Quali sono i dieci virus respiratori che possono causare una nuova pandemia
Sono dieci virus respiratori, inseriti nel nuovo Piano pandemico del governo Meloni, che possono essere la “causa più probabile” di una futura, nuova pandemia. Già indicati in un documento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come “esempi di patogeni con maggiore potenziale pandemico”, sono virus – in particolare quelli a RNA – che, “possedendo una maggiore capacità di mutabilità genetica, possono evadere più facilmente un farmaco o un vaccino, e hanno una maggiore possibilità di diffusione e patogenicità”. Secondo la bozza del nuovo Piano, “questo rende i virus a RNA la causa più probabile di una pandemia”.
I dieci virus respiratori che possono causare una nuova pandemia
I virus respiratori, o meglio, i dieci gruppi virali citati come esempio dall’Oms come patogeni respiratori con potenziale epidemico e pandemico e inseriti nel nuovo Piano pandemico italiano comprendono patogeni già noti, contro i quali in alcuni casi esistono vaccini, oppure virus che sono stati eradicati proprio grazie ai vaccini (come nel caso del virus del vaiolo – orthopoxvirus) ma per i quali è comunque “necessario prepararsi in caso di riemergenza naturale, rilascio accidentale o deliberato del virus vivo o creato attraverso tecniche di biologia sintetica” precisa il Piano italiano.
Questi dieci gruppi di virus noti, con potenziale epidemico e pandemico, sono:
- adenovirus
- coronavirus
- enterovirus
- henipavirus
- orthomyxovirus
- orthopoxvirus
- paramyxovirus
- respirovirus
- rhinovirus
- rubulavirus
Per ciascun gruppo, il Piano pandemico italiano descrive alcuni dei patogeni noti, fornendo una resoconto della malattia e dell’attuale stato della ricerca. In particolare, per gli adenovirus, i patogeni noti sono “i sottotipi che infettano l’uomo: A-F” e che possono provocare una “malattia respiratoria e congiuntivale e causare polmonite”. Tra i coronavirus che possono infettare l’uomo sono citati “SARS-CoV-1, MERS-CoV e Sars-Cov-2”: SARS-CoV-2, il virus della pandemia di Covid-19 “è in grado di trasmettersi in modo asintomatico e presintomatico, in particolare in ambienti chiusi e/o con scarsa ventilazione; alto tasso di evoluzione del virus. Sono disponibili vaccini e terapie”. Il Piano pandemico italiano precisa inoltre che “MERS-CoV è un virus zoonotico con ripetuta introduzione nelle popolazioni umane, si è osservata una limitata diffusione da uomo a uomo, compresa la trasmissione nosocomiale; alto tasso di mortalità. Non sono attualmente disponibili vaccini o terapie”.
Tra gli enterovirus, sono citati EV-D68, EV-A71, due patogeni “altamente contagiosi” che determinano una malattia di gravità variabile. “Oltre alle secrezioni respiratorie, EV-A71 si trova anche nelle feci e nelle vesciche cutanee dei casi sintomatici. Non sono disponibili vaccini o terapie”. Tra gli henipavirus è invece indicato il virus Nipah, un patogeno di “origine zoonotica, diffusione limitata da uomo a uomo, mortalità molto elevata, si sa che il virus si trasmette anche attraverso l’esposizione a prodotti alimentari che sono stati contaminati da animali infetti e il contatto diretto con animali infetti o con i loro fluidi corporei. Non sono attualmente disponibili vaccini o terapie”.
Nel gruppo degli orthomyxovirus sono citati i virus dell’influenza, “contagiosi durante il periodo di incubazione” e caratterizzati da “trasmissione per via aerea e tramite goccioline”. Per questi patogeni; il Piano evidenza inoltre che è stata “dimostrata capacità pandemica, elevata mutabilità associata a riassortimenti di materiale genetico, anche da virus influenzali di più specie animali. Sono disponibili vaccini e terapie”. Tra i paramyxovirus sono citati il virus respiratorio sinciziale (RSV) e il metapneumovirus umano, definiti come “altamente contagiosi, con un’ampia gamma di gravità della malattia. Sono disponibili vaccini e mAB contro l’RSV”.
Completano l’elenco i respirovirus (parainfluenza umana virus 1 e 3), ritenuti “altamente contagiosi” in grado di provocare un “ampio spettro di malattia e gravi infezioni” e contro cui non è disponibile “nessuna contromisura”, i rhinovirus (rinovirus umano C), classificato come “altamente contagioso, con un’ampia gamma di gravità della malattia in grado di provocare anche infezioni gravi, ubiquitario, nessuna contromisura” e i rubulavirus (parainfluenza umana virus 2 e 4), descritti come “altamente contagiosi con un'ampia gamma di gravità della malattia in grado di provocare anche infezioni gravi”.
Il piano pandemico 2024-2028 del governo Meloni
“La realizzazione di un piano per la preparazione e risposta a potenziali pandemie – si legge nella bozza del documento – rappresenta una sfida importante che affonda le sue radici nell’impossibilità di prevedere quando, da che origine e quale tipo di patogeno respiratorio potrà essere responsabile della prossima pandemia". La maggior parte delle classi di microbi, si sottolinea, "può evolversi o essere manipolata in modo da causare un rischio catastrofico per l’uomo, tuttavia, i virus, in particolare quelli a Rna, sono i microrganismi che, possedendo una maggiore capacità di mutabilità genetica, possono evadere più facilmente un farmaco o un vaccino, e hanno una maggiore possibilità di diffusione e patogenicità. Questo rende i virus ad Rna la causa più probabile di una pandemia”.
Le quattro fasi di allerta: dalle mascherine ai lockdown
Nel Piano si identificano, inoltre, quattro fasi per severità di impatto della malattia in caso di patogeno respiratorio a trasmissione aerea e/o droplets, con esempi di raccomandazioni sull’uso di interventi non farmacologici per ciascuno stadio. Nel primo stadio le misure consigliate sono igiene delle mani, tracciamento dei contatti, mascherine per gli individui sintomatici, pulizia di superfici e oggetti, miglioramento qualità aria indoor, isolamento/quarantena di individui sospetti/malati/con infezione, raccomandazioni sui viaggi. Nella seconda fase (definita “moderata”) vanno adottate le stesse misure precedenti e in più vanno evitati eventi di massa o affollamenti, con potenziamento del lavoro agile. La terza fase, “alta”, prevede le stesse misure dei primi due stadi, cui si aggiungono mascherine o Dpi per popolazione generale e lavoratori, chiusura delle scuole e delle Università, misure per ridurre l’affollamento dei trasporti. Infine, l’ultima fase – definita “straordinaria” – prevede le stesse misure precedenti più chiusura dei luoghi di lavoro e restrizioni di viaggio.