Quali sono gli effetti dell’Mdma, la droga di cui ha parlato Fedez a Belve
“Ho smesso perché a 18 anni ho tentato il suicidio”. L’intervista di Fedez rilasciata a Francesca Fagnani nel programma Belve è durata circa 56 minuti. Le domande hanno attraversato molti lati della vita del cantante. Sempre che questa etichetta, quella in cui è entrato nel jet set, valga ancora. Fedez ha parlato della sua relazione con Chiara Ferragni, delle sue amicizie rotte, del suo rapporto con la fama, i media, la musica e il successo.
Nelle sue domande Francesca Fagnani si è fermata anche su un aspetto della sua vita che non torna molto nelle interviste: le sue dipendenze. Fedez ha spiegato che a 18 anni faceva uso di droghe sintetiche che lo hanno portato alla depressione e a un tentativo di suicidio:
“Se fai uso di sostanze sintetiche che aumentano la serotonina nel tuo cervello, il tuo cervello non produce più serotonina e sei molto più predisposto alla depressione”.
Cos’è l’Mdma, la droga della serotonina
Fedez non si sofferma sulle sostanze che utilizzava. Parla solo dell’Mdma. L’acronimo sta per metilenediossimetanfetamina, nel linguaggio più gergale viene chiamata anche ecstasy o semplicemente MD. Si trova sotto varie forme. Dalle pasticche ai cristalli disciolti nei liquidi.
Secondo quanto ripotato dalla National Library of Medicine degli Stati Uniti, l’Mdma favorisce il rilascio nel cervello di dopamina e serotonina. Queste sostanze hanno un effetto psicoattivo. In generale l’effetto è quello di causare euforie a stimolare la ricezione di stimoli dall’esterno.
Nel portale per della Direzione Centrale per i servizi antidroga viene spiegato che può aver anche blandi effetti allucinogeni. Può essere prodotta partendo da diversi precursori come safrolo, isosafrolo, piperonale e PMK.
Quali sono gli effetti sul cervello
Il National Institute on Drug Abuse degli Stati Uniti conferma nelle sue schede gli effetti dovuto all’uso a lungo termine di questa sostanza. Il rilascio di serotonina stimolato dall’Mdma ha un altro effetto: dopo l’aumento artificiale del rilascio di serotonina, il cervello rallenta il rilascio naturale.
Sempre secondo il rapporto del National Insitute on Drug Abuse il rischio è che il cervello si impoverisca di serotonina. Bassi livelli di serotonina sono legati a “scarsa memoria e umore depresso”. L’uso a lungo termine può portare direttamente a depressione, ansia, pensieri paranoici, compromissione della memoria e dei livelli di attenzione.