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Violenta eruzione di Classe X 2.0 sul Sole: estesi blackout radio sulla Terra

Un violento brillamento di Classe X 2.0 è stato sprigionato dalla macchia solare AR 4001 la sera del 23 febbraio. Il fenomeno ha innescato estesi blackout radio a onde corte.
A cura di Andrea Centini
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Il brillamento solare del 23 febbraio. Credit: NASA/SDO/AIA
Il brillamento solare del 23 febbraio. Credit: NASA/SDO/AIA

Attorno alle 20:30 ora italiana di domenica 23 febbraio 2025 si è verificato un violento brillamento di Classe X 2.0 sul Sole. L'eruzione solare ha innescato un immediato ed esteso blackout radio a onde corte sull'Oceano Pacifico equatoriale, come indicato dal portale specializzato in meteo spaziale Spaceweather.com. Particolarmente colpita l'area innanzi alle coste del Sudamerica occidentale. Fortunatamente non sussiste il rischio di tempesta geomagnetica sulla Terra, dato che il fenomeno si è verificato “appena dietro il lembo nord-occidentale del Sole”, come spiegato dall'astrofisico statunitense Tony Phillips che gestisce Spaceweather. Di fatto non è stata scagliata alcuna espulsione di massa coronale (CME) verso il nostro pianeta, dunque non si attendono fenomeni rilevanti né aurore a medie-basse latitudini nelle prossime ore.

Cosa sono i brillamenti solari

Come spiegato dalla NASA, un brillamento solare “è un'intensa esplosione di radiazioni, o luce, sul Sole”. “I brillamenti – prosegue l'agenzia aerospaziale americana – sono gli eventi esplosivi più potenti del nostro sistema solare: i brillamenti più potenti hanno l'equivalente energetico di un miliardo di bombe all'idrogeno, energia sufficiente ad alimentare il mondo intero per 20.000 anni”. Questi fenomeni, conosciuti anche come eruzioni solari, sono suddivisi in cinque classi di potenza: A, B, C, M e X, con X che rappresenta la più potente in assoluto. Ciascuna classe è suddivisa in 9 sottoclassi (numeri da 1 a 9), ad eccezione della X che non ha limiti. Non a caso il più forte brillamento mai registrato dagli strumenti è stato un Classe X 45, verificatosi il 4 novembre del 2003.

I brillamenti più potenti spesso sono accompagnati dalle sopracitate espulsioni di massa coronale, che invece di radiazioni – che viaggiano rapidissime e arrivano quasi istantaneamente sulla Terra – inviano un flusso di materiale solare composto da plasma (particelle cariche elettricamente o ionizzate) e campi magnetici. Sono alla base del vento solare responsabile delle aurore polari e delle tempeste geomagnetiche, quando impatta contro il campo magnetico del nostro pianeta; più è intenso e rapido il flusso di vento solare, più potenti sono le tempeste solari. Come indicato, tuttavia, nel caso del brillamento di Classe X 2.0 del 23 febbraio non ci sono pericoli in agguato.

L'eruzione solare si è verificata esattamente alle 19:27 del Tempo Coordinato Universale (UTC), le 20:27 in Italia. Il brillamento è stato innescato dai turbolenti campi magnetici della macchia solare AR 4001, che si trova proprio in alto a destra sul disco solare (ormai è quasi totalmente sparita sull'altra faccia della stella). Le macchie solari sono regioni più scure e fredde di quelle circostanti sulla fotosfera, la superficie visibile del Sole, a causa del fatto che i loro campi magnetici “intrappolano” il calore negli strati sottostanti. Le linee dei loro campi possono spezzarsi e ricollegarsi repentinamente, un fenomeno chiamato "riconnessione delle linee di campo magnetico". Quando ciò si verifica vengono liberate enormi quantità di energia, paragonabili a quella rilasciata da milioni di bombe atomiche che esplodono simultaneamente. La radiazione dei brillamenti solari raggiunge quasi immediatamente la Terra, dove può innescare blackout radio come quelli registrati dopo il brillamento X 2.0 sull'Oceano Pacifico. Fortunatamente non rischiamo alcuna tempesta geomagnetica perché eventuali CME – che spesso si accompagnano ai brillamenti più potenti – sono state “sparate” nello spazio lontano dalla Terra.

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