Quali sono i migliori ospedali italiani per tumori, infarti o nascite: le pagelle nel report di AGENAS
Com'è ampiamente noto, l'assistenza sanitaria non è omogenea su tutto il territorio nazionale e ci sono ospedali che “brillano” rispetto ad altre strutture nosocomiali. Queste differenze anche sostanziali, che possono spingere i pazienti affetti da determinate patologie a spostarsi dalla propria regione in un'altra per ottenere le migliori cure possibili, non erodono comunque la qualità del Sistema Sanitario Nazionale (SSN) italiano nel suo complesso, che continua ad essere considerato uno dei migliori in assoluto nel panorama internazionale. Principalmente il merito va alla capacità e al talento dei nostri medici, infermieri e operatori sanitari di ogni categoria, spesso costretti a combattere con turni massacranti per la carenza di personale, risorse inadeguate, strutture inefficienti, gestione manageriale scellerata e altre problematiche, compresi gli odiosi e assurdi attacchi fisici da parte di pazienti (e loro famigliari) ingrati.
Al fini monitorare l'efficacia e l'equità delle cure offerte dalle strutture del SSN, nel 2008 è nato il Programma Nazionale Esiti (PNE), un'iniziativa messa a punto dall'Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (AGENAS) in collaborazione con il Ministero della Salute. Da allora esce un rapporto annuale che analizza approfonditamente l'assistenza sanitaria offerta da moltissime strutture sanitarie sulla base di molteplici indicatori, facendo emergere criticità ed eccellenze nell'ambito dei livelli essenziali di assistenza (LEA). Il rapporto riguarda sia le strutture pubbliche che quelle private. Come evidenziato dalla presidente dell'agenzia dottoressa Manuela Lanzarini, l'obiettivo del PNE non è quello di stilare una classifica con le migliori e peggiori strutture ospedaliere d'Italia, ma “promuovere la discussione e il confronto con i professionisti, nell’ottica di evidenziare gli sforzi di miglioramento”.
Nonostante questa premessa, è indubbio che gli ospedali che ottengono valutazioni di qualità alta o molto alta in diverse aree cliniche rappresentano in qualche modo le punte di diamante del servizio sanitario, dove chiunque, in caso di problemi, vorrebbe essere seguito e curato. Lo scopo virtuoso del PNE, fondamentalmente, è fare in modo che ovunque ci si rechi ci si possa aspettare la medesima qualità nell'assistenza. E i nuovi dati di AGENAS sono molto incoraggianti da questo punto di vista, dato che molte strutture del Bel Paese vantano un elevato livello di qualità, anche in regioni che in passato erano considerate piuttosto “indietro” dal punto di vista dell'assistenza sanitaria (al netto delle criticità comunque presenti e da non sottovalutare). A confermare i passi in avanti il Programma nazionale esiti (Pne) 2024 – Report su dati 2023, presentato dall'agenzia presso la sede del Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro (CNEL) il 29 ottobre 2024, alla presenza del ministro della Salute Orazio Schillaci che si è detto molto soddisfatto dei risultati.
Un elemento chiave emerso dal nuovo rapporto risiede nella progressiva riconquista delle performance rispetto al periodo prepandemico, che ha avuto inevitabilmente un impatto catastrofico sull'erogazione di numerose prestazioni sanitarie. Lo scorso anno sono stati infatti registrati circa 8 milioni di ricoveri, con un aumento di oltre 300.000 rispetto all'anno precedente e un complessivo –10 percento rispetto al 2019, prima dello scoppio della pandemia di COVID-19. A recuperare di più i ricoveri diurni e programmati, a pochissimi punti di distacco dal dato prepandemico (3-4 percento), mentre continuano a faticare quelli di emergenza, che restano a – 12 percento rispetto a prima della diffusione del coronavirus SARS-CoV-2.
