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Qual è la causa del terremoto in provincia di Firenze e quali sono i rischi

La rottura di una faglia del sistema dell’Appenino Tosco-Emiliano ha provocato la significativa scossa di terremoto di magnitudo 4.8 registrata all’alba del 18 settembre. L’area più coinvolta è quella del Mugello, considerata a elevato rischio sismico. Ecco per quale ragione.
A cura di Andrea Centini
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Credit: INGV
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I sismografi della Rete Sismica Nazionale dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) alle 05:10 di lunedì 18 settembre 2023 hanno registrato una violenta scossa di magnitudo 4.8 con epicentro nella provincia di Firenze. I comuni più vicini interessati dall'evento, che ha fatto riversare in strada migliaia di persone, sono stati quelli di Marradi (circa 3.100 abitanti) e di Palazzolo sul Senio (circa 1.100), rispettivamente a 3 e 7 chilometri di distanza dall'epicentro. La scossa principale dello sciame sismico, legata alla possibile rottura di una faglia trascorrente del sistema dell'Appennino Tosco-Emiliano, si è verificata a 8.4 chilometri di profondità.

Nel momento in cui stiamo scrivendo non si registrano danni significativi, come confermato sia dal sindaco di Marradi Tommaso Triberti che dal capo del Dipartimento della Protezione Civile Fabrizio Curcio, tuttavia le indagini su edifici e altre infrastrutture proseguiranno serrate per tutta la giornata. Si segnalano alcune crepe e cadute di intonaci. In via precauzionale le scuole resteranno chiuse nei comuni prossimi all'epicentro, inoltre sono state deviate alcune linee ferroviarie, ma per il momento non si registrano particolari criticità, pur nel contesto di una situazione che alcuni sindaci definiscono emergenziale. La zona del Mugello era stata già colpita dall'alluvione a maggio. A Modigliana, in Emilia Romagna, è stata evacuata una RSA.

Credit: INGV
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La scossa principale, seguita da una trentina di altri eventi rilevanti (con magnitudo tra 2.8 e 1.1) e preceduta da uno di magnitudo 3.3 circa mezzora prima, è stata comunque molto violenta ed è stata avvertita distintamente anche nelle Marche e in Emilia-Romagna. Fortunatamente l'area prossima all'epicentro non ha un'elevata densità abitativa e questo ha indubbiamente ridotto il rischio di potenziali danni. Ciò che è certo, come indicato dall'INGV in un comunicato stampa, è che l'evento si è verificato in un'area considerata “ad alta pericolosità sismica”. Lo evidenziano la Mappa della pericolosità sismica del territorio nazionale (MPS04) e soprattutto i terremoti di elevata magnitudo registrati in loco nel passato. L'istituto ricorda in particolar modo due sismi distruttivi verificatisi nella zona del Mugello: quello di magnitudo 6.0 del 13 giugno 1542 e quello di magnitudo 6.4 del 29 giugno 1919. Ricordiamo che la magnitudo è il valore numerico che esprime l'energia sprigionata da un terremoto ed è su scala logaritmica: per ogni punto di magnitudo in più la violenza ha un incremento di 30 volte. Il sisma verificatosi nel 1542 è stato quindi oltre trenta volte più potente di quello registrato nelle scorse ore.

Credit: INGV
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L'area del Mugello è considerata a elevato rischio sismico poiché si trova al di sopra di un sistema di faglie che separa la Placca Euroasiatica e la Placca Africana (quest'ultima coinvolta nel recente, catastrofico terremoto in Marocco). Come indicato, è una zona in cui si verificano periodiche rotture in grado di sprigionare un'elevata quantità di energia. La faglia che ha provocato l'evento del 18 settembre si trova nell'Appennino Tosco-Emiliano, tra la provincia di Firenze e l'area emiliana di Forlì-Cesena. Probabilmente si tratta di una faglia di tipo trascorrente, caratterizzata da uno spostamento orizzontale dei blocchi rocciosi coinvolti, che possono muoversi in senso opposto o parallelo rispetto al piano di faglia verticale. Si differenziano dalle faglie di sovrascorrimento perché in queste ultime i blocchi rocciosi passano uno sopra l'altro, sotto la spinta di forze tettoniche di compressione. Nel sistema sono presenti anche faglie inverse, come quella che ha provocato il catastrofico terremoto dell'Emilia del 2012.

Il professor Salvatore Stramondo, Direttore dell'Osservatorio Nazionale Terremoti (ONT) dell'INGV, in un'intervista a Fanpage.it ha dichiarato che gli eventi sismici nell'area sono legati "a un allungamento di tutto l'Appennino, c'è una distensione della catena montuosa e questo genera terremoti più o meno forti". "Sappiamo che le scosse di terremoto si registrano spesso in zone dove si sono già verificate e dunque definite sismiche. Sicuramente bisogna prevenire i danni peggiori e prepararsi, fare in modo di essere attenti a quelli che possono essere le conseguenze di un evento sismico", ha chiosato l'esperto. Come sempre non è possibile sapere se possano verificarsi ulteriori eventi sismici associati alla nuova sequela, anche di maggiore intensità di quello delle 05:10.

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