Perché si vedranno tante stelle cadenti questa settimana, anche se la notte di San Lorenzo è passata
Il mese di agosto si verifica il picco massimo dello sciame meteorico più conosciuto e amato dell'anno, quello delle Perseidi, le cui “stelle cadenti” vengono comunemente chiamate Lacrime di San Lorenzo. La ragione risiede nel fatto che il martirio di Lorenzo, diacono di Roma condannato a morte da un editto dell'Imperatore Valeriano assieme ad altri esponenti della Chiesa, avvenne il 10 agosto del 258 dopo Cristo, nel periodo in cui le Perseidi raggiungono il massimo splendore nel cielo. La tradizione ha dunque associato il tragico epilogo e la sofferenza di San Lorenzo, arso vivo sulla graticola, con il passaggio delle splendide scie luminose nel cielo.
Ai giorni nostri il picco massimo delle Perseidi si verifica normalmente tra l'11 e il 13 agosto; per quest'anno, come spiegato dall'Unione Astrofili Italiani (UAI), l'apice del fenomeno astronomico è stato raggiungo nell'orario diurno di oggi, lunedì 12 agosto 2024, per questa ragione diversi esperti hanno raccomandato di tentare l'osservazione delle stelle cadenti – tecnicamente meteore – nella seconda parte della notte tra domenica 11 e domenica 12. Altri suggeriscono di farlo stanotte, tra il 12 e il 13. Non a caso il Virtual Telescope Project (VTP) guidato dall'astrofisico italiano Gianluca Masi ha programmato due eventi per l'osservazione online in diretta streaming. Il secondo si terrà proprio stanotte, a partire dalle 03:00 ora italiana (le 01:00 del Tempo Coordinato Universale – UTC) di martedì 13.
Nonostante il picco massimo delle Perseidi e la Notte di San Lorenzo siano passati, perché possiamo aspettarci di vedere tante belle stelle cadenti nel corso di tutta questa settimana? La ragione è legata al fatto che siamo innanzi a uno sciame meteorico, una “pioggia” di meteore che ha una durata più o meno lunga in base ai detriti che lo scatenano. Nel caso specifico si andrà avanti fino verso la fine di agosto. Ricordiamo che le stelle cadenti non hanno nulla a che vedere con gli astri che brillano nel firmamento, ma sono scie luminose generate dall'impatto di minuscoli frammenti e polveri (lasciati da comete e asteroidi) che si infrangono contro l'atmosfera terrestre. Nel caso delle Perseidi, la fonte è la scia di detriti della cometa periodica 109P/Swift-Tuttle, che torna a farci visita ogni 133 anni. L'ultima volta è stata nel 1992, la prossima sarà nel lontano 2126.
A ogni passaggio, la cometa rifornisce con nuovo materiale questa nube, rendendo lo sciame meteorico più vivido, intenso e ricco, regalando un numero sempre maggiore e spettacolare di meteore. Queste si verificano quando la Terra, nella sua orbita annuale attorno al Sole, va a sbattere – letteralmente – contro la nube lasciata dal passaggio della cometa. Quando i piccoli frammenti impattano con l'atmosfera terrestre a velocità impressionanti – di decine di chilometri al secondo – a causa dell'attrito vanno incontro a un fenomeno chiamato ablazione, che li distrugge e “infiamma”. L'intensità, la durata e il colore delle scie luminose sono legati a diversi fattori, che spaziano dalla grandezza del frammento coinvolto alla composizione chimica, passando per l'angolo di entrata e la velocità.
L'“incidente spaziale” tra la Terra e la nube lasciata dalla cometa 109P/Swift-Tuttle non è un evento di un giorno. Gli sciami meteorici hanno infatti una durata che può arrivare anche a diverse settimane. Nel caso delle Perseidi, in generale le stelle cadenti si vedono tra la metà di luglio e la fine di agosto, con il picco massimo concentrato tra l'11 e il 13. “Le Perseidi dovrebbero essere ben visibili un paio di giorni prima e dopo, con le condizioni meteorologiche e di luce locali probabilmente fattori più significativi del picco matematico preciso”, ha spiegato al Guardian il dottor Ed Bloomer, astronomo presso il Royal Observatory Greenwich.
Il riferimento è proprio alle giornate a ridosso del picco massimo, che ricordiamo essere proprio oggi, quindi occhi al cielo che siamo ancora nel momento migliore per tentare l'osservazione, coadiuvata anche dall'assenza della Luna nella seconda parte della notte. A tal proposito ricordiamo che il nome degli sciami meteorici è legato al radiante, cioè l'area del cielo cui sembrano originare le meteore, a sua volta associato a una costellazione. In questo caso si tratta di quella di Perseo, che in questi giorni è ben visibile tra Nord Est ed Est nel cuore della notte. Le stelle cadenti possono attraversare larga parte del firmamento, quindi non conviene focalizzarsi sul solo radiante, che andrebbe tenuto sotto controllo con la coda dell'occhio, come spiegato dal dottor Bloomer.