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Quali e quanti sono gli orsi che rischiano di essere abbattuti in Trentino e perché

In Trentino sono presenti alcuni orsi definiti “problematici” nel Rapporto Grandi Carnivori. Per alcuni di essi, come l’orsa JJ4 che ha ucciso il runner Andrea Papi, è stata emessa un’ordinanza di abbattimento. Ecco per quali ragioni.
A cura di Andrea Centini
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Dopo la morte del runner Andrea Papi a causa dell'aggressione di un orso, nello specifico l'orsa JJ4, come confermato dalla Procura di Trento, il dibattito pubblico sulla presenza dei grandi carnivori sulle montagne del Trentino Alto Adige è diventato asprissimo. La questione affonda le radici alla fine degli anni '90, quando fu avviato il progetto di ripopolamento Life Ursus. All'epoca nella regione alpina erano rimasti pochissimi esemplari di orso bruno (Ursus arctos), così la Provincia di Trento – con i fondi dell'Unione Europea – per scongiurare l'estinzione dell'iconica specie decise di introdurre dieci esemplari nel Parco Adamello Brenta dalla vicina Slovenia, dove invece è presente una florida popolazione. L'obiettivo originario era di raggiungere una quota di circa 50 / 60 esemplari, ma attualmente si è arrivati a circa un centinaio (cuccioli esclusi).

Come indicato nel “Rapporto Grandi Carnivori” del 2021 della Provincia Autonoma di Trento, dedicato a orsi, lupi, linci e sciacalli dorati, alcuni dei plantigradi censiti vengono definiti “problematici”, fondamentalmente per due ragioni: si sono resi protagonisti di aggressioni, come nel caso dell'orsa JJ4, che aveva anche ferito due escursionisti (padre e figlio) nel 2020, o sono troppo confidenti con l'essere umano e con l'ambiente antropizzato, un comportamento che giocoforza può catalizzare le probabilità di incontro e incidente. Sulla scorta di quanto avvenuto al giovane trentino, aggredito il 5 aprile su un sentiero nel bosco di Caldes, il comune nella Val di Sole in cui viveva, il Presidente della Provincia Autonoma di Trento Maurizio Fugatti ha emesso un ordinanza di abbattimento per l'orsa JJ4 e altri due esemplari considerati appunto problematici, come MJ5 e M62.

Per quanto concerne JJ4, la LAV ha affermato di aver trovato un rifugio sicuro dove ospitarla (è già pronto) e ha depositato una proposta formale per attuare il trasferimento dopo la cattura. Nei piani della Provincia Autonoma trentina, oltre all'abbattimento di questi esemplari, c'è anche la possibile intenzione di trasferire altrove circa la metà degli orsi che vivono sulle montagne della regione. Ma al momento non c'è alcuna certezza sui procedimenti in corso. L'ISPRA ha comunque dato parere favorevole all'abbattimento dei cosiddetti orsi problematici.

Quali sono gli orsi problematici

Nel Rapporto Grandi Carnivori il primo orso problematico citato è l’orsa F43, una femmina nata nel 2018, sorella di altri due esemplari della stessa “categoria”: M57, trasferito in un parco per orsi in Ungheria dopo l'attacco a una persona, ed M62, uno di quelli a rischio abbattimento. F43 è considerata problematica per via dei comportamenti di confidenza eccessiva, “per i quali è monitorata in modo stretto ed oggetto di azioni di dissuasione al fine di tentare di modificarli”, si legge nel documento. M62, come la sorella, non ha mai aggredito le persone, ma è entrato diverse volte nei centri abitati e ha manifestato comportamenti di confidenza dopo incontri ravvicinati. La Provincia trentina segnala un caso particolare con quattro cacciatori, seguiti dall'orsa per via di un cervo che avevano abbattuto. Anche questo esemplare è strettamente monitorato. Poi il rapporto passa all'orsa JJ4, già nell'elenco degli orsi potenzialmente pericolosi per via dell'attacco a due persone avvenuto nel giugno del 2020. All'epoca il Presidente della Provincia emise un'Ordinanza di rimozione dell'esemplare “per motivi di sicurezza pubblica”, ma “non è stato possibile applicare tale ordinanza di rimozione in quanto la stessa è stata dapprima sospesa e quindi annullata dalle autorità giudiziarie alle quali si sono appellate associazioni animaliste”. L'orsa è dotata di radiocollare, tuttavia da alcuni mesi non è più funzionante perché scarico. Nel documento del 2021 si sottolineava che anche il dispositivo e il controllo stretto non erano considerati “sufficienti a contenere in modo adeguato il rischio di ulteriori incontri ravvicinati e di possibili relativi incidenti, dal momento che tale strumentazione e tale monitoraggio non possono di fatto impedire che ciò avvenga”. Un altro orso problematico è considerato MJ5, anch'esso nel mirino di un'ordinanza di abbattimento; è un esemplare di 18 anni che a marzo aveva aggredito un escursionista in Val di Rabbi.

L'acceso dibattito sull'abbattimento degli orsi problematici

Come sottolineato dal Parco Nazionale dello Stelvio, l'orso bruno “non è un animale pericoloso” – del resto non è certo un predatore di esseri umani -, ma può diventarlo in determinate e specifiche circostanze, a causa della mole considerevole e della forza fisica. Ad esempio se colto di sorpresa e spaventato; se si tratta di una femmina che protegge i propri cuccioli; se c'è una fonte di cibo nei paraggi; se è ferito; se si hanno cani al seguito (che vanno sempre tenuti al guinzaglio) e simili. In molti casi gli attacchi sono stati collegati a comportamenti inappropriati da parte degli aggrediti. Con la bella stagione il numero di persone che frequenta le montagne aumenta e di conseguenza anche le probabilità di incontro; è dunque fondamentale che tutte le persone che frequentano la montagna in cui sono presenti orsi siano doverosamente e correttamente informate su come comportarsi nel caso in cui ci si trovi innanzi a un orso.

Una pacifica convivenza del resto è possibile, come dimostrano i casi del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio, Molise e di altre parti del mondo, ma serve un piano adeguato  “fondato sulla prevenzione” per attuarla, come sottolineato dalla LAV. “Questo può essere riassunto in formazione e informazione a popolazione residente e turisti, efficace gestione dei rifiuti, vietare l’accesso ad alcune aree in determinati periodi dell’anno esattamente come accade in altri Paesi dove vivono gli orsi. Infine, ma non meno importante, attivare tutti i sistemi di tutela e monitoraggio della popolazione dei plantigradi che sono tornati a vivere in Trentino per volontà della Provincia di Trento con il contributo economico dell’Unione Europea”, ha spiegato l'organizzazione animalista.

Abbattere animali protetti che hanno reazioni aggressive perché non ci si approccia in modo corretto nel loro habitat naturale o che sono troppo confidenti perché non sono state prese misure preventive adeguate (cassonetti dei rifiuti anti orso, recinzioni elettrificate, cani da guardia idonei etc etc) è sempre una sconfitta, “sia per l’uomo sia per il lavoro di gestione e di tutela”, aveva specificato Legambiente. Ma la neutralizzazione degli orsi problematici viene comunque considerata un'opzione praticabile anche da una parte degli zoologi e degli esperti di fauna selvatica. Fra essi i funzionari dell'ISPRA, che hanno dato parere favorevole all'eventuale esecuzione di JJ4 e degli altri plantigradi problematici. Anche il WWF si è espresso a favore del possibile abbattimento dell'orso che ha ucciso il giovane runner: "Tenuto conto della gravità dell’episodio, della dinamica e ovviamente solo dopo una sicura identificazione genetica dell’individuo, il WWF Italia ritiene che vada applicato il protocollo previsto dal PACOBACE che contempla anche la rimozione dell'individuo". Si tratta del Piano d'Azione interregionale per la conservazione dell'Orso bruno sulle Alpi centro-orientali, che in casi estremi prevede anche l'abbattimento di un animale coinvolto in comportamenti pericolosi per l'incolumità dell'uomo.

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