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Quali sono i rischi per il cuore dei farmaci per l’ADHD: i risultati dello studio più grande mai fatto

Sono stati pubblicati i risultati del più grande studio sulla sicurezza dei farmaci oggi in uso per il trattamento dell’ADHD o disturbo da deficit di attenzione/iperattività: anche se sono stati evidenziati possibili effetti cardiocircalatori, i rischi sono comunque inferiori rispetto ai benefici.
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È stato pubblicato il più grande studio condotto finora sui possibili rischi cardiocircolatori legati ai farmaci per trattare l'ADHD (anche noto come "disturbo da deficit di attenzione/iperattività") e i risultati parlano chiaro: anche se sono stati riscontrati dei possibili effetti sulla salute cardiocircolatoria, i rischi legati all'assunzione di questi farmaci sono nettamente inferiori rispetto ai benefici.

Lo studio è stato realizzato da un team internazionale di ricercatori guidato dall'Università di Southampton e pubblicato sull'autorevole rivista scientifica The Lancet Psychiatry. A partire dai dati di 102 studi randomizzati controllati che hanno coinvolto oltre i 22.702 partecipanti provenienti da diversi paesi con una diagnosi di ADHD, i ricercatori hanno confrontato benefici e rischi possibili attribuiti ai diversi farmaci disponibili per il trattamento di questo disturbo. In questo approfondimento di Fanpage.it, Gian Marco Marzocchi, professore di Psicologia dello Sviluppo presso l'Università di Milano Bicocca, ha spiegato perché avere l'ADHD non significa semplicemente essere distratti o sbadati.

Cosa è emerso dallo studio

Da questo grande lavoro di meta-analisi è emerso che generalmente tutti i farmaci per l'ADHD sono associati a effetti minimi a livello cardiocircolatorio, nello specifico sulla pressione sanguigna, sulla frequenza cardiaca e su altri valori rilevabili attraverso elettrocardiogramma (ECG). Per quasi tutti i farmaci, senza particolari differenze tra stimolanti e non stimolanti, i rischi riscontrati riguardano un possibile aumento di questi parametri. L'unico farmaco associato a un effetto opposto, ovvero una diminuzione della pressione sanguigna e della frequenza cardiaca è la guanfacina.

Come interpretare questi risultati

Secondo gli autori dello studio, conoscere la possibilità di questi possibili effetti è fondamentale ai fini di un'assunzione sicura dei farmaci: "Le future linee guida cliniche dovrebbero tenere in considerazione i nostri risultati, così da sottolineare la necessità di monitorare sistematicamente la pressione sanguigna e la frequenza cardiaca, sia per quanto riguarda gli stimolanti che i non stimolanti" ha spiegato il primo autore, il professore Luis Farhat dell'Università di San Paolo, Brasile. Ovviamente, sebbene si tratti di effetti minimi, è importante che le persone con condizioni o patologie cardiache note valutino prima con un cardiologo l'assunzione di questi farmaci. Anche per chiarire meglio i possibili rischi sul lungo periodo su questo tipo di pazienti, gli autori dello studio hanno annunciato di aver in programma di condurre altri studi su questi specifichi gruppi di pazienti ritenuti "più vulnerabili".

D'altra parte, però è fondamentale – ha dichiarato il professor Samuele Cortese dell'Università di Southampton, autore senior della ricerca – valutare insieme rischi e bevici di un dato farmaco: "Abbiamo riscontrato un piccolo aumento complessivo della pressione sanguigna e del polso per la maggior parte dei bambini che assumono farmaci per l'ADHD". Ma è anche vero che altri studi – ha proseguito – avevano evidenziato "chiari benefici in termini di riduzione del rischio di mortalità". In definitiva, quindi, "il rapporto rischi-benefici è rassicurante per le persone che assumono farmaci per l'ADHD", rassicurano i ricercatori.

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