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Cambiamenti climatici

Possiamo emettere solo altri 250 miliardi di tonnellate di CO2: l’avviso degli scienziati del clima

Se l’umanità vuole avere almeno il 50% di probabilità di limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C rispetto ai livelli pre-industriali, ci restano appena sei anni di tempo per raggiungere lo zero netto. Lo studio su Nature Climate Change.
A cura di Valeria Aiello
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Con un livello di emissioni globali che, attualmente, si aggira intorno ai 40 miliardi di tonnellate di anidride carbonica (CO2) all’anno, ci restano appena sei anni per raggiungere lo zero netto, l’obiettivo che mira a bilanciare le emissioni di gas serra prodotte dalle attività umane con le azioni volte a rimuovere la CO2 dall’atmosfera. Lo zero netto è necessario per limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C rispetto ai livelli pre-industriali, come stabilito dall’accordo di Parigi sul clima, ma il ritmo con cui le emissioni vengono rilasciate sta mettendo a repentaglio tale soglia, oltre la quale l’umanità si troverà a subire gravi danni climatici in un’ampia gamma di ecosistemi.

Se l’umanità vuole avere almeno il 50% di probabilità di limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C, la quantità netta di CO2 che possiamo ancora emettere è di 250 miliardi di tonnellate di CO2. Ciò significa che alla velocità con cui vengono rilasciate ogni anno, tale limite rischia di essere superato in soli sei anni, di cui uno (il 2023) si è ormai quasi concluso. Se, invece, la soglia di aumento della temperatura media globale sarà di 2 ° C,  lla quantità che possiamo ancora emettere è di circa 1.200 miliardi di tonnellate di CO2.

Le stime emergono da un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature Climate Change che ha valutato l’entità del budget residuo di carbonio (RCB), la quantità di CO2 che possiamo ancora rilasciare senza superare i limiti di riscaldamento globale prefissati.

La quantità massima di CO2 che possiamo ancora rilasciare

L’anidride carbonica è tra i principali gas responsabili del riscaldamento globale, poiché la sua presenza nell’atmosfera intrappola il calore nella radiazione terrestre, creando un effetto serra direttamente collegato all’aumento delle temperature. Le emissioni hanno raggiunto il record storico di circa 54 miliardi di tonnellate all’anno per circa dieci anni, portando a un aumento senza precedenti del riscaldamento indotto dall’uomo di oltre 0,2 °C nel decennio. Secondo le misurazioni della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), i livelli di anidride carbonica (CO2) atmosferica hanno raggiunto il picco di 424 parti per milione (ppm) nel maggio 2023, un valore che è più del doppio della quantità di CO2 atmosferica prima dell’inizio della rivoluzione industriale.

Il calcolo del bilancio di carbonio rimanente è complicato da fattori tra cui la presenza di altri gas serra nell’atmosfera – come il metano  – nonché l’imprevedibilità del comportamento del nostro pianeta con l’intensificarsi del riscaldamento globale. “La nostra migliore stima è che il riscaldamento dovuto alla CO2 si fermerà approssimativamente nell’anno in cui si avranno zero emissioni nette, continuando ad aumentare in modo abbastanza lineare fino quel punto –  ha spiegato Robin Lamboll, autore principale dello studio e ricercatore in Scienze del Clima presso l’Imperial College di Londra – . C’è tuttavia una notevole incertezza al riguardo”.

Lamboll non esclude infatti la possibilità di scenari completamente diversi, in cui il riscaldamento continui a causa dello scioglimento dei ghiacci, delle emissioni di metano e dei cambiamenti nei modelli di circolazione oceanica. Allo stesso tempo, non scarta l’ipotesi che l’aumento della quantità di carbonio immagazzinata negli oceani, nelle foreste e nel suolo, possa tradursi in un sostanziale raffreddamento: tale calo “potrebbe iniziare anche un po’ prima di raggiungere lo zero netto” ha aggiunto Lamboll.

Lo studio arriva un mese prima dell’inizio dell’atteso vertice sul clima delle Nazioni Unite, la COP28, a Dubai, dove i leader mondiali hanno il compito di affrontare le urgenti sfide climatiche e ambientali e di negoziare accordi internazionali per combattere il cambiamento climatico. “Mantenersi al di sotto di 1,5°C richiederebbe sia uno sforzo politico estremo sia buona dose di fortuna in termini di risposta della Terra – ha evidenziato Lamboll – . Possiamo però essere abbastanza sicuri che non supereremo i 2°C di riscaldamento anche con le emissioni di oltre un decennio, quindi la parte più debole dell’accordo di Parigi è ancora molto plausibile”.

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