Quali sono i sintomi Covid da non sottovalutare
A quasi quattro anni dall'inizio della pandemia di COVID-19 i sintomi dell'infezione sono ancora tra gli argomenti "caldi" e più dibattuti, per diverse ragioni. Tra le principali vi è il fatto che le varianti del coronavirus SARS-CoV-2 più recenti, tutte figlie di Omicron (emersa in Sudafrica alla fine del 2021), tendono a colpire principalmente le alte vie respiratorie. Ciò, nella maggior parte dei casi, sfocia in una sintomatologia più vicina a quella di un comune raffreddore, come evidenziato dall'approfondito ZOE Health Study britannico. Tra i primi cinque sintomi più comuni figurano infatti mal di gola, naso che cola (rinorrea), naso chiuso, starnuti e tosse senza catarro. Il virus sembra più “buono” rispetto ai ceppi della prime ondate, ma a concorrere a questa situazione c'è anche l'immunità acquisita dalla popolazione. Sia quella ottenuta dalle vaccinazioni che quella legata alle infezioni naturali, anche ripetute. Si tratta dell'immunità ibrida – come indicato a Fanpage.it dal virologo Fabrizio Pregliasco – che può non essere sufficiente a proteggerci dalle nuove varianti particolarmente immunoevasive, come Eris (attualmente dominante in Italia), l'emergente JN.1 e Pirola.
Sebbene nella stragrande maggioranza dei casi queste infezioni danno sintomi lievi o addirittura si manifestano in forma asintomatica, possono ancora emergere casi severi e purtroppo potenzialmente fatali, soprattutto nei soggetti fragili, immunodepressi, con comorbilità (patologie sottostanti) e negli anziani. Basti ricordare che nell'ultimo bollettino diramato dal Ministero della Salute, relativo alla settimana compresa dal 7 al 13 dicembre 2023, oltre ai 55.000 casi positivi (un'ampia sottostima del totale, secondo gli esperti) in Italia sono stati registrati 316 morti, l'1 percento in più rispetto alla settimana precedente. Ciò significa che nel nostro Paese circa 50 persone al giorno continuano a perdere la vita a causa del coronavirus SARS-CoV-2. Si registra anche un lieve aumento dei ricoveri, anche nei reparti di terapia intensiva, ma fortunatamente senza alcuna criticità; siamo ben lungi dalla catastrofe delle fasi più drammatiche della pandemia, quando il suono delle sirene delle ambulanze scandiva le giornate dei lockdown.
Insomma, di Covid si muore ancora e i sintomi non vanno sottovalutati. Sebbene tutti sono invitati a chiamare il proprio medico curante in presenza di sintomi che destano preoccupazione, come la febbre alta che non passa da qualche giorno, una significativa spossatezza e in presenza qualunque condizione che perdura, ci sono alcuni campanelli d'allarme che indicano una potenziale forma grave di COVID-19. Fra quelli segnalati dai CDC statunitensi ci sono i problemi respiratori (fiato corto, fame d'aria e in generale dispnea); dolore persistente o senso di pressione al petto; confusione; incapacità ad alzarsi / svegliarsi o di restare svegli; e “pelle, labbra o letto ungueale pallidi, grigi o blu, a seconda del tono della pelle”, evidenti segni di ipossia. Sono condizioni che possono suggerire una polmonite e che possono sfociare in un'insufficienza respiratoria, come la grave ARDS (sindrome da distress respiratorio acuto). I saturimetri o pulsiossimetri sono dispositivi medici preziosi che possono monitorare la saturazione dell'ossigeno nel sangue, tuttavia la loro lettura deve essere strettamente monitorata dal medico, perché valori anomali per qualcuno possono essere normali per altri (ad esempio in presenza di patologie sottostanti, anzianità).
Molti sintomi di base della COVID-19 sono inoltre aspecifici, sovrapponibili con quelli dell'influenza, delle sindromi parainfluenzali e del raffreddore. Tra quelli segnalati dal Ministero della Salute figurano: febbre, tosse, mal di testa, mal di gola, debolezza, brividi, mialgia (dolori muscolari), affaticamento, astenia, e sintomi gastrointestinali come vomito e diarrea. Più tipici della COVID-19 la perdita dell'olfatto (anosmia) e del gusto (ageusia), la diminuzione dell'olfatto (iposmia) e alterazione del gusto (disgeusia). Va anche ricordato che ci si può infettare contemporaneamente con un virus dell'influenza e col coronavirus SARS-CoV-2, una co-infezione popolarmente chiamata “Flurona”, dalla fusione dei termini flu (influenza in inglese) e corona (il sottogruppo di patogeni di cui fa parte anche quello pandemico). Per sapere se si è stati infettati dall'uno o dall'altro virus servono esami appositi (tamponi rapidi e non, esami di laboratorio etc etc) a meno di sintomi più "esclusivi", come le sopracitate anosmia e disgeusia; nella Covid sono una condizione neurologica non legata al semplice naso chiuso di un raffreddore.
In caso di positività il consiglio degli esperti è sempre lo stesso; riposo a casa, idratazione e controllo dei sintomi (ad esempio con farmaci antipiretici e antinfiammatori, non antibiotici – quando non sono raccomandati dal medico – perché il SARS-CoV-2 è un virus). Per qualunque sintomo persistente che preoccupa è comunque importante sentire il proprio medico curante e prestare particolare attenzione a quelli che possono suggerire una forma grave incipiente, per la quale è necessario cercare assistenza medica.