Perché sempre più bambini nascono prematuri: la risposta di uno studio sulle microplastiche
Diversi anni fa, nel 2020, uno studio condotto da diverse università negli Stati Uniti aveva ipotizzato l'esistenza di un possibile collegamento tra il forte aumento di nascite premature registrato negli ultimi anni e l'inquinamento atmosferico. Ora