Primo rapporto NASA sugli UFO: “Nessuna prova di origine aliena, ma non sappiamo cosa siano”
A un giorno dalla bizzarra presentazione di due “cadaveri non umani”- sotto giuramento – al Congresso del Messico, arriva altro materiale prezioso per gli appassionati di UFO e alieni. La NASA ha infatti pubblicato il suo primo rapporto ufficiale sui Fenomeni Aerei non Identificati (UAP), il termine formale con cui oggi vengono chiamati gli UFO dagli esperti, “ripulito” dall'aura pop e complottista che circonda l'originale. Il testo è stato accompagnato da una conferenza stampa in diretta streaming presieduta da Bill Nelson in persona, l'amministratore dell'agenzia aerospaziale statunitense. In sintesi, il rapporto è giunto alla conclusione che non sono state trovate prove o indizi di tecnologia aliena, tuttavia diversi di questi fenomeni non si riescono a comprendere. Per questo motivo è stato deciso di nominare un nuovo direttore che coordinerà e supervisionerà la complessa ricerca sugli UAP.
La pubblicazione del rapporto è intimamente connessa al numero sempre maggiore di avvistamenti anomali degli ultimi anni, spesso effettuati da piloti militari. Celebri i video noti con i nomi di “FLIR1”, “Gimbal” e “GoFast”, nei quali vengono mostrati misteriosi e rapidissimi oggetti volanti, che compiono manovre impossibili. Per la prima volta nella storia un ufficiale e portavoce della Marina militare statunitense (Joseph Gradisher) ne ha confermato la veridicità nel 2019, sottolineando che sono stati catturati tra il 2014 e il 2015 da ex piloti di caccia Super Hornet F/A-18 durante missioni di addestramento. Da quel momento si è aperto il vaso di pandora, con un susseguirsi di avvistamenti anomali – come quello di una sfera che viaggia a 250 chilometri orari e si immerge – confermati e sotto stretta analisi. Ciò ha portato dapprima alla creazione di task force dedicate della U.S Navy e del Ministero della Difesa degli Stati Uniti (il Pentagono), come l’Airborne Object Identification and Management Synchronization Group, successivamente alla formazione del gruppo di ricerca della NASA, guidato dall’astrofisico David Spergel della Simons Foundation di New York. Fra i suoi membri figura anche la scienziata italiana dell'Università del Delaware Federica Bianco.
A oltre un anno dalla sua fondazione, il gruppo di esperti ha pubblicato il primo rapporto ufficiale sui fenomeni, che come indicato non ha rilevato alcuna prova di origine aliena, ma non ha nemmeno svelato il mistero di alcuni di essi. Al suo interno sono presentati alcuni degli oggetti che non si riescono a decifrare, a causa di metodi di propulsione sconosciuti ed esecuzione di manovre apparentemente inspiegabili.
“Il punto principale dello studio è che c'è molto altro da imparare. Il gruppo di studio indipendente della NASA non ha trovato alcuna prova che gli UAP abbiano un'origine extraterrestre, ma non sappiamo cosa siano questi UAP”, ha dichiarato Bill Nelson durante il suo intervento. Nonostante al momento non si abbiano informazioni precise, l'ex astronauta è convinto che la NASA abbia i mezzi e l'esperienza per dare un contributo fondamentale allo studio degli UAP, nel quadro delle operazioni dell'Ufficio per la risoluzione delle anomalie in tutti i domini (AARO), nato proprio per indagare sugli enigmatici avvistamenti. Molti di questi strani eventi catturati da sensori e telecamere sono semplici palloni aerostatici o anomalie nella strumentazione, che possono far vedere qualcosa che effettivamente non c'è. Ma ovviamente non si può escludere a priori che in diversi casi possa trattarsi di droni e tecnologie avanzate di Paesi nemici. Proprio per questo gli UAP sono indagati come una potenziale minaccia alla sicurezza nazionale.
Nel suo rapporto la NASA spiega che l'analisi degli UAP è ostacolata da problemi di scarsa calibrazione dei sensori, della mancanza di misurazioni multiple e dell'assenza di metadati dei sensori e di dati più in generale. Per questo motivo l'agenzia si propone come ingranaggio fondamentale della strategia governativa per un'acquisizione dati “solida e sistematica”. “La NASA dispone di una varietà di risorse esistenti e pianificate per l'osservazione della Terra e dello spazio, insieme ad un ampio archivio di set di dati storici e attuali, che dovrebbero essere sfruttati direttamente per comprendere gli UAP”, scrive l'agenzia nel report.
In aggiunta a questi elementi la NASA sottolinea l'importanza dell'apprendimento automatico e dell'intelligenza artificiale per indagare le anomalie legate agli UAP, così come l'aiuto del grande pubblico grazie a tecniche di crowdsourcing, “comprese le app open source basate su smartphone”. Raccomanda inoltre l'impiego dell'Aviation Safety Reporting System (ASRS) amministrato dall'agenzia per conto della FAA. Questo strumento di segnalazione confidenziale da parte di piloti e controllori di volo raccoglie circa 100.000 rapporti ogni anno, un preziosissimo database generato nel tempo che potrebbe essere fondamentale per la comprensione degli UAP. L'autorevolezza della NASA, inoltre, può aiutare anche a “destigmatizzare” i report sugli UAP e a favorire la ricerca grazie ad analisi rigorose e trasparenti, basate sul metodo scientifico. Senza tutto questo, difficilmente si verrà compiutamente a capo di questi misteriosi fenomeni, visionabili nell'archivio pubblicato nei giorni scorsi dal Pentagono.