Come viene prodotto il report di AGENAS sugli ospedali italiani: i tre migliori
Nel PNE del 2024 sono stati valutati da AGENAS ben 1.363 ospedali pubblici e privati, attraverso il filtro di oltre 200 indicatori distinti al fine di valutare le performance in numerosi aspetti dell'assistenza sanitaria: dai volumi di pazienti accolti agli accessi impropri al pronto soccorso, passando per la mortalità a tot giorni dal ricovero fino a una lunga e specifica serie di elementi strettamente legati all'ambito clinico (indicatori oncologici, cardiovascolari, ostetrici, chirurgici, nrfrologici, respiratori e via discorrendo, per un totale di otto aree cliniche). Incrociando tutti i dati e ottenendo il Treemap (uno schema riassuntivo delle performance), è emerso che i tre migliori ospedali in assoluto in Italia sono l'Azienda ospedaliero-universitaria Careggi di Firenze; l’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche; e l’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (che si è confermato tra le eccellenze per il terzo anno consecutivo). Queste tre strutture, infatti, hanno ricevuto una valutazione di qualità alta o molto alta rispettivamente in otto, sette e sette aree cliniche diverse. Fra le oltre 1.300 strutture monitorare, solo 356 hanno avuto una valutazione per almeno sei diverse aree cliniche; di queste soltanto in tre hanno ottenuto l'eccellenza in tutte le aree analizzate. Nonostante ciò, si è verificato un aumento statisticamente significativo degli ospedali ad aver ottenuto il “bollino di eccellenza” per almeno la metà dei servizi sanitari offerti, con un aumento del 33 percento rispetto al 26 percento di due anni fa.
I dati del PNE 2024 sono stati accolti con entusiasmo dal ministro della Salute, che nel suo intervento al CNEL ha sottolineato il miglioramento della qualità dell'assistenza ospedaliera italiana, che rende ancora il nostro Servizio sanitario nazionale “tra i migliori al mondo”. Molte delle strutture esaminate sono passate a standard qualitativi superiori; ben sette di esse hanno fatto un vero e proprio balzo in avanti, passando da uno standard di qualità molto basso a uno molto alto, come evidenziato in un ulteriore documento dell'AGENAS. Esse sono: Ospedale Maggiore C.A. Pizzardi (Bo), Azienda Ospedale Università di Padova, Ospedale di Circolo S. L. Mandic – Merate (Lc), Casa di Cura Ini Srl – Grottaferrata (Rm), Ospedale Mons. R. Di Miccoli (Bt), Ospedale della Valdinievole di Pescia (Pt) E Ospedale Civile Villa d'Agri Marsicovetere (Pz).
Al netto dei progressi rilevati, non vanno comunque dimenticate le criticità, legate principalmente alla disomogeneità nei volumi dei pazienti trattati; diverse strutture non sono in linea con il Decreto Ministeriale 2 aprile 2015, n. 70 (DM 70), un regolamento volto a definire gli standard qualitativi dell'assistenza sanitaria. Per quanto concerne le singole aree mediche, il Programma nazionale esiti (Pne) 2024 – Report su dati 2023 ha evidenziato i seguenti dati.
Area cardiovascolare
Nel 2023 sono aumentati i ricoveri per infarto del miocardio acuto (che erano calati in modo significativo durante la pandemia per paura di andare all'ospedale) raggiungendo un –5,1 percento rispetto al dato del periodo prepandemico, mentre la mortalità a 30 giorni dall'accesso in ospedale è scesa al 7,1 percento, rispetto al 7,8 percento del 2022. Il rapporto indica che nonostante i segnali positivi, “si è registrata anche una certa variabilità intra-regionale, più accentuata in Molise e Campania”. Per quanto concerne l'angioplastica coronarica (PTCA), le prestazioni effettuate entro i 90 minuti nei pazienti colpiti da infarto STEMI (ST-Elevation Myocardial Infarction, con sopralivellamento del tratto ST nell'elettrocardiogramma) sono passate da 57 al 63 percento tra il 2022 e il 2023, mostrando un miglioramento rispetto al periodo prepandemico.
“Pur persistendo un’evidente eterogeneità territoriale, sono molte le regioni che nel 2023 hanno presentato valori mediani al di sopra della soglia del 60% indicata nel DM 70/2015”, spiega il PNE. Una spiccata variabilità intra-regionale è stata evidenziata in Umbria, Liguria, Friuli Venezia Giulia e Calabria, aggiunge il documento. Fra gli ospedali con alti volumi di attività ad essersi distinti nel trattamento dell'infarto del miocardio figurano il Presidio Ospedaliero Barone Romeo di Patti (Messina), l'Ospedale del Cuore G. Pasquinucci di Massa Carrara e l'Ospedale di Treviso, che hanno garantito la PTCA entro i 90 minuti a oltre l'85 percento di pazienti arrivati al pronto soccorso (il nosocomio siciliano a oltre il 90 percento dei casi).
Per quanto concerne il bypass aorto-coronarico (BAC) non legato ad altri interventi cardiochirurgici, durante il picco della pandemia era stato registrato un crollo dei ricoveri (-24 percento nel 2020), ma nel 2023 il divario è stato quasi completamente colmato, con “soli” 750 ricoveri in meno (-5,5 percento). Sono stati 18 gli ospedali ad aver eseguito almeno 200 interventi l'anno (la soglia indicata dal DM 70): Policlinico Universitario Gemelli di Roma; A.O. OO.RR. S. Giovanni di Dio e Ruggi D'Aragona; Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche; Villa Maria Cecilia Hospital; PO Clinicizz. SS. Annunziata; Ospedale del Cuore G. Pasquinucci; AOU Mater Domini; AOU Careggi; Ospedale di Treviso; AO Sant'Andrea; Policlinico Universitario Campus Bio Medico; Casa di Cura Montevergine; Ospedale di Mestre; Hesperia Hospital Modena Srl; PO Cattinara e Maggiore; AOU Palermo; Ospedale Civile di Legnano (MI); e P.O. Gaspare Rodolico (CT).
Area oncologica
Per quanto concerne il carcinoma mammario (tumore maligno alla mammella), tra i più diffusi e diagnosticati in Italia e nel mondo, ci sono stati oltre 66.500 ricoveri nel 2023, 2.500 in più rispetto al 2022. Il dato finale è molto positivo dal punto di vista dell'assistenza sanitaria, evidenziando un 3,4 percento in più rispetto al periodo prepandemico. Le strutture ospedaliere che garantiscono almeno 150 interventi all'anno in Italia sono 168, l'85 percento del totale. Alcune non arrivano tuttavia a 50 interventi annui. Lo scorso anno sono stati eseguiti oltre 26.000 interventi per il cancro al colon–retto, un altro dei "big killer", con 183 strutture sanitarie in grado di erogare almeno 50 interventi all'anno (il 66 percento del totale). Nel 2023 sono stati eseguiti anche quasi 24.000 operazioni per carcinoma prostatico, con 143 ospedali in grado di garantire almeno 50 interventi nell'arco dei 12 mesi (80 percento del totale). Poco più di 14.000 sono stati gli interventi per cancro ai polmoni, con 50 strutture che garantivano circa un centinaio o più di interventi annui, attorno al 75 percento del totale. Per il meno comune cancro al pancreas sono stati eseguiti 3.000 interventi, con sole dieci strutture italiane altamente specializzate in grado di garantire almeno 50 interventi nel corso dell'anno. Le dieci eccellenze sono: AOU Verona Borgo Roma; IRCCS San Raffaele; Azienda Ospedaliero; Universitaria Pisana; IRCCS Humanitas; Casa di Cura Pederzoli; Policlinico Universitario Gemelli; IRCCS Policlinico S. Orsola; AOU Padova; e Ospedale Ca' Granda-Niguarda.
Area perinatale
Anche il PNE di AGENAS evidenzia l'inverno demografico in Italia, con il costante calo delle nascite anno dopo anno. Nel 2023 ci sono stati 381.766 parti, quasi 12.000 in meno rispetto all'anno precedente. Ne consegue pertanto un peggioramento nel numero di strutture sanitarie che garantisce la gestione di almeno 1.000 parti annui (sono scese a 136). Sono invece aumentate quelle che si occupano di meno di 500 parti all'anno, che riguardano poco meno dell'8 percento del totale. È un dato rilevante perché in base a un accordo del 2010 gli ospedali che non riescono a garantire questa soglia dovrebbero chiudere il reparto maternità. Diminuiscono leggermente i parti con taglio cesareo, passati dal 23,1 al 22,7 percento tra il 2023 e il 2022. Ciò nonostante, questa pratica continua ad essere seguita con una certa frequenza nel Mezzogiorno e nelle strutture private. Al Sud si continua a ricorrere con maggiore frequenza anche all’episiotomia, un intervento che agevola il parto (si è passati complessivamente dal 24 percento del 2015 all'11 percento del 2023). “Gran parte delle regioni del Sud ha fatto registrare nel 2023 valori mediani di taglio cesareo superiori al dato nazionale. Si registra anche una spiccata variabilità intra-regionale, con strutture che superano il 40% in Campania, Sicilia, Puglia, Lazio e Lombardia”, spiega il PNE.
Come evidenziato dal direttore generale di AGENAS Domenico Mantoan, il rapporto appena pubblicato "non è una classifica, non dà premi o punizioni, ma vuole generare una positiva competizione tra aziende ospedaliere". Va anche tenuto presente che il criterio dei volumi di pazienti seguiti è una voce molto importante nella valutazione, pertanto ospedali più piccoli che servono comunità più contenute, in proporzione possono offrire servizi di eccellenza anche se non riescono a gestire un numero enorme di malati.