Primo caso di influenza aviaria in Canada, adolescente ricoverato in ospedale: fonte contagio non nota
In Canada è stato registrato il primo caso di influenza aviaria. A risultare contagiato dal virus un adolescente della British Columbia (Columbia Britannica), che attualmente si trova ricoverato presso il BC Children's Hospital. Al momento non sono note le condizioni di salute del giovane, il cui caso è seguito dall'autorità sanitaria Fraser Health. Ad annunciare il primo caso di infezione di influenza aviaria nel Paese nordamericano è stato il Dipartimento sanitario della British Columbia in un comunicato stampa. “I nostri pensieri sono rivolti a questo giovane e alla sua famiglia in questo momento difficile”, ha affermato la dottoressa Bonnie Henry, la responsabile sanitaria della provincia canadese.
Non è chiaro come il ragazzo sia stato contagiato dal virus, ma si sospetta il contatto con un animale malato o morto o con i suoi fluidi corporei. Molto probabilmente un uccello. In questo periodo nella British Columbia sono presenti numerosissimi uccelli migratori portatori del virus H5N1, che è stato riscontrato anche in diversi allevamenti di pollame. Il virus ad alta patogenicità (HPAI) dell'influenza aviaria è responsabile di una catastrofica panzoozia – una pandemia negli animali non umani – a partire dalla fine del 2021. Oltre ad aver colpito un numero enorme di uccelli, in particolar modo selvatici acquatici e di interesse commerciale, portando alla morte di centinaia di milioni di esemplari (per malattia o abbattuti per reprimere il contagio), il virus è stato riscontrato anche in numerosi mammiferi, sia terrestri che marini.
Quest'anno per la prima volta il patogeno è stato rilevato nei bovini da latte negli Stati Uniti e, solo alcune settimane addietro, anche nel primo maiale. Numerosissime le specie selvatiche colpite, dalle volpi agli orsi, passando per pinnipedi (foche, otarie), mustelidi e molte altre. Il virus colpisce anche i gatti ed è particolarmente letale per i felini (il 67 percento di quelli contagiati muoreil 67 percento di quelli contagiati muore). Nonostante questa massiccia circolazione, si registrano solo casi sporadici nell'essere umano, principalmente fra allevatori, agricoltori e altri professionisti che lavorano a stretto contatto con gli animali, ma è stato rilevato anche un caso del quale non si conosce la fonte di esposizione primaria.
I virologi ritengono che il virus dell'influenza aviaria non sia “bravo” a infettare le persone; del resto da quando è stato isolato per la prima volta in Cina (nel 1996) ha contagiato un migliaio di individui ufficialmente. Tuttavia la costante circolazione tra gli animali registrata negli ultimi tre anni catalizza il rischio di mutazioni che possono facilitare il contagio e la trasmissione fra uomo e uomo, innescando una potenziale, catastrofica pandemia. Secondo l'ex direttore dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) statunitensi Robert Redfield questa pandemia di aviaria sarebbe solo questione di quando, non di se. L'aspetto più inquietante è che avrebbe una mortalità fino al 50 percento, molto peggiore di quella della COVID-19, recentemente provocata dal coronavirus SARS-CoV-2.
Le autorità sanitarie della British Columbia parlano al momento di “caso presuntivo”, ma il tampone oro-rinofaringeo preso all'adolescente è già risultato positivo a un virus del ceppo H5. Ricordiamo che il codice identificativo dei virus è composto dalle lettere H (emagluttinina) ed N ( neuraminidasi), che corrispondono a due proteine presenti sulla superficie del virus, mentre i numeri ne rappresentano i sottotipi. Al momento per il ragazzo canadese non è stata ancora determinata la neuraminidasi – solo l'emagluttinina H5 – ma probabilmente sarà annunciata nei prossimi giorni. La positività è stata rilevata presso il Public-Health Laboratory del BC Centre for Disease Control e la sua conferma è stata data dal National Microbiology Laboratory di Winnipeg.
In questo momento le autorità sanitarie canadesi stanno monitorando i contatti stretti del giovane per rilevare potenziali altri casi di positività al virus. Fortunatamente in questo momento il rischio per la popolazione generale è considerato basso. “Si tratta di un evento raro e, sebbene si tratti del primo caso di H5 rilevato in una persona in Columbia Britannica o in Canada, si sono verificati un piccolo numero di casi umani negli Stati Uniti e altrove, motivo per cui stiamo conducendo un'indagine approfondita per comprendere appieno la fonte di esposizione qui in Columbia Britannica”, ha affermato la dottoressa Henry. L'attenzione delle autorità sanitarie sull'influenza aviaria H5N1 ad alta patogenicità resta altissima.