Qual è la temperatura massima che può sopportare il cuore umano
Siamo nel cuore di una grave crisi climatica e le temperature infernali registrate in Italia e non attorno alla metà di luglio 2023 sono solo un assaggio dell'impatto del riscaldamento globale, che continuerà a peggiorare nei prossimi decenni se non daremo un drastico e repentino taglio alle emissioni di CO2 (anidride carbonica) e altri gas climalteranti. Non si tratta solo di proteggere l'ambiente e gli equilibri ecologici, ma anche la nostra salute. Le ondate di calore sono infatti considerate il più mortale degli eventi climatici, perché il nostro organismo non è naturalmente progettato per sopportare temperature estreme e soprattutto per periodi prolungati. Il rischio di morire, naturalmente, è sensibilmente superiore per i soggetti fragili come anziani, cardiopatici, bambini e altre categorie, ma anche una persona giovane di sana e robusta costituzione può perdere la vita a causa del caldo, semplicemente perché c'è un limite oltre il quale il nostro cuore e gli altri organi smettono di funzionare. Ma qual è esattamente questo limite?
È innanzitutto doveroso sottolineare che la temperatura massima sopportabile dal corpo umano dipende da una serie di fattori fondamentali, come ad esempio l'umidità e il tempo di esposizione. Se c'è umidità elevata, ad esempio, la sudorazione è più difficoltosa – è il meccanismo usato dal corpo umano per raffreddare la temperatura interna – e in condizioni ambientali di caldo estremo si rischia di fatto l'ipertemia, un evento che può sfociare in un colpo di calore potenzialmente fatale. Anche il fatto di essere a riposo o in attività influisce sensibilmente sulla resistenza al caldo (è il motivo per cui è assolutamente sconsigliato praticare sport nelle ore più roventi della giornata, anche agli atleti professionisti).
Una risposta definitiva sulla temperatura massima sopportabile dal corpo umano ancora non c'è , ma il professor Lewis Halsey dell'Università di Roehampton (Regno Unito) e i suoi colleghi stanno conducendo esperimenti ad hoc per comprendere qual è la soglia oltre la quale c'è solo la morte. In particolar modo si stanno concentrando sul tasso metabolico basale, una misura dell'energia consumata dall'organismo per continuare a funzionare correttamente. Il professor Halsey e colleghi hanno spiegato in un comunicato stampa che in condizioni calde e umide questo tasso metabolico aumenta sensibilmente. Dall'indagine ancora in corso è stato determinato che la temperatura critica superiore (UCT) per il corpo umano è compresa da qualche parte tra i 40° C e i 50°C.
Nello studio “The cardio‐respiratory effects of passive heating and the human thermoneutral zone” pubblicato nel 2021, il team di ricerca aveva determinato che il tasso metabolico minimo a riposo aumenta del 35 percento con un'esposizione a 40 ℃ di temperatura e il 25 percento di umidità relativa, mentre balza al 48 percento con una temperatura di 50 ℃ e il 50 percento di umidità relativa. Aumentano sensibilmente anche la frequenza cardiaca (64 percento), la ventilazione al minuto (78 percento) e la sudorazione (74 percento) nelle condizioni più estreme dell'esperimento, nel quale sono stati coinvolti tredici soggetti giovani e sani.
Il caldo estremo determina vasodilatazione e una riduzione della pressione, costringendo il cuore a lavorare con molto più vigore per mantenere in equilibrio i parametri vitali (per questo si innesca tachicardia). È chiaro che la condizione può sfociare in ictus o infarto soprattutto nei soggetti predisposti, ma in condizioni ambientali estreme lo shock pressorio con collasso di tutti gli organi può colpire anche una persona perfettamente sana. Se il corpo umano non riesce a mantenere stabile la temperatura interna di circa 37° C e si superano i 42° C, del resto, non avvengono più correttamente i processi enzimatici (come la produzione di proteine) e quelli biochimici fondamentali per la vita; ciò altera drammaticamente i parametri vitali rendendoli di fatto incompatibili con la sopravvivenza.
Alla luce di queste premesse, non c'è da stupirsi che le ondate di calore sono gli eventi estremi più mortali provocati dal cambiamento climatico. Basti sapere che, in base al recente studio “The 2022 report of the Lancet Countdown on health and climate change: health at the mercy of fossil fuels” pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica The Lancet è stato determinato che negli ultimi 20 anni, a causa del riscaldamento globale, i morti per il caldo sono aumentati del 68 percento. Lo studio "Heat-related mortality in Europe during the summer of 2022" pubblicato su Nature Medicine ha invece evidenziato che le ondate di calore dell'estate del 2022, la più calda nella storia dell'Europa, ha provocato 61.000 morti, la maggior parte dei quali proprio in Italia (18.000). Le temperature record del 2023 probabilmente sfoceranno in nuovi, drammatici primati. E la colpa è solo nostra.