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Promettente farmaco anti Alzheimer ritirato dal mercato: cos’è successo

Il farmaco aducanumab, un anticorpo monoclonale anti Alzheimer approvato con procedura di emergenza dalla FDA nel 2021, è stato ritirato dal mercato dalla casa farmaceutica produttrice (Biogen Inc.). Interrotti anche gli studi clinici. Ecco cos’è accaduto.
A cura di Andrea Centini
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La casa farmaceutica statunitense Biogen Inc. ha deciso di ritirare dal mercato un farmaco contro il morbo di Alzheimer – la più diffusa forma di demenza al mondo – e di bloccarne lo sviluppo. Interrotto anche lo studio clinico di Fase 4 ENVISION, nel cui contesto veniva valutato dopo la messa in commercio. La decisione, che “non è correlata ad alcun problema di sicurezza o efficacia”, è stata presa dalla società biotecnologica stessa, come indicato nel comunicato stampa pubblicato sul portale ufficiale. Il farmaco in questione è l'aducanumab, che era stato approvato con autorizzazione di emergenza nel giugno del 2021 dalla Food and Drug Administration (FDA) statunitense, l'agenzia federale che si occupa di regolamentare medicinali, prodotti alimentari, dispositivi medici e terapie sperimentali.

L'approvazione dell'aducanumab, il primo farmaco anti Alzheimer a ottenere il via libera dopo 20 anni di vuoto assoluto, non è stata scevra da aspre polemiche, a causa dei risultati contrastanti dei due studi clinici analizzati dal comitato di valutazione dell'FDA. Se infatti nel primo venivano evidenziati dei miglioramenti nel declino cognitivo dei pazienti, una delle principali conseguenze della patologia neurodegenerativa, l'altro non aveva dato lo stesso esito. Un rapporto del Congresso degli Stati Uniti pubblicato nel 2022 ha sottolineato che l'aducanumab – un anticorpo monoclonale, cioè semi sintetico e realizzato in laboratorio – per nove mesi era stato valutato con procedura standard, poi si è deciso di approvarlo sulla base della procedura accelerata  di sole tre settimane. Alcuni dei membri del comitato indipendente che ha valutato il farmaco hanno votato contro la sua approvazione e, almeno tre di essi, come riporta Science Alert, si sono dimessi dopo il via libera con procedura di emergenza. L'approvazione è stata ritenuta dal Congresso USA come “piena di irregolarità”.

Nonostante queste premesse tumultuose, l'aducanumab è comunque giunto sul mercato ed è stato un pioniere nel contrasto del morbo di Alzheimer, grazie al suo promettente principio d'azione. Il farmaco, infatti, è progettato per prendere di mira le placche di beta amiloide, proteine "appiccicose" che assieme ai grovigli di proteina tau si accumulano nel tessuto nervoso dei pazienti con la patologia neurodegenerativa. In pratica, riducendo l'accumulo di queste proteine, il farmaco punta a migliorare direttamente il declino cognitivo dei pazienti. È un percorso talmente virtuoso che altri farmaci promettenti stanno battendo la stessa strada. L’anticorpo monoclonale donanemab messo a punto dalla casa farmaceutica Ely Lilli, ad esempio, è stato in grado di rallentare del 35 percento il declino cognitivo nei pazienti con Alzheimer sintomatico, affetti da lieve demenza. È stato dimostrato nello studio clinico di Fase 3 TRAILBLAZER-ALZ 2 che ha coinvolto circa 1.200 pazienti tra i 60 e gli 85 anni. Non è ancora stato approvato dalla FDA, ma dovrebbe essere il prossimo farmaco anti Alzheimer a ottenere il via libera.

Un altro anticorpo monoclonale affine che ha dato buoni risultati è il lecanemab, sviluppato dalla case biofarmaceutiche Biogen Inc. e dalla Eisai. In un trial clinico di Fase 3 multicentrico in doppio cieco e controllato con placebo, nel quale sono stati coinvolti 1.800 pazienti con Alzheimer nella fase iniziale, il farmaco ha ridotto del 27 percento la progressione della malattia, garantendo un declino “moderatamente inferiore” nei test cognitivi e funzionali rispetto al placebo. Questo farmaco è stato approvato dalla FDA con procedura standard.

Biongen Inc., come specificato nel suo comunicato stampa, ha deciso di interrompere la commercializzazione e lo sviluppo dell'aducanumab per concentrare le risorse proprio sul lecanemab. “Nella ricerca di nuovi farmaci, una svolta può costituire la base che innesca lo sviluppo di farmaci futuri. ADUHELM (nome commerciale dell' aducanumab NDR) è stata quella scoperta rivoluzionaria che ha aperto la strada a una nuova classe di farmaci e ha rinvigorito gli investimenti nel settore”, ha spiegato Christopher A. Viehbacher, Presidente e CEO dell'azienda statunitense.

L'Alzheimer è considerato una delle principali minacce alla salute pubblica e vedrà triplicati i casi entro il 2050 (oltre 100 milioni); anche per questo è così importante continuare a ricercare farmaci efficaci contro la neurodegenerazione. Un aiuto prezioso potrebbe arrivare anche dai risultati di uno studio recente, nel quale è stata dimostrata l'esistenza dei primi casi di Alzheimer trasmissibile a causa di una procedura medica, legata proprio al trasferimento delle placche di beta amiloide nei pazienti tramite la somministrazione di un ormone della crescita (da cadavere) contaminato. La pratica è ormai desueta, ma altri trattamenti potrebbero catalizzare il rischio di trasmissione.

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