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Quali sono le nostre possibilità per deviare una cometa come quella di Don’t Look Up

Una cometa come quella di Don’t Look Up può davvero far estinguere l’umanità: ecco quali opzioni abbiamo nel caso un oggetto simile ci dovesse puntare realmente.
A cura di Andrea Centini
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Un gigantesco oggetto spaziale in rotta di collisione con la Terra rappresenta assieme al risveglio dei supervulcani la più grave minaccia alla sopravvivenza dell'umanità, se escludiamo i danni che noi stessi stiamo provocando al pianeta (come il riscaldamento globale). L'impatto con una cometa o con un asteroide di portata catastrofica non è questione di se, ma di quando; la storia evolutiva del nostro pianeta mostra che eventi di estinzione scatenati da simili oggetti si sono succeduti diverse volte. Gli scienziati calcolano per questi eventi una frequenza di 50-100 milioni di anni: negli ultimi 540 milioni di anni ce ne sono stati almeno cinque in grado di eliminare gran parte della biodiversità, più una serie di altri meno apocalittici ma comunque significativi. L'evento di estinzione di massa più noto al grande pubblico è indubbiamente quello del Cretaceo-Paleocene (evento K-T) verificatosi 66 milioni di anni fa, quando l'asteroide Chixulub – con un diametro stimato di circa 10 chilometri – si abbatté nell'area dell'attuale Penisola dello Yucatan, in Messico, determinando la scomparsa dei dinosauri non aviani e di altri gruppi animali e vegetali. Le dimensioni sono le stesse della minacciosa cometa al centro del film Don't Look Up con Leonardo DiCaprio (che interpreta l'astrofisico Randal Mindy) e Jennifer Lawrence, nei panni della dottoranda Kate Dibiasky. I due identificano l'oggetto in rotta di collisione con la Terra e provano ad avvisare l'umanità del pericolo imminente. Se un oggetto come la cometa del film di Netflix fosse realmente diretto verso il nostro pianeta, quali sarebbero le nostre possibilità di deviarlo e salvarci dall'apocalisse?

Innanzitutto è doveroso considerare tre fattori fondamentali dell'oggetto in questione: le dimensioni, la distanza alla quale viene identificato e la sua composizione, se principalmente metallica o rocciosa. Queste tre caratteristiche chiave determinano le nostre chance di sopravvivenza, o comunque di evitare il peggio. Per quanto concerne le dimensioni, un colosso da 10 chilometri come quello di Don't Look Up può scatenare una vera e propria catastrofe globale sulla Terra. Secondo i calcoli dello studio “PP53B-07: The Chicxulub Impact Produced a Powerful Global Tsunami” guidato da scienziati del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università del Michigan, Chicxulub generò un'onda di tsunami alta 1,5 chilometri che si propagò sulla terraferma a oltre 140 chilometri orari di velocità. Dalla parte opposta del mondo giunsero onde di alcuni metri. All'impatto seguirono incendi catastrofici e un lunghissimo “inverno solare” causato dai detriti sollevati dall'impatto, che determinò la morte di gran parte dei sopravvissuti alle conseguenze dirette della collisione. Una cometa o un asteroide di tali dimensioni che viaggia a decine di chilometri al secondo non può essere fermato dall'atmosfera terrestre (che riesce a distruggere per ablazione “sassi spaziali” di alcune decine di metri), dunque l'impatto sarebbe inevitabile e le conseguenze da vero Armageddon. Per comprendere quanto sia stato significativo Chicxulub nella storia biologica del pianeta, basti pensare che se i dinosauri non fossero stati spazzati via probabilmente l'uomo non sarebbe mai originato dai mammiferi superstiti.

Un altro fattore chiave per determinare le nostre probabilità di salvezza è la distanza alla quale viene scoperto l'oggetto spaziale. Se infatti viene intercettato quando è ormai troppo vicino alla Terra, le probabilità di intervenire per deviarlo o distruggerlo sono decisamente ridotte, a maggior ragione se si tratta di un "mostro" di 10 chilometri. Come evidenziato nello studio “Late-time small body disruptions for planetary defense” condotto da scienziati dell'Università Johns Hopkins, colpire un asteroide di cento metri a 6 mesi dall'impatto con una bomba atomica da 1 megatone è possibile distruggerne/deviarne il 99,9 percento della massa, col risultato che riceveremmo sulla superficie terrestre solo una pioggia di detriti di massa pari allo 0,1 percento del totale. Per ottenere un risultato analogo con un colosso di 10 chilometri dovrebbe servire una bomba atomica da almeno 100 megatoni, o magari una serie di bombe meno potenti lanciate in vari punti critici dell'oggetto. Naturalmente, come indicato, più l'oggetto è vicino alla Terra più risulta difficile deviare una parte significativa dei detriti prodotti dalla detonazione. Poiché la cometa del film Don't Look viene identificata a 6 mesi e 14 giorni dall'impatto, in una situazione simile se non si dispone immediatamente di uno o più razzi caricati con testate nucleari e progettati per colpirla simultaneamente il rischio di avere a che fare con una catastrofica tempesta di enormi frammenti è altissima.

La distruzione non è comunque l'unica arma nelle mani degli esperti di difesa planetaria. Il 24 novembre la NASA ha lanciato la missione DART (Double Asteroid Redirection Test), che ha l'obiettivo di dimostrare se sia possibile deviare un asteroide attraverso l'impatto cinetico prodotto da una sonda. Se un oggetto è lontanissimo ed è diretto verso di noi, spostandolo anche di poco grazie a un impatto cinetico potremmo fargli accumulare una deviazione durante il viaggio – di milioni e milioni di chilometri – tale da fargli mancare il pianeta. La sonda DART colpirà a settembre 2022 l'asteroide 65803 Dimorphos di 170 metri, che orbita attorno a un altro asteroide più grande (65803 I Didymos) con un diametro di 750 metri. Calcolando gli effetti dell'impatto sull'orbita del primo gli scienziati capiranno se sia davvero possibile deviare a sufficienza la traiettoria di un sasso spaziale in rotta verso la Terra. Il problema della cometa di Don't Look Up risiede tuttavia nelle enormi dimensioni. Per deviare un colosso di 10 chilometri e con una massa gigantesca serve un impatto cinetico estremamente potente, molto più di quello testato dalla missione DART. E non è detto che questa idea possa funzionare.

Concludiamo con l'ultima caratteristica di cui tenere conto per provare a evitare l'impatto: la composizione dell'oggetto spaziale. Una cometa o un asteroide di metallo si distruggerebbe con molta più difficoltà rispetto a uno composto fondamentalmente da roccia, pertanto potrebbe essere necessaria maggiore energia per provare a disintegrarlo o a deviarlo. La cometa del film con Leonardo DiCaprio viene indicata come ricca di “terre rare”, tecnicamente metalli di varia durezza o resistenza. Distruggere o deviare un simile oggetto a pochi mesi dall'impatto col pianeta potrebbe dunque essere decisamente più complesso di quanto mostrato in alcuni blockbuster hollywoodiani.

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