Possibile caso di crocifissione scoperto in Inghilterra: come si moriva per il supplizio
Un probabile caso di crocifissione è stato scoperto in Inghilterra, in un sito archeologico di Fenstanton, un villaggio nel Cambridgeshire. I ricercatori, infatti, vi hanno rinvenuto lo scheletro di un uomo con i caratteristici segni di questa spaventosa forma di tortura ed esecuzione. Essa è principalmente nota in relazione al caso di Gesù Cristo, ma la procedura fu ampiamente utilizzata durante l'Impero Romano per condannare a morte briganti e ribelli. Il decesso sopraggiungeva per soffocamento e/o eventi cardiocircolatori a causa della posizione sulla croce del condannato, al quale venivano spesso spezzate le gambe per favorire la compressione del torace e dunque l'asfissia. Un metodo estremamente cruento e doloroso che veniva anche preceduto da strazianti frustate.
Il caso inglese, ancora da confermare, è significativo poiché si tratterebbe del primo in assoluto a essere documentato nella Britannia, una provincia dell'Impero Romano in Gran Bretagna tra il 43 e il 410 dopo Cristo. Il corpo dell'uomo sottoposto al supplizio è stato rinvenuto in un sito a sud della Via Devana, dove si trovano alcuni cimiteri risalenti al IV secolo dopo Cristo. Secondo la datazione eseguita dai paleopatologi dello Scottish Universities Environmental Research Centre AMS Laboratory, l'uomo crocifisso è stato sepolto in loco tra il 130 e il 360 dopo Cristo con una probabilità superiore al 95 percento. Sulla base dell'usura dei denti è stata stimata un'età compresa tra i 25 e i 35 anni, “il che è supportato dal lieve sviluppo di alterazioni artrosiche-degenerative nella colonna vertebrale”, hanno spiegato gli autori del nuovo studio. È stata anche stimata una statura media di 167,8 centimetri e “corporatura altrettanto nella media”. L'elemento più significativo della scoperta, come indicato, risiede nel fatto che questo giovane, probabilmente, fu sottoposto al supplizio della crocifissione.
A determinarlo è stato un team di ricerca internazionale guidato dalla professoressa Corinne Duhig del Wolfson College presso l'Università di Cambridge (Regno Unito), che ha collaborato col professor Francesco M. Galassi del Dipartimento di Antropologia – Facoltà di Biologia e Protezione ambientale dell'Università di Lodz (Polonia) e la dottoressa Elena Varotto dell'Università Flinders (Australia). Gli scienziati hanno rinvenuto lo scheletro supino, con le mani incrociate all'altezza del bacino e circondato da una dozzina di chiodi di ferro.
Un chiodo di circa 5 centimetri della forma tipica di quelli in uso nella provincia romana è stato trovato all'interno del calcagno destro, come evidenzia l'immagine sottostante. Il chiodo fuoriesce “al di sotto del sustentaculum tali”, spiegano Galassi e colleghi. È presente anche un altro piccolo foro, probabilmente legato a un tentativo fallito da parte dei carnefici, inoltre ci sono indizi che il giovane possa essere stato immobilizzato e incatenato.
Come evidenziato dagli studiosi, questi elementi suggeriscono il supplizio della crocifissione. Sebbene non siano note altre prove documentali per la Britannia, essa veniva comunque eseguita ampiamente in tutte le province romane (comprese quelle molto lontane da Roma). I dettagli della ricerca “A possible case of crucifixion from roman-period Fenstanton, Cambridgeshire, England” sono stati presentati al meeting annuale della Paleopathology Association e consultabili su ResearchGate.