Quando c’è un’eclissi solare, le nuvole scompaiono rapidamente: rivelato il perché dello strano fenomeno
Quando avviene un’eclissi solare – la prossima ci sarà l’8 aprile 2024 – gli effetti sul nostro pianeta vanno ben oltre lo spettacolo regalato da qualche momento di buio durante le ore diurne. Durante un’eclissi solare, ad esempio, alcune specie di ragni iniziano a rompere le loro ragnatele, come farebbero alla fine della giornata, mentre i pesci e gli uccelli attivi durante il giorno si dirigono verso i luoghi di riposo notturno, al contrario degli uccelli notturni, che iniziano a volare ingannati dall’improvvisa oscurità.
Anche le nuvole, per quanto possa sembrare strano, durante un’eclissi solare risentono del passaggio della Luna davanti al Sole: i cumuli, in particolare, cioè le nubi isolate di colore bianco, come quelle mostrate nella foto in basso, iniziano a dissolversi quasi istantaneamente, a partire da quando il 15% del Sole è oscurato, fino a scomparire del tutto. Questo fenomeno, che non riguarda ovviamente tutti i tipi di nuvole (altrimenti non ci sarebbero le eclissi solari rovinate dal cielo coperto) ma solo i cumuli – le formazioni nuvolose che hanno basi piatte e sono spesso descritte come gonfie, simili al cotone o soffici nell’aspetto – , non era stato ancora completamente compreso, in parte perché dal nostro punto di osservazione terrestre, capire come si comportano le nuvole durante un’eclissi, non è facile.
“Dalla Terra, possiamo contare le nuvole e vederle scomparire, ma ciò fornisce solo prove aneddotiche” spiega Victor Trees del Royal Netherlands Meteorological Institute di De Bilt e dell’Università di Tecnologia di Delft, in Olanda, alla guida del team che ha trovato un modo per studiare queste nuvole dall’alto, utilizzando i satelliti.
Perché le nuvole scompaiono quando c’è un’eclissi solare
Per studiare il comportamento delle nuvole durante un’eclissi solare, Trees e colleghi hanno risolto una delle limitazioni che finora ha impedito di utilizzare i dati dei satelliti che orbitano attorno alla Terra, legata proprio all’oscuramento creato dal passaggio della Luna davanti al Sole. “Durante le eclissi solari, le misurazioni non erano affidabili, perché gli algoritmi satellitari non tenevano conto della diminuzione della luce solare durante l’evento – hanno precisato i ricercatori – . Ciò provocava grandi macchie scure sulle mappe delle nuvole”.
Per ovviare al problema, il team ha rivisto i dati raccolti dai satelliti durante tre eclissi solari sul continente africano, tra il 2005 e il 2016, calcolando accuratamente la percentuale di Sole oscurato, per ogni posizione e orario. “La maggior parte delle eclissi solari consiste in un evento parziale, in cui c’è ancora molta luce – ha aggiunto Trees – . In queste eclissi parziali, i satelliti ricevono abbastanza luce solare riflessa per cui, dopo aver corretto l’oscuramento, possiamo misurare in modo affidabile le nuvole”.
Applicando questo metodo, i ricercatori hanno osservato che i cumuli iniziano a dissolversi a partire da appena il 15% di oscuramento solare e che, una volta terminata l’eclissi, i cumuli si formano nuovamente. Il motivo esatto per cui ciò accade non era però chiaro, per cui il team ha condotto alcune simulazioni utilizzando un software di modellazione delle nuvole, chiamato DALES.
Queste simulazioni hanno dimostrato che, quando la luce solare viene bloccata, la superficie terrestre si raffredda, riducendo le correnti ascensionali di aria calda dalla superficie. Queste correnti ascensionali calde sono determinanti nella formazione dei cumuli, perché trasportano vapore acqueo che, ad altitudini più elevate, quindi più fredde, si condensa in goccioline, formando appunto i cumuli.
Pertanto, quando il terreno si raffredda e queste correnti ascensionali cessano, i cumuli non possono più essere sostenuti, ma ricominciano a formarsi solo quando il Sole torna a splendere nella sua totalità, iniziando a riscaldare nuovamente il terreno. Questo fenomeno, evidenziano i ricercatori, si verifica solo sulla terraferma, poiché mari e oceani non si raffreddano abbastanza rapidamente perché l’effetto si manifesti.
Possibili implicazioni per l’ingegneria del clima
Oltre a rivelare il motivo per cui questo strano fenomeno accade, i risultati dello studio, dettagliati in un articolo pubblicato su Nature Communications Earth and Environment, hanno possibili implicazioni sui futuri tentativi di ingegneria climatica, in particolare sulle strategie per mitigare il cambiamento climatico mediante il raffreddamento artificiale della Terra, posizionando ad esempio specchi solari riflettenti nello spazio. Anche se i modelli suggeriscono che ciò potrebbe effettivamente abbassare la temperatura del pianeta, non sappiamo quali altri effetti potrebbe avere.
“Se in futuro eclisseremo il Sole con soluzioni tecnologiche, ciò potrebbe influenzare le nuvole – evidenzia Trees – . Un numero inferiore di nuvole potrebbe in parte opporsi all’effetto voluto dall'ingegneria climatica, perché le nuvole riflettono la luce solare e quindi aiutano effettivamente a raffreddare la Terra”.
Oltre a ciò, sottolineano gli studiosi, le nuvole determinano i modelli locali di precipitazione: anche i cumuli, che non sempre danno luogo a piogge, in presenza di forti correnti ascensionali infatti possono dar luogo a precipitazioni, sotto forma di rovesci. “Vista l’elevata sensibilità delle nuvole alle eclissi solari – ha concluso il team – sono necessarie ulteriori ricerche sui possibili effetti delle ombre artificiali”.