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Polmoniti da influenza e batteriche, quali sono i sintomi e perché è boom di casi in Italia: Pregliasco fa chiarezza

Influenza e polmoniti stanno colpendo duramente l’Italia, ma l’attenzione ai sintomi può fare la differenza: secondo il professor Fabrizio Pregliasco, tra i segnali da non sottovalutare ci sono l’aumento della frequenza cardiaca e il peggioramento della tosse, che sono disturbi che possono fare capire quando si sviluppa la polmonite.
Intervista al prof. Fabrizio Pregliasco
Intervista al prof. Fabrizio Pregliasco Virologo dell'Università Statale e Direttore sanitario dell’Irccs ospedale Galeazzi – Sant’Ambrogio di Milano
A cura di Valeria Aiello
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Il professor Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università Statale e direttore sanitario dell’Irccs ospedale Galeazzi – Sant’Ambrogio di Milano. A sinistra, lo pneumococco (Streptococcus pneumoniae), il batterio che più frequentemente causa la polmonite
Il professor Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università Statale e direttore sanitario dell’Irccs ospedale Galeazzi – Sant’Ambrogio di Milano. A sinistra, lo pneumococco (Streptococcus pneumoniae), il batterio che più frequentemente causa la polmonite

Con l’influenza che in Italia è ai massimi della stagione, cresce anche il numero di casi di polmonite, una delle complicanze più temute delle infezioni respiratorie: l’aumento sta mettendo sotto pressione le strutture sanitarie, con un incremento degli accessi al pronto soccorso e dei ricoveri ospedalieri in diverse Regioni, tra cui Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Abruzzo, Puglia e Sardegna, tra le più colpite.

Sintomi come battito cardiaco accelerato, fiato corto e tosse grassa possono essere tutti segnali di polmonite, anche senza febbre, che possono insorgere pochi giorni dopo i primi sintomi di influenza oppure più lentamente nel tempo, come conseguenza di un’infezione delle basse vie respiratorie. “La situazione è quella delle stagioni influenzali più pesanti – spiega a Fanpage.it il professor Fabrizio Pregliasco, virologo e direttore sanitario dell’ospedale Galeazzi di Milano – . Purtroppo, come da previsione, quest’anno l’influenza si sta facendo sentire, anche con le polmoniti”.

Perché, cosa c’è di diverso nell’influenza di quest’anno? C’è un’emergenza polmoniti?
Non esattamente. Siamo in una condizione di stress per i medici di famiglia, per i pronto soccorso e gli ospedali che, in termini di numero di casi, rientra in quella che è una stagione influenzale più pesante, non perché il virus causi una malattia più grave, ma perché è più diffuso, per cui ci sono più casi e, in proporzione, più casi gravi.

Quest’anno, nello specifico, la diffusione dei virus respiratori, in particolare dell’influenza stagionale e del virus respiratorio sinciziale, ha raggiunto i livelli massimi nella quarta settimana del 2025, cioè più tardivamente del solito, per dinamiche legate alle temperature e alla circolazione virale. Ciò ha trascinato una parte dell’aumento delle problematiche di infezione delle basse vie respiratorie e, più specificatamente, di polmoniti, in questo periodo dell’anno.

Perché l’influenza può causare la polmonite?
L’influenza, e più in generale, i virus respiratori, abbassano le difese immunitarie, come conseguenza all’azione dell’infiammazione per sconfiggere in primis l’infezione virale. Questo favorisce la cosiddetta sovrainfezione, cioè un’infezione secondaria che si sovrappone alla prima infezione, in particolare da pneumococco, lo Streptococcus pneumonie, un batterio per il quale si è addirittura visto come il virus influenzale sia un facilitatore della sovrainfezione.

Ci sono quindi polmoniti virali e polmoniti batteriche?
Sì, anche se le polmoniti virali sono rare: ogni anno si registrano circa 300-400 casi di polmoniti virali da influenza, mentre il Covid, seppur meno cattivo del passato, può determinare ancora in modo più frequente alcune forme di polmoniti virali specifiche. Più spesso, quando c’è un coinvolgimento delle basse vie respiratorie, cioè dei polmoni, le sovrainfezioni sono batteriche: circa il 70% delle polmoniti acquisite in comunità è dovuto a infezioni da pneumococco che, tra l’altro, è un batterio per il quale c’è una vaccinazione, che suggerita per le persone che sono più avanti con l’età e per chi ha condizioni di base, come asma e broncopneumopatia cronica ostruttiva.

Quali sono i sintomi per capire che c’è una polmonite?
La polmonite si riconosce per diversi sintomi, tra cui un aumento della frequenza cardiaca, difficoltà respiratorie e, in particolare, per il peggioramento della tosse: la tosse, che nella fase iniziale dell’infezione virale è secca, di tipo irritativo, diventa produttiva, cioè con produzione di catarro.

Ci possono essere situazioni che iniziano con un’infezione virale che non migliora dopo tre o quattro giorni, per un’immediata sovrainfezione batterica, oppure, più di frequente, circostanze in cui i sintomi dell’infezione virale cominciano a ridursi, per poi manifestarsi di nuovo, segno appunto della sovrainfezione batterica.

Oggi, per chi volesse correre ai ripari, è ancora valido la vaccinazione antinfluenzale?
Nulla vieta di eseguirla, anche se di fatto è un po’ tardi, perché il vaccino contro l’influenza dà protezione dopo circa dieci giorni e ora siano presumibilmente al picco della stagione influenzale, in una fase per cui metà della stagione è già trascorsa. Discorso diverso per la vaccinazione contro lo pneumococco, che può essere fatto in qualsiasi momento dell’anno.

In rete c’è chi parla di polmoniti da nuovo virus cinese, è possibile?
Il metapneumovirus umano, o hmpv, di cui si è parlato nelle ultime settimane dopo i casi emersi in Cina, è un virus che conosciamo bene, che in passato era sotto-evidenziato, perché non si eseguivano test di laboratorio che ormai sono possibili grazie alle nuove metodologie di biologia molecolare. Sappiamo che sono virus che circolano anche in Italia e che, come altri virus respiratori, possono causare malattie simili all’influenza, talvolta anche gravi. Non possiamo però attribuire una particolare responsabilità dell’aumento di polmoniti a questi virus, perché raramente ne sono una causa diretta.

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