Piattaforma di ghiaccio grande come Roma crolla in Antartide a causa delle temperature estreme
Una piattaforma di ghiaccio grande quanto Roma (1.200 chilometri quadrati) si è staccata dall'Antartide, a causa delle temperature estreme che hanno investito la regione da diversi giorni. Sebbene a causa dei cambiamenti climatici la piattaforma di ghiaccio si sia progressivamente ridotta negli ultimi anni, gli scienziati ritenevano fosse ancora stabile. Ma il crollo, inaspettato, ora suggerisce che alcune aree del Polo Sud orientale possano essere molto più suscettibili al riscaldamento globale di quanto stimato in precedenza. I rischi possono essere estremamente significativi in tutto il mondo, dato che lo scioglimento del ghiaccio antartico catalizza l'innalzamento del livello del mare, che potrebbe far sprofondare sott'acqua intere isole, regioni e metropoli costiere nel giro di pochi decenni.
La piattaforma di ghiaccio si trovava tra i due ghiacciai Conger e Glenzer e sarebbe crollata tra il 14 e il 16 marzo, come affermato all'Associated Press dalla glaciologa Catherine Walker del Woods Hole Oceanographic Institute. “La piattaforma di ghiaccio Glenzer Conger presumibilmente esisteva da migliaia di anni e non ci sarà mai più”, ha chiosato all'AP Peter Neff, un altro studioso esperto di ghiaccio dell'Università del Minnesota. Sebbene una piattaforma di ghiaccio di 1.200 chilometri quadrati possa sembrarci grande, in realtà per gli scienziati è una dimensione “trascurabile”; basti pensare all'iceberg A68 grande quanto la Liguria che si staccò proprio dal Polo Sud nel 2017. Ciò che preoccupa davvero gli esperti è l'area in cui si è verificato questo crollo, che come indicato si riteneva molto più resistente ai cambiamenti climatici. Se tutta la parte orientale dell'Antartide dovesse sciogliersi, secondo i calcoli il mare si innalzerebbe di ben 50 metri (un processo che comunque richiederebbe migliaia di anni). “L'Antartide orientale sta iniziando a cambiare. C'è una perdita di massa che inizia a verificarsi”, ha dichiarato all'AP la professoressa Helen Amanda Fricker, che co-dirige lo Scripps Polar Center dell'Università della California di San Diego. “Dobbiamo sapere quanto sono stabili ciascuna delle piattaforme di ghiaccio, perché una volta che una scompare significa che i ghiacciai si stanno sciogliendo nell'acqua calda e parte di quell'acqua arriverà a San Diego e altrove”, ha chiosato l'esperta.
Il colpo di grazia alla piattaforma Conger Glenzer, costantemente erosa dall'acqua marina sempre più calda, sarebbe stato dato dalle temperature incredibilmente alte registrate negli ultimi giorni al Polo Sud, a causa di un lungo serpentone di vapore acqueo caldo (un cosiddetto “fiume atmosferico”) che dai tropici è giunto fino in Antartide e per la successiva cupola di calore che si è instaurata nell'area. Per comprendere l'impatto di questi fenomeni, basti pensare che i sensori della stazione di ricerca antartica Concordia – sita a 3.200 metri sul livello del mare – lo scorso 18 marzo avevano registrato una temperatura di – 12,2° C, circa 40° C in più rispetto alla media del periodo. Anche quella di Vostok aveva toccato – 17,7° C, contro i – 53° C di media. I cambiamenti climatici responsabili di questi processi rappresentano la principale minaccia al futuro dell'umanità; se non conterremo al più presto in modo netto e significativo le emissioni di CO2 e altri gas a effetto serra, nei prossimi decenni saremo destinati a subire “indicibili sofferenze” secondo gli scienziati.