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Qual è la differenza tra una persona psicopatica e una sociopatica

Due scienziati australiani hanno spiegato in un articolo pubblicato su The Conversation qual è la differenza tra psicopatia e sociopatia, due condizioni spesso confuse per i molti punti di contatto.
A cura di Andrea Centini
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Potrebbe sembrare strano, ma la psicopatia non è riconosciuta formalmente come un disturbo mentale e clinico nei manuali di psichiatria, compresi i più autorevoli come l'ultima versione del Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali (o DSM-5), la “bibbia” per ogni esperto del settore. Lo stesso discorso può essere fatto per la sociopatia, un termine spesso usato come sinonimo dell'altro; alle nostre orecchie suona come qualcosa di sicuramente negativo, ma meno “pericoloso” e preoccupante della psicopatia. Del resto, se ci venisse chiesto ‘avresti più paura di trovarti innanzi a uno psicopatico o a un sociopatico‘, nella stragrande maggioranza dei casi risponderemmo di essere più spaventati dal primo. Molto probabilmente influenzati dall'utilizzo del termine in film e altri media, nei quali le persone definite come psicopatiche compiono azioni orrende e spregevoli. Eppure, psicopatia e sociopatia – entrambi tratti della personalità – hanno moltissimi punti di contatto, pur avendo delle sottili e interessanti differenze.

A spiegare nel dettaglio quali sono queste differenze ci hanno pensato i due scienziati australiani Bruce Watt e Katarina Fritzon, professori associati di Psicologia presso l'Università Bond del Queensland. I due studiosi hanno pubblicato un articolo ad hoc su The Conversation spiegando che spesso i termini “psicopatia” e “sociopatia” vengono intercambiati tanto dagli esperti quanto nel linguaggio comune, una condizione che poi permea libri, film, articoli di giornale e così via. Un esempio emblematico citato dai due psicologi è quello del famigerato cannibale Hannibal Lecter, il personaggio immaginario interpretato dal bravissimo Anthony Hopkins nel film “Il silenzio degli innocenti”; nel blockbuster del 1991 diretto da Jonathan Demme il serial killer antropofago viene definito uno psicopatico puro, mentre nell'omonimo romanzo di Thomas Harris da cui è stata tratta la pellicola è descritto come sociopatico puro, sottolineano Watt e Fritzon. La cosa curiosa è che in un articolo scientifico della dottoressa Bettina Gregory, volto a indagare sulla potenziale psicopatologia sottostante di Hannibal Lecter, l'assassino viene indicato come “bloccato nella posizione schizo-paranoide” che “fa molto affidamento su difese schizoidi, come la scissione e l'identificazione proiettiva”, pur non essendo in grado di “evitare rotture psicotiche con la realtà per rievocare i suoi traumi precoci”. Insomma, nonostante si tratti di un personaggio fittizio, c'è molto interesse nel provare a incasellare il suo comportamento in una determinata condizione nota.

Come indicato, tuttavia, sussiste questa confusione di fondo su psicopatia e sociopatia che rende complicato capire esattamente come inquadrarle. Gli scienziati australiani spiegano che lo psicopatico è una persona con un “disturbo antisociale della personalità”, dunque non affetta da una vera malattia mentale, come possono essere schizofrenia, depressione o psicosi (che spesso viene erroneamente associata alla psicopatia). La condizione è caratterizzata dalla propensione a manipolare e ingannare gli altri, senza provare alcun rimorso o vergogna se le proprie azioni causano danni. Lo psicopatico è infatti del tutto privo di empatia ed è immune alla sofferenza altrui, spesso manifestando un “fascino superficiale”, comportamenti atti a violare costantemente la legge e una generale irresponsabilità, spiegano i professori Watt e Fritzon. Per quanto concerne la sociopatia, i due scienziati spiegano che ancora oggi non ha una definizione chiara, pur avendo diversi elementi in comune con la psicopatia dal punto di vista comportamentale ed essendo anch'essa ritenuta un disturbo antisociale della personalità.

I punti di divergenza sostanziali risiedono nel fatto che le persone psicopatiche presentano “alcune differenze cerebrali, specialmente nelle regioni associate alle emozioni, all'inibizione del comportamento e alla risoluzione dei problemi”, mentre in quelle antisociali i comportamenti "fuorilegge" sono figli dell'ambiente in cui vivono, che li fa emergere, guida e catalizza. Pur essendo spesso paragonabili a quelli della psicopatia, tali comportamenti tendono a essere associati “ad abusi fisici e conflitti genitoriali”. La psicopatia, inoltre, è legata alla ripetizione di tali comportamenti e in particolar modo di quelli violenti; diversi studi hanno trovato anche legami con la tossicodipendenza e la mancanza di una casa. La sociopatia, d'altro canto, non è legata a un rischio di recidiva dei comportamenti antisociali e in genere non rappresenta un fattore di rischio significativo per gli altri. In conclusione, è l'ambiente a fare il sociopatico, mentre lo psicopatico probabilmente nasce da una combinazione di fattori genetici, biologici e psicologici, come spiegato dai due studiosi.

Un recente studio statunitense guidato da scienziati dell'Università del New Mexico ha dimostrato che dai movimenti della testa è possibile capire se una persona ha una personalità psicopatica, mentre altri ricercatori hanno identificato nove comportamenti che aiutano a identificare un possibile psicopatico. Curiosamente, una ricerca dell'Università dell'Ontario (Canada) ha scoperto un'associazione tra personalità psicopatica e passione per le auto molto rumorose, ad esempio quelle con la marmitta modificata. Secondo lo University College di Londra, infine, i bambini che tendono a non lasciarsi contagiare dalle risate degli amichetti hanno un rischio maggiore di diventare psicopatici da adulti.

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