni naturali. E la quarta dose giocherà un ruolo chiave.
Non è inverosimile immaginare che anche in altri Paesi si potrà seguire il modello israeliano, raccomandando il secondo richiamo agli operatori sanitari (particolarmente esposti al rischio di contagio), agli over 60 e ai pazienti fragili, mentre per la popolazione generale sarà necessario attendere altri dati e il successivo parere degli esperti. Se infatti tutti sono apertamente favorevoli alla terza dose, per la quarta le convinzioni non sono così salde. Va anche tenuto presente che in primavera potrebbe essere rilasciato un aggiornamento specifico dei vaccini a mRNA – il Comirnaty di Pfizer-BioNTech e lo Spikevax di Moderna – contro la variante Omicron, somministrabile a tutti come complemento della vaccinazione base più il booster. L'inoculazione potrebbe essere offerta sempre ad almeno quattro mesi di distanza dalla terza dose, considerando che il vaccino progettato sulla proteina S o Spike del SARS-CoV-2 “selvatico” di Wuhan è ancora perfettamente in grado di contenere la Omicron (dopo la terza dose). Non si può nemmeno escludere che la quarta dose per la popolazione generale possa diventare il primo richiamo annuale contro la Covid, da fare alle porte dell'autunno come avviene per il vaccino antinfluenzale.
L'emersione di nuove varianti di preoccupazione potenzialmente elusive, la conferma della ridotta aggressività della variante Omicron e la percentuale di cittadini immunizzati sono tutti fattori che saranno presi in considerazione dagli esperti prima di attuare una campagna di richiamo con il secondo richiamo. Naturalmente, dovranno essere riscritte anche le regole per il rilascio del Green Pass, la cui durata è legata proprio alla vaccinazione o allo stato di guarigione.