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Preoccupa la situazione del Po, il livello del fiume è più basso che ad agosto

Il bacino padano è in secca come in piena estate, con le singole stazioni di monitoraggio che segnalano siccità estrema o grave lungo il corso del fiume italiano.
A cura di Valeria Aiello
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Il Ponte della Becca (Pavia) / Wikipedia
Il Ponte della Becca (Pavia) / Wikipedia

Non siamo neppure all’inizio di quella che si preannuncia come un’estate lunga e rovente, eppure la situazione del Po è già preoccupante: il bacino padano è in secca come ad agosto, con le singole stazioni di monitoraggio che segnalano siccità estrema o grave lungo il corso del Grande Fiume. Negli ultimi giorni, in particolare, il livello del Po è sceso di 2,7 metri rispetto allo zero idrometrico più basso registrato a Ferragosto dello scorso anno, come rilevato da un’analisi della Coldiretti sul deficit idrico al Ponte della Becca (Pavia).

L’aggiornamento sullo stato idrologico del più grande fiume italiano arriva in un momento in cui si sta aggravando la sete dei campi per l’ondata di caldo che sta stringendo l’Italia. “Il Po è praticamente irriconoscibile – rileva l’Associazione – con una grande distesa di sabbia che occupa gran parte del letto del fiume, fondamentale per l’ecosistema della pianura padana dove la mancanza di acqua minaccia oltre il 30% della produzione agricola nazionale e la metà dell’allevamento che danno origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo”.

Allarme siccità nei campi

Ciò che maggiormente preoccupa la Coldiretti è la siccità nei campi che “colpisce le semine primaverili di riso, girasole, mais e soia, ma anche le coltivazioni di grano, altri cereali e foraggi per l’alimentazione degli animali, in un momento in cui è necessario garantire la piena produzione con la guerra in Ucraina”. Tali difficoltà si estendono anche a buona parte della Penisola dove “con il picco di temperature manca l’acqua necessaria ad irrigare le coltivazioni che si trovano in una situazione di stress idrico, mettendo a rischio le produzioni– sottolinea l’Associazione – . L’assenza di precipitazioni colpisce i raccolti nazionali in una situazione in cui l’Italia è dipendente dall’estero in molte materie prime e produce appena il 36% del grano tenero che serve per pane, biscotti, dolci, il 53% del mais per l’alimentazione delle stalle, il 56% del grano duro per la pasta e il 73% dell’orzo”.

Anche se non sempre è possibile collegare gli eventi meteo estremi, come le ondate di caldo e l’assenza di precipitazioni, ai cambiamenti climatici, l’intensificarsi di questi fenomeni rappresenta “la calamità più rilevante per l’agricoltura italiana, con danni stimati in un miliardo di euro all’anno soprattutto per le quantità e la qualità dei raccolti” secondo l’analisi di Coldiretti.

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