Perché si parla di influenza australiana in Italia, sintomi e come riconoscere questa forma influenzale
Il virus dell’influenza australiana, o virus dell’influenza stagionale A sottotipo H3N2 (A/H3N2), è uno dei ceppi di influenza stagionale che circola a livello globale: è soprannominato virus dell’influenza australiana perché responsabile di pesanti epidemie influenzali in Australia, inclusa quella della stagione che lì si è da poco conclusa.
In Italia, i primi casi di influenza registrati nel nostro Paese, caratterizzati dai sintomi tipici di queste infezioni respiratorie, inclusi febbre, tosse solitamente secca, mal di gola e naso che cola, indicano che la circolazione dei virus influenzali è già iniziata: tuttavia, per capire se si tratta di focolai di influenza australiana o se la nostra stagione influenzale 2024-2025 sarà dominata da un altro virus di tipo A oppure dai virus in tipo B, bisognerà però attendere i dati della sorveglianza virologica RespiVirNet, prevista dall’11 novembre.
Cos’è l’influenza australiana e perché si parla del virus in Italia
L’influenza australiana è l’infezione respiratoria causata da virus dell’influenza stagionale A sottotipo H3N2 (A/H3N2), uno dei virus dell’influenza umana di tipo A che circola in tutto il mondo.
Il sottotipo H3N2, in particolare, è emerso come virus dell’influenza umana a Hong Kong nel 1968, in seguito alla ricombinazione tra il virus stagionale A/H2N2 precedentemente circolante e un virus aviario A/H3, innescando un’importante epidemia globale associata a più di un milione di decessi in tutto il mondo: da allora, questo sottotipo di influenza A si è notevolmente evoluto, dando origine a diverse varianti (cladi e sottocladi) circolate come virus stagionali e responsabili di intense epidemie influenzali a livello globale. L’A/H3N2 è inoltre associato a insoliti focolai di influenza che si verificano in estate nelle regioni temperate.
Il motivo per cui in Italia si parla tanto di influenza australiana è legato alla più alta trasmissibilità di questo virus che, quando predominante – come accaduto in Australia nella stagione influenzale da poco conclusa – è responsabile di un alto numero di infezioni e, di conseguenza, di un più alto numero di casi gravi. In Australia, in particolare, l’H3N2 ha causato una stagione influenzale particolarmente intensa, ritenuta la peggiore che il Paese abbia mai sperimentato negli ultimi otto anni. Sempre nell’emisfero australe, il virus H3N2 è stato predominante anche in Argentina, Cile, Uruguay ed Ecuador, mentre nella regione australe dell’Africa, al contrario, a predominare è stato un altro sottotipo di virus A, l’H1N1.
Al momento, per sapere se in Italia, la nostra stagione influenzale 2024-2025 sarà dominata dal sottotipo H3N2 o da un altro virus di tipo A oppure dai virus in tipo B, bisognerà però attendere i dati della sorveglianza virologica RespiVirNet, il monitoraggio della circolazione dei diversi virus respiratori effettuato dall’Istituto Superiore di Sanità con il sostegno del Ministero della Salute, il cui avvio è previsto dall’11 novembre e il primo rapporto settimanale atteso entro le successive 2-3 settimane.
Quali sono i sintomi dell’influenza australiana
L’influenza, indipendentemente dal ceppo virale, si manifesta con sintomi tipici, tra cui l’improvvisa insorgenza di febbre, tosse e forte malessere. La tosse può persistere per due o più settimane, anche se la gravità della malattia può variare da persona a persona, in relazione all’età e all’appartenenza a gruppi a più alto rischio, tra cui i bambini molto piccoli, gli anziani, le donne in gravidanza e le persone con condizioni di salute sottostanti, come asma, diabete o malattie cardiache..
I sintomi dell’influenza stagionale includono:
- febbre,
- tosse (solitamente secca)
- mal di testa
- dolori muscolari e articolari
- malessere
- mal di gola
- naso che cola
Tra i sintomi di un’influenza australiana o quella causata da un virus influenzale A H1N1, oppure da un virus influenzale di tipo B non ci sono differenze sostanziali: ciò che cambia è la trasmissibilità del virus che, nel caso dei virus di tipo A, incluso quello dell’influenza australiana, è più alta: ciò determina livelli di attività influenzale più elevati e, in proporzione, un maggior numero di forme gravi.
Quanto dura l’influenza e come si cura
Nella maggior parte dei casi, i sintomi dell’influenza si risolvono entro una settimana senza bisogno di particolari cure mediche. Generalmente, il trattamento consiste in un periodo di riposo, nell’assunzione di liquidi utili a reintegrare quelli persi a causa della febbre e della sudorazione, mentre il ricorso ai farmaci è generalmente limitato ad analgesici (per limitare i dolori muscolari o articolari) e antipiretici (per abbassare la temperatura).
Particolare attenzione va posta nei confronti di bambini, anziani e persone ad alto rischio di sviluppare una malattia grave o complicata, soprattutto quando i sintomi tendono a persistere oltre i 5-7 giorni, oppure quando la febbre non accenna a scendere neanche dopo l’uso di antipiretici. In questi casi è opportuno cercare assistenza medica e il trattamento con farmaci antivirali.
Come distinguere l’influenza dal Covid
I virus dell’influenza e le più recenti varianti del coronavirus che causano il Covid sono virus respiratori, le cui infezioni sono caratterizzate da sintomi simili: distinguere l’influenza dal Covid sulla base dei soli sintomi è quindi difficile, anche perché il Covid può manifestarsi con segni clinici diversi a seconda dei casi, determinando ad esempio forme di malattia più gravi, quindi più simili all’influenza, ma anche una malattia più leggera, magari caratterizzata solo da un po’ di tosse. L’unico modo per avere la certezza che non si tratti di Covid è fare un tampone, che potrà accertare o meno la positività a Sars-Cov-2.
Come evitare l’influenza stagionale
Il modo migliore per evitare l’influenza è la vaccinazione antinfluenzale: i vaccini antinfluenzali attualmente disponibili in Italia, come da raccomandazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per la stagione influenzale dell’emisfero settentrionale 2024-2025, coprono sia la variante australiana A (H3N2) sia il sottotipo A (H1N1), e un virus di tipo B.
La somministrazione avviene in un’unica dose, per via intramuscolare, ed è consigliata a partire dai 6 mesi di età, salvo specifiche controindicazioni: in particolare, è raccomandata per le persone con più di 65 anni d’età, donne in gravidanza e soggetti con patologie che comportano un aumento di rischio di complicanze da influenza.