Possibile presenza di oceani su quattro lune di Urano: due potrebbero essere abitabili
Almeno quattro lune del pianeta Urano potrebbero ospitare grandi oceani liquidi, a temperature tali che un paio di esse potrebbero essere persino potenzialmente abitabili. Lo ha determinato la NASA dopo aver rianalizzato le informazioni raccolte dalla sonda Voyager 2 – che sorvolò il sistema del gigante ghiacciato nel 1986 – e averle integrate con modelli matematici ad hoc, basati sui dati di missioni più recenti che hanno sorvolato diverse lune ghiacciate. I ricercatori hanno sfruttato anche dati derivati da osservazioni terrestri. In parole semplici, nel cuore di Titania, Oberon, Ariel e Umbriel – le quattro lune più grandi del pianeta – potrebbe esserci calore a sufficienza da permettere l'esistenza di questi enormi bacini nascosti, frapposti fra la spessa crosta ghiacciata e il nucleo del corpo celeste. Secondo le stime degli esperti questi oceani sotterranei potrebbero essere profondi anche decine di chilometri (il punto più profondo sulla Terra è la Fossa delle Mariane nell'Oceano Pacifico, un abisso che arriva a circa 11.000 metri di profondità).
A determinare la possibile esistenza di oceani nascosti sotto la superficie di almeno quattro delle più grandi lune di Urano è stato un team di ricerca statunitense guidato da scienziati del Jet Propulsion Laboratory e del Goddard Space Flight Center della NASA, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del SETI Institute, del Dipartimento di Scienze Planetarie del Massachusetts Institute of Technology (meglio conosciuto con l'acronimo di MIT) e di altri istituti. I ricercatori, coordinati dalla dottoressa Julie Castillo-Rogez, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver rielaborato i dati raccolti dalla sonda Voyager 2 circa 40 anni fa: oggi è l'oggetto costruito dall'uomo più lontano dalla Terra – si trova a oltre 20 miliardi di chilometri – e dovrebbe continuare a trasmettere dati fino al 2026. I ricercatori hanno inserito queste informazioni in modelli computerizzati arricchiti dalle informazioni raccolte da altre sonde della NASA: New Horizons che ha sorvolato Plutone e la sua luna Caronte; Galileo che ha esplorato Giove e le sue lune; Dawn che ha osservato il pianeta nano Cerere e l'asteroide Vesta; e Cassini che ha studiato Saturno, i suoi anelli e le sue lune. Tutte queste sonde hanno scoperto mondi ghiacciati con oceani interni di dimensioni simili a quelli delle lune di Urano (che sono comprese tra quelle di Plutone e Cerere).
Incrociando tutti i dati i ricercatori hanno determinato la porosità della crosta ghiacciata delle lune di Urano, scoprendo che almeno in quattro hanno la capacità di trattenere il calore interno. In parole semplici, grazie a questo calore non sarebbero completamente ghiacciate, ma ospiterebbero oceani interni come la luna di Giove Europa, e le lune di Saturno Encelado e Mimas. Nel caso delle due lune più grandi, Titania e Oberon, gli oceani potrebbero essere profondi meno di 50 chilometri ed essere ospitali per forme di vita. Quelli di Ariel e Umbriel sarebbero invece inferiori ai 30 chilometri. Queste lune potrebbero avere delle fonti di calore interne in grado di rilasciare liquido caldo e favorire temperature superiori sotto la crosta ghiacciata. Miranda, la quinta grande luna di Urano, sarebbe invece troppo piccola per trattenere il calore interno, ma osservazioni da Terra hanno comunque rilevato possibile movimento di materiale superficie (possibile attività vulcanica).
I ricercatori hanno anche scoperto che questi oceani profondi potrebbero essere ricchi di cloruri e ammoniaca, composti noti per le spiccate capacità di antigelo, un dettaglio positivo per il mantenimento degli oceani nascosti ma che pone qualche grattacapo per lo studio delle lune. “Se gli oceani sono mantenuti da antigelo, come ammoniaca e cloruri, la loro conducibilità elettrica può essere prossima allo zero. In questo caso, la rilevazione di un campo magnetico indotto in questi oceani sarebbe impegnativa”, hanno spiegato gli scienziati nell'abstract dello studio.
Al momento non ci sono conferme e serviranno indagini più approfondite per determinare con precisione le caratteristiche interne di questi mondi freddi e lontani, il cui studio potrebbe aiutarci a capire meglio cosa accade nei lontanissimi pianeti extrasolari. I dettagli della ricerca “Compositions and Interior Structures of the Large Moons of Uranus and Implications for Future Spacecraft Observations” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Journal of Geophysical Research Planets.