Primo ok allo spray anti orso dal Viminale: come funziona e quando va usato
Dopo anni di tentennamenti c'è un primo via libera all'utilizzo dello spray anti orso (bear spray), come confermato alla Camera dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani. Il senatore ha affermato che c'è una volontà del Viminale di introdurre una legge ad hoc che consenta l'utilizzo del deterrente contro i plantigradi aggressivi. Al momento, trattandosi di una vera e propria arma per la legislazione italiana, il suo uso sarebbe limitato alle guardie forestali come mezzo di contrasto ai cosiddetti “orsi problematici”, ma in molti chiedono che possa essere trasportato anche dai semplici cittadini che frequentano le aree montane dove vivono questi animali, esattamente come avviene negli Stati Uniti, in Canada e in altri Paesi. Come spesso accade in Italia serve una tragedia – nello specifico la morte del runner 26enne Andrea Papi, ucciso dall'orsa JJ4 / Gaia secondo la Procura di Trento – per vedere approvate determinate norme, anche se l'uso del suddetto deterrente è controverso, proprio alla luce del fatto che si tratta di un'arma. Ma come funziona esattamente lo spray anti orso?
Innanzitutto è doveroso sottolineare che pur basandosi sui medesimi principi attivi degli spray al peperoncino per difesa personale, ovvero la capsaicina e i capsaicinoidi particolarmente irritanti, il bear spray ha caratteristiche ben diverse e specifiche. In altri termini, non si pensi di poter fermare la potenziale aggressione di un orso col dispositivo ben noto a tutti. Come spiegato in un articolo della Provincia Autonoma di Trento pubblicato il 3 luglio del 2017, dunque diversi anni prima dei tragici eventi delle ultime settimane, si specifica che “affinché uno spray sia effettivamente anti orso e produca una efficace azione dissuasiva, servono contenuti adeguati, volume adeguato (225 ml), una gittata fino a 8-10 metri ed infine una durata dello spruzzo di almeno 6 secondi”. Senza queste caratteristiche fondamentali, infatti, i prodotti “rischiano di essere solo controproducenti, potendo disturbare o infastidire solo leggermente il plantigrado e provocando magari una sua reazione violenta”. Insomma, invece di prevenire un attacco – gli orsi possono simulare un'aggressione e non attuarla, se spaventati – lo si potrebbe favorire con uno spray al peperoncino "da borsetta" o con altri prodotti spacciati come anti orso ma assolutamente inadeguati. Già nell'estate del 2017 l'ente trentino indicava di essersi attivato per legalizzare la vendita e l'uso dei bear spray, ma come sappiamo si tratta di un dispositivo ad oggi ancora vietato. Solo adesso è arrivata la prima apertura per dotarne almeno i forestali.
Lo spray anti orso è stato sviluppato per la prima volta in Nord America circa 40 anni fa, grazie al lavoro della dottoressa Carrie Hunt dell'Università del Montana. La scienziata si chiese come fosse possibile scongiurare i rari ma possibili attacchi dei grizzly (sempre orsi bruni, ma molto più grandi degli Ursus arctos del Nord Italia) in montagna e nei luoghi frequentati dagli escursionisti. L'idea fu proprio quella di rimodulare lo spray al peperoncino anti aggressione – già disponibile all'epoca – per renderlo efficace contro i plantigradi. Il primo prototipo messo a punto col collega Bill Pounds aveva una gittata di circa 9 metri e una durata dello spruzzo di 7 secondi. Da questa base nacque il primo prodotto commerciale anti orso. Per avere queste caratteristiche le bombolette spray ad altissima pressione sono decisamente più grandi dei comuni spray al peperoncino, inoltre una concentrazione di caspaicina e caspaicinoidi dell‘1 – 2 percento. Il Bear Spray Safety Program del Servizio geologico degli Stati Uniti (USGS) specifica in un documento che lo spray è efficace nel prevenire le aggressioni degli orsi, evitando lesioni alle persone e danni agli stessi animali, trattandosi di un irritante i cui effetti scompaiono dopo un certo periodo di tempo. Lo spray irrita occhi e naso e gonfia le mucose, innescando difficoltà respiratorie e panico che spingono l'animale a scappare.
Lo USGS indica che l'efficacia non arriva al 100 percento, come accade del resto per qualunque altro deterrente. Lo studio “Efficacy of Bear Deterrent Spray in Alaska” pubblicato Journal of Wildlife Management e guidato da scienziati della Brigham Young University ha evidenziato un'efficacia del 92 percento contro gli orsi bruni (la stessa specie del Trentino); del 90 percento sugli orsi neri; e del 100 percento sugli orsi polari. Queste ultime due specie non sono presenti in Italia (se non rinchiuse in qualche giardino zoologico). Il 98 percento delle persone “armate” di spray non ha subito lesioni (quelle colpite hanno comunque avuto solo conseguenze leggere, che non hanno richiesto il ricovero). I problemi nell'utilizzo dello spray anti orso sono legati alla direzione del vento – bisogna stare attenti a non spruzzarselo addosso – , alla distanza dell'animale e ai tempi di reazione (c'è una sicura da rimuovere). Secondo gli esperti lo spray va puntano verso la testa dell'animale e in basso, per creare una nuvola di principio attivo dove sarebbe costretto a entrare per attaccare. Naturalmente va usato solo su orsi in carica o con chiare intenzioni minacciose. Ricordiamo che l'essere umano non rientra tra le prede degli orsi e gli incidenti, oltre a essere estremamente rari, si innescano per una reazione di spavento dell'orso, che potrebbe sentir minacciato se stesso, i suoi cuccioli o una potenziale fonte di cibo limitrofa.
Ricordiamo nuovamente che gli spray al peperoncino anti orso sono comunque considerati vere e proprie armi e vanno utilizzati da persone ben addestrate, che sanno esattamente quello che stanno facendo. Il loro utilizzo dovrebbe essere inoltre consentito solo in occasione di acclarato, potenziale pericolo. L'uso improprio, ad esempio, potrebbe spingere una madre ad abbandonare i propri cuccioli ed è comunque un'esperienza traumatizzante per gli animali, per quanto non letale.