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Potremo vivere a lungo sulla Luna grazie a questo carburante innovativo sviluppato in Galles

I ricercatori dell’Università di Bangor hanno messo a punto un carburante innovativo chiamato “Trisofuel” che può rivoluzionare l’esplorazione spaziale: è in grado di fornire energia e calore per un lungo periodo sulla Luna, permettendo la costruzione di basi e colonie.
A cura di Andrea Centini
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Base lunare. Credit: NASA
Base lunare. Credit: NASA

Gli scienziati hanno progettato una cella a combustibile basata su un carburante innovativo – chiamato Trisofuel – che promette di rivoluzionare l'esplorazione spaziale. Grazie ad esso, infatti, gli astronauti potrebbero vivere molto a lungo sulla Luna, inoltre potrebbe essere dimezzata la durata dei viaggi verso Marte (e oltre), con sostanziali benefici dal punto di vista della salute – ad esempio riducendo l'esposizione alle radiazioni – ed economici. Attualmente le agenzie spaziali sono concentrate soprattutto sulla Luna; il satellite naturale della Terra è infatti al centro della rinnovata corsa allo spazio e presto, grazie alla missione Artemis della NASA, potranno passeggiare sulla regolite lunare la prima donna e la prima persona nera della storia, a oltre mezzo secolo dalla conclusione del programma Apollo.

Ma questa volta l'umanità non sarà solo di passaggio: l'obiettivo è quello di restare sulla Luna. Lo dimostrano anche le diverse sonde inviate recentemente nei pressi del polo sud satellite (l'ultima è stata l'indiana Chandrayaan-3), dove si ipotizza la presenza di significativi depositi di ghiaccio d'acqua. Questo composto è considerato la principale risorsa per realizzare e rendere autosufficienti basi lunari e vere e proprie colonie, il trampolino di lancio per raggiungere nel prossimo futuro anche il Pianeta Rosso. Al momento si stima che Marte sarà "conquistato" attorno alla metà del prossimo decennio, ma nulla è stato ancora deciso, anche a causa dei molteplici problemi logistici da risolvere.

Si ritiene che la Luna sia ricca anche di altri elementi preziosi, alla stregua del litio, del silicio, del titanio e di altri minerali che sono alla base delle tecnologie moderne. Per tutte queste ragioni le grandi potenze – come Stati Uniti, Cina e India – sono alacremente a lavoro per raggiungere più agevolmente il satellite e favorire la permanenza degli esseri umani sulla sua superficie (o sotto di essa). È in questo contesto che si inserisce il Trisofuel messo a punto dagli scienziati del Nuclear Futures Institute presso l'Università di Bangor, in Galles (Regno Unito). Si tratta di un combustibile nucleare sperimentale racchiuso in una cella (grande come un seme di papavero) che può essere utilizzato per alimentare un piccolo generatore nucleare messo a punto dalla Rolls Royce (l'azienda britannica nota per le lussuosissime auto è anche produttrice di prestanti motori aeronautici).

L'obiettivo è utilizzare questi “microgeneratori” – che hanno le dimensioni di una piccola auto – basati sul combustibile isotropico tristrutturale (TRISO) per alimentare le basi lunari per un periodo prolungato, nonostante l'ambiente lunare sterile ed estremamente ostile, dove la temperatura minima può raggiungere quasi – 250° C al polo nord. Grazie a questi generatori nucleari alimentati a Trisofuel è possibile produrre energia e calore, permettendo la vita terrestre su un mondo fondamentalmente alieno. “È qualcosa che puoi attaccare a un razzo”, ha dichiarato alla BBC il professor Simon Middleburgh, tra i principali responsabili delle rivoluzionarie celle a combustibile. Una volta giunti sulla Luna continueranno a funzionare “in modo abbastanza sicuro”, ha chiosato l'esperto. Al momento, comunque, si tratta solo di prototipi che devono essere accuratamente testati. Nelle prossime settimane verranno sottoposti a test di sforzo in grado di simulare le sollecitazioni estreme di un lancio nello spazio. Le celle a combustibile sono state inviate alla NASA e ad altri partner internazionali per tutte le indagini di rito.

Secondo gli esperti i generatori fatti e finiti dovrebbero essere pronti per le prime basi lunari, la cui costruzione è attesa per la fine di questo decennio. La Cina indica che inizierà a costruirne una entro il 2028 e non è inverosimile pensare che sarà la prima superpotenza a raggiungere questo ambizioso obiettivo. Ma anche la NASA e i suoi partner internazionali (come l'Agenzia Spaziale Europea e la JAXA giapponese) potrebbero posare i primi “mattoni” nello stesso periodo. Ciò che è certo è che la Luna diventerà piuttosto affollata nei prossimi anni e questi carburanti rivoluzionari, in attesa di poter scindere in loco il ghiaccio per ottenere acqua potabile e propellente, faranno una grande differenza per i pionieri. I ricercatori dell'Università di Bangor, al lavoro anche sul motore nucleare di un razzo che promette di dimezzare il tempo di percorrenza tra la Terra e il Pianeta Rosso, sottolineano che questi generatori potrebbero essere impiegati anche in aree di crisi sulla Terra, dove non è più possibile accedere all'energia elettrica (ad esempio dopo una catastrofe naturale).

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