Quali sono le razze di gatto che non dovresti mai acquistare se vuoi bene agli animali
Chi ha un animale a casa lo sa bene. Che sia un gatto, un cane, o un coniglio, vogliamo il suo bene e la sua salute. Ecco perché scoprire che il nostro amico a quattro zampe è malato può essere uno shock, soprattutto se la sua patologia è una conseguenza diretta della razza a cui appartiene. La razza che noi abbiamo scelto. Tra preoccupazioni e sensi di colpa, la domanda spontanea che verrebbe in mente a chiunque si trovasse in questa situazione è: "Perché nessuno me lo ha detto?".
È quello che è successo all'influencer Tommaso Zorzi con il suo gatto Priscilla, uno Scottish Fold, che dopo tre anni dalla sua adozione ha scoperto essere affetto da un'osteocondrodisplasia, una malattia all'apparato scheletrico molto invalidante e dolorosa. La sua malattia era però prevedibile: i gatti di questa razza hanno una probabilità molto alta, in molti casi la certezza, di sviluppare la patologia per la stessa anomalia genica che li definisce e determina le loro tipiche orecchie abbassate e piegate in avanti.
"Faccio questo video – ha detto l'influencer – perché se ne deve parlare di più". Difatti il tema è complesso e le domande sono tante: Cosa si intende per "razze selezionate"? Quali sono quelle destinate ad ammalarsi? È giusto continuare a comprare gatti di razza? Fanpage.it ha chiesto il parere alla professoressa Maria Longeri, docente di di Genetica e genomica animale di Medicina Veterinaria e Scienze Animali dell'Università degli Studi di Milano.
Cosa significa "razze selezionate"
L'adozione di un gatto, così come quella di ogni animale, deve essere una scelta responsabile: ci si assume l'impegno di occuparsi di un altro essere vivente. Ma non può esserci responsabilità senza consapevolezza, ecco perché occorre fare chiarezza su cosa si intende per "razze selezionate" e conoscere quali sono quelle geneticamente predisposte a sviluppare malattie.
In Italia le razze allevate sono più di trenta e gli allevatori che se ne occupano sono quasi sempre iscritti a una delle cinque associazioni allevatoriali feline, autorizzate dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali ad emettere i certificati di nascita, i cosiddetti "pedigree": questi documenti sono necessari per provare l'appartenenza dell'animale alla razza tramite l’elenco dei suoi ascendenti per diverse (almeno tre) generazioni, ascendenti che devono essere stati tutti iscritti a registri di quella razza.
Quando si parla di "razza selezionata" ci si riferisce quindi a quelle razze sottoposte al controllo degli allevatori , che si occupano di controllare che gli animali riproduttori rispondano a determinati standard qualitativi di morfologia, comportamento e allevamento, garantiti dall’associazione cui il gatto appartiene. Inoltre, "le associazioni si prendono cura anche del controllo e dell’eradicazione delle mutazioni genetiche che sono presenti in molte, se non tutte le razze, e predispongono a patologie diverse, come per esempio del cuore, del sangue o dei reni", spiega Longeri. Questo significa che non tutte le razze selezionate sono destinate a sviluppare malattie genetiche.
Quali sono le razze più a rischio
C'è però una precisazione da fare: "Ci sono razze particolari in cui l’effetto di una mutazione genetica è proprio quello oggetto della selezione, ovvero è quello che caratterizza la razza, il tratto per cui la razza piace", spiega Longeri. Questo è il caso, ad esempio, dello Scottish Fold, le cui orecchie piegate in avanti – e ritenute tanto tenere – sono in realtà conseguenza della stessa mutazione genetica causa dell'osteocondrodisplasia.
Proprio per questa loro particolare caratteristica, alcune razze feline non sono riconosciute da alcune associazioni. "Per esempio, l'ANFI, l’associazione più antica e col maggior numero di iscritti tra quelle riconosciute dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, non ammette quelle razze che presentino caratteristiche basate su anomalie fenotipiche che possono dare origine a problemi di salute o impedire la normale vita del gatto", spiega l'esperta.
Tra queste rientrano l'osteocondrodisplasia, che causa la progressiva deformazione delle ossa, articolazioni e cartilagini (come lo Scottish fold) o l'acondroplasia (o pseudo-acondroplasia) responsabile del nanismo, di arti e zampe corte e altri difetti fisici (come il gatto nano o Munchkin), e di conseguenza le razze Bambino (Munchkin x Sphynx) , Elf (Munchkin x American curl) e Dwelf (Munchkin x Elf x American curl).
Anche il Ministero e i comitati etici si sono espressi in senso negativo sull'allevamento di queste razze destinate ad ammalarsi: "L’indicazione è di non accoppiare soggetti se si sa in partenza che la prole possa avere patologie, come nelle razze il cui obiettivo selettivo primario sottende una mutazione che causa patologia".
Perché affidarsi alle associazioni accreditate
Le associazione hanno come obiettivo la tutela del benessere degli animali, ad esempio vietando la riproduzione di soggetti con determinati difetti, chiedendo agli allevatori iscritti controlli sui riproduttori (per esempio il controllo della sordità sui gatti bianchi) o vietando quegli accoppiamenti ritenuti pericolosi (come quello tra due gatti bianchi). Tuttavia, va detto che non tutte le associazioni, anche accreditate, applicano le stesse regole e vietano le stesse razze.
Inoltre, "si possono trovare in vendita gatti di razza non iscritti ad alcun registro, quindi senza pedigree o con pedigree esteri. In questi casi si può supporre che gli animali siano sfuggiti parzialmente o totalmente ai controlli", spiega l'esperta.
A chi rivolgersi per fare una scelta consapevole
Ecco perché, se si è convinti di voler acquistare un gatto di razza, lo strumento più sicuro di cui disponiamo è affidarci al pedigree e ad allevatori scrupolosi ed esperti, "che non solo certifichino la genealogia, ma che garantiscano anche il rispetto delle regole a tutela della salute degli animali" ribadisce Longeri. Quindi al momento dell'acquisto, è importante rivolgersi ad allevamenti iscritti a un'associazione italiana riconosciuta dal Ministero e chiedere sempre il pedigree e gli eventuali test genetici previsti per quella razza.