Perché una tempesta geomagnetica potrebbe colpire il pianeta il 31 gennaio e quali sono i rischi
Non vi è alcuna certezza, ma una tempesta geomagnetica (o tempesta solare) potrebbe verificarsi tra venerdì 31 gennaio e sabato 1 febbraio 2025. Fortunatamente, nel caso in cui dovesse manifestarsi, si tratterebbe di un evento minore, cioè appartenente alla classe G1, la più debole delle cinque con cui questi fenomeni vengono classificati dagli scienziati. L'annuncio è stato dato dal portale specializzato in meteo spaziale Spaceweather.com, gestito dall'astrofisico Tony Philipps. A innescare la potenziale tempesta solare un gigantesco buco coronale apparso nei giorni scorsi sullo strato più esterno dell'atmosfera del Sole, la corona appunto. La colossale struttura, con un diametro di circa 800.000 chilometri (pari a 60 terre messe in fila), sta infatti liberando un flusso di plasma – particelle cariche elettricamente – in direzione della Terra. Il vento solare sprigionato dal buco coronale, che sta viaggiando nello spazio a una velocità di oltre 500 chilometri al secondo, dovrebbe impattare con il campo magnetico terrestre tra domani e dopodomani.
Dove e quando colpirà la tempesta geomagnetica generata dal buco coronale
Le tempeste geomagnetiche sono fenomeni innescati dall'interazione tra le particelle ionizzate (cariche elettricamente) del vento solare con il campo magnetico che abbraccia il nostro pianeta, la magnetosfera. Nel caso specifico, la possibile tempesta del 31 gennaio verrebbe provocata dal plasma rilasciato dall'enorme buco coronale, che attualmente si trova sopra la regione equatoriale della stella. È una fonte diversa dalle espulsioni di massa coronale (CME) associate a brillamenti – o eruzioni solari – e macchie solari, dalle quali in genere viene sprigionato vento solare molto più rapido, intenso e in grado di scatenare tempeste geomagnetiche più violente. In base alla velocità e alla direzione del flusso di particelle è possibile prevedere più o meno il giorno in cui ci sarà l'impatto con il campo magnetico terrestre, dunque l'avvio della tempesta geomagnetica. Ma ma non è possibile stimare un'area precisa coinvolta dal fenomeno. In genere sono più esposte le alte latitudini e i poli per via della conformazione della magnetosfera terrestre (le cui linee confluiscono dall'alto verso il basso nei pressi dei poli geografici), ma come sappiamo, se la tempesta geomagnetica è molto intensa, i fenomeni associati come le aurore polari e i SAR possono essere osservati anche alle nostre latitudini.
Cos'è una tempesta geomagnetica
Come spiegato dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) statunitense, la tempesta geomagnetica “è una perturbazione importante della magnetosfera terrestre che si verifica quando c'è uno scambio molto efficiente di energia dal vento solare nell'ambiente spaziale che circonda la Terra”. Il vento solare è un flusso di plasma che il Sole proietta continuamente nello spazio sotto la spinta della sua attività magnetica. Ad esempio, le macchie solari si caratterizzano per turbolenti campi magnetici che si connettono e riconnettono, liberando enormi quantità di energia, radiazioni e particelle cariche in caso di CME. Anche i buchi coronali, che sono ampie regioni della corona solare con campi magnetici aperti che lasciano fluire il materiale solare, possono dar vita al vento solare. Quando queste strutture sono rivolte verso la Terra, i flussi di plasma possono raggiungere il nostro pianeta e scatenare le tempeste geomagnetiche.
Quali sono i rischi della tempesta geomagnetica attesa per il 31 gennaio
La potenza (e la pericolosità) delle tempeste geomagnetiche o solari dipendono dall'intensità e dalla velocità del flusso di vento solare, così come dalle condizioni dell'atmosfera terrestre. Esse sono suddivise in cinque classi: G1 (minore); G2 (moderata); G3 (forte); G4 (acuta); e G5 (estrema). La tempesta solare che potrebbe verificarsi nel caso in cui il plasma del buco coronale dovesse raggiungere la Terra sarebbe una G1. La NOAA spiega che le tempeste G1 possono determinare disturbi alla rete elettrica e al funzionamento dei satelliti, mentre gli animali che sfruttano la magnetoricezione per migrare e spostarsi possono presentare un comportamento alterato. Le aurore boreali, che si formano dall'interazione tra le particelle del vento solare e quelle dei gas (come l'ossigeno) della ionosfera, diventano visibili alle alte latitudini.
Più alta è la classe delle tempeste solari, maggiori sono i rischi. Una tempesta G5 potrebbe provocare danni critici alle infrastrutture elettriche e ai satelliti, facendoci piombare in un medioevo tecnologico per settimane o addirittura mesi, privandoci di corrente, internet, sistemi di navigazione GPS e comunicazioni radio. Nel 1859 una tempesta G5 nota come “Evento di Carrington” fece prendere fuoco ai telegrafi e molti operatori presero brutte scosse, inoltre le pile si accesero senza essere collegate, a causa dell'intensità delle correnti parassite innescate dal plasma. In un mondo ipertecnologico e iperconnesso come il nostro i danni di una tempesta G5 potrebbero essere catastrofici. Fortunatamente non sarebbe il caso della potenziale tempesta del 31 gennaio – 1 febbraio.