Pillola anti cancro uccide tutti i tumori in laboratorio, speranze per una cura: come funziona
Una pillola anti cancro che ha dato risultati eccezionali in test di laboratorio è passata alla sperimentazione clinica di Fase 1, cioè ai primi test sull'uomo. Qualora si dovesse confermare l'efficacia dimostrata su linee cellulari e modelli animali, nei quali ha bloccato ed eliminato tutti i tumori solidi testati, potremmo davvero trovarci innanzi a una terapia rivoluzionaria in campo oncologico. È doveroso sottolineare che ciò che funziona sulle piastre di Petri, nelle provette e nei roditori non è assolutamente detto che dia i medesimi risultati nell'essere umano, inoltre, anche nel caso in cui ne fosse dimostrata l'efficacia, potrebbe volerci un decennio prima di vedere approvata e disponibile la nuova terapia. È fondamentale ricordarlo per non illudere i malati e i loro famigliari che soffrono a causa del cancro, come evidenziato da diversi medici che hanno commentato la notizia, ciò nonostante i risultati pre-clinici di questa pillola sono davvero straordinari per meccanismo d'azione e precisione nel colpire le cellule tumorali. Potremmo davvero trovarci innanzi a una svolta, ma prima di esultare è doveroso attendere i risultati di tutte le fasi dei trial clinici previsti (con la Fase 3 dirimente).
A mettere a punto e testare la pillola anti cancro potenzialmente rivoluzionaria è stato un team di ricerca statunitense guidato da scienziati del Beckman Research Institute di City of Hope di Duarte, un istituto californiano annoverato tra le più grandi organizzazioni di ricerca e cura del cancro negli USA, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Biochimica dell'Università della California Riverside, del Laboratorio di esplorazione del proteoma del California Institute of Technology (CALTECH) e dell'Istituto di ricerca sulla genomica traslazionale di Phoenix. I ricercatori, coordinati dalla professoressa Linda Malkas, docente presso il Dipartimento di diagnostica molecolare e terapeutica sperimentale di City of Hope, sono al lavoro su questa pillola anti cancro da circa 20 anni. Il nome del farmaco sperimentale, AOH1996, è un omaggio ad Anna Olivia Healy, una bambina che morì di cancro nel 2005 a soli nove anni. La professoressa Malkas rimase profondamente colpita dalla sua storia, che divenne un ulteriore sprone e fonte di ispirazione per la prosecuzione della ricerca su una cura per il cancro.
Come indicato, la pillola AOH1996 ha dato risultati eccezionali in test di laboratorio. È stata sperimentata su settanta diverse linee di cellule tumorali ed è stata efficace nel bloccare la crescita di tutti i tumori, con una selettività davvero sorprendente. Riesce infatti a colpire le masse tumorali lasciando perfettamente integre le cellule sane circostanti. I test pre-clinici di successo sono stati condotti su cellule malate del cancro a seno, pelle, polmoni, prostata, cervello, collo dell'utero e altri ancora. Significativi anche i risultati sui modelli animali nei quali è stata testata. Da alcuni mesi è iniziata la sperimentazione di Fase 1 sugli esseri umani e i primi test, al momento destinati alla comprensione del dosaggio e della tossicità del farmaco, dureranno un paio di anni, prima di passare alle fasi in cui dovrà essere dimostrata la sua effettiva efficacia. Ma come funziona esattamente AOH1996?
Tecnicamente si tratta di una pillola anti cancro che prende di mira una specifica variante cancerosa di una proteina chiamata PCNA (acronimo di Proliferating Cell Nuclear Antigen, ovvero antigene nucleare cellulare proliferante), una forma mutata coinvolta nella replicazione del DNA e nella riparazione di tutti i tumori in crescita, come spiegato dagli autori dello studio in un comunicato stampa. Colpisce selettivamente una componente chiamata conflitti di replicazione della trascrizione, “che si verificano quando i meccanismi responsabili dell'espressione genica e della duplicazione del genoma si scontrano”. In questo modo uccide solo le cellule tumorali interrompendone il ciclo riproduttivo. Nei test di laboratorio il farmaco ha impedito alle cellule cancerose “di passare alla fase G2/M e di creare una copia del DNA difettoso nella fase S”. Ciò ha determinato la morte delle cellule malate per apoptosi – il cosiddetto suicidio cellulare – proprio perché il PCNA è fondamentale nei processi di replicazione e riparazione del DNA, ma grazie alla sua selettività per le cellule tumorali AOH1996 non ha intaccato il ciclo riproduttivo di quelle sane nei test ad hoc.
Se il PCNA è un bersaglio così prezioso per colpire le cellule cancerogene, perché si è arrivati solo recentemente a mettere a punto un efficace farmaco sperimentale? A spiegarlo il professor Long Gu, coautore dello studio: “Nessuno ha mai preso di mira il PCNA come terapeutico perché era considerato ‘non controllabile‘, ma City of Hope è stata in grado di sviluppare un farmaco sperimentale”. “PCNA è come un importante hub aeroportuale contenente più gate aerei. I dati suggeriscono che il PCNA è alterato in modo univoco nelle cellule tumorali e questo fatto ci ha permesso di progettare un farmaco che mirava solo alla forma del PCNA nelle cellule tumorali. La nostra pillola antitumorale è come una tempesta di neve che chiude un hub aereo chiave, bloccando tutti i voli in entrata e in uscita solo per gli aerei che trasportano cellule cancerose”, gli ha fatto eco la professoressa Malkas.
La ricercatrice ha evidenziato che “i risultati sono stati promettenti”, poiché “AOH1996 può sopprimere la crescita tumorale come monoterapia o trattamento combinato in modelli cellulari e animali senza provocare tossicità”. Il riferimento è al fatto che la pillola contro il cancro – somministrabile per via orale e metabolicamente stabile – non solo agisce efficacemente da sola, ma può catalizzare anche l'azione di altri farmaci antitumorali come il cisplatino, potenziando gli effetti della chemioterapia. Tra gli elementi più significativi vi è il fatto che non innesca effetti collaterali distinguibili; le reazioni avverse ai cicli chemioterapici e ad altri trattamenti anti cancro, del resto, possono essere estremamente debilitanti. La speranza è che tutto questo venga dimostrato anche nell'uomo e che si possa giungere al più presto a una cura per il cancro. I dettagli della ricerca “Small molecule targeting of transcription-replication conflict for selective chemotherapy” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Cell Chemical Biology.