Quando ci sarà il picco dell’influenza, l’infettivologo Bassetti: “Possibile febbre alta anche per più giorni”
Febbre alta, dolori alle ossa e sintomi respiratori. Anche quest'anno l'influenza stagionale ha già messo a letto più di cinque milioni di italiani con sintomi tipici delle sindromi simil-influenzali, ma con qualche differenza rispetto all'ultima stagione influenzale. Eppure, secondo gli esperti, il picco vero e propio, ovvero il momento in cui i virus influenzali colpiranno il maggior numero di persone, deve ancora arrivare: è atteso per le prossime settimane, circa a metà di gennaio, qualche settimana dopo rispetto all'anno scorso.
Secondo l'ultimo rapporto pubblicato dal sistema di sorveglianza RespiVirNet dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss), nella settimana conclusiva del 2024, per l'esattezza dal 23 al 29 dicembre, è stata registrata una lieve diminuzione dei casi, probabilmente spiegabile con la chiusura natalizia delle scuole: in questa settimana gli italiani alle prese con una sindrome simil-influenzale sono stati 582.500. Dall'inizio del programma di sorveglianza di quest'anno è stato segnalato un totale di 5.186.300 casi, un numero che è destinato a salire nelle prossime settimane.
Parliamo di sindromi simil-influenzali, al plurale, perché in realtà quella che comunemente chiamiamo influenza è il risultato della circolazione di diversi virus. In questo momento in Italia – spiega il bollettino dell'Iss – sono attivi infatti diversi virus respiratori, tra cui l'influenza di tipo A (e i suoi sottotipi), quella di tipo B e il Sars-CoV-2. A Fanpage.it l'infettivologo Matteo Bassetti, direttore del reparto di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, ha spiegato cosa sta caratterizzando questa stagione influenzale, quali sono i sintomi più comuni e come comportarsi in caso di contagio.
L'ultimo bollettino ufficiale sulle sindromi influenzali risale ormai a qualche settimana fa, cos'è successo nel frattempo?
Anche se non abbiamo ancora il report ufficiale, dalla situazione negli ospedali è abbastanza evidente che ci sia stata un'esplosione dei casi a cavallo dell'ultimo weekend, quello dell'Epifania. In quei giorni si è verificato un aumento dei casi che si è riversato direttamente sugli ospedali. Nei giorni di festa infatti molti studi di medici di famiglia erano chiusi e quindi le persone si sono rivolte ai pronto soccorso, presi d'assalto praticamente in tutto il Paese.
Quando dobbiamo aspettarci il picco influenzale?
La settimana prossima o quella dopo. In sostanza, questa stagione influenzale non è molto diversa da quella dell'anno scorso: quest'anno probabilmente avremo leggermente meno casi, ma il maggior numero di contagi ci sarà qualche settimana dopo rispetto all'anno scorso.
Perché si parla di virus influenzali al plurale?
In Italia, in questo momento, oltre ai virus dell'influenza A, ovvero l'H3N2, quello che qualcuno erroneamente ha chiamato virus dell'influenza australiana (qui vi lasciamo un approfondimento sui sintomi), e l'H1N1, sta circolando anche molto il virus dell'influenza B.
Quali sono i sintomi più comuni?
Rispetto all'abitudine del passato, quest'anno l'influenza dura un po' più a lungo. Quindi invece di due o tre giorni, la febbre può persistere anche quattro o cinque giorni, anche piuttosto elevata, sui 39, 39 e mezzo.
A proposito della febbre alta, c'è da preoccuparsi?
Molto spesso le persone, vedendo questa temperatura piuttosto elevata che dura anche qualche giorno in più rispetto all'influenza a cui siamo abituati, si spaventano e corrono in pronto soccorso. In realtà, questo, oltre a mandare in sovraccarico il sistema sanitario, non è necessario: la febbre è una risposta positiva, un meccanismo di difesa del corpo, che alzando la temperatura corporea cerca di sconfiggere il virus.
Qual è il decorso di questa influenza?
In genere, la sintomatologia è questa: prima dell'influenza vera e propria si hanno i classici segnali che ne anticipano l'arrivo, quelli che in linguaggio medico vengono definiti "prodromi", quindi nausea e dolori articolari o alle ossa. Poi arriva la febbre, anche elevata, che può durare anche quattro o cinque giorni, dopo di che si può avere un piccolo interessamento bronchiale con tosse o bronchite. E infine, dopo che la tosse e la febbre sono passate, c'è una fase di profonda astenia, ovvero una stanchezza generale, dopo la quale si guarisce completamente.
Quindi il forte afflusso di persone nei pronto soccorso è una reazione alla paura?
In parte sì, ma è anche la conseguenza di un comportamento sbagliato. Purtroppo, nonostante la paura, le persone continuano a non vaccinarsi: buona parte del numero delle persone con influenza che arrivano oggi in ospedale si sarebbe potuta evitare se le persone si fossero vaccinate quando era il momento. Invece in Italia i livelli di vaccinazione sono davvero bassi.
Le stime dicono che in Italia si vaccina circa un italiano su cinque nella popolazione generale e uno su due nella popolazione a rischio. Dovrebbero invece vaccinarsi tutti, anche perché l'influenza non colpisce solo i soggetti fragili, ma tutti, anche perché può succedere che possa trascinarsi dietro delle infezioni batteriche che potrebbero causare quadri clinici più complessi.
Molti si curano affidandosi al fai da te, anche con i medicinali. Quali sono gli errori più comuni?
Prima di tutto, molte persone quando vedono che la febbre dura per qualche giorno o sentono sintomi come tosse o simili prendono l'antibiotico. Ma questo non va assolutamente fatto: l'influenza è un'infezione di tipo virale e non batterica, per questo è un errore prendere gli antibiotici per trattarla.
Così come non bisogna prendere l'antipiretico a un orario fisso, ma soltanto quando effettivamente c'è la febbre sopra i 38 e mezzo, né tanto meno è saggio riempirsi di antinfiammatori con l'obiettivo di guarire più velocemente. L'influenza guarisce stando a casa, riposando, senza imbottirsi di farmaci di ogni tipo. È fondamentale non affidarsi al fai da te, ai consigli di amici o peggio a quello che si legge sul web. Invece, se è proprio necessario uscire, è importante indossare la mascherina per proteggere gli altri dal possibile contagio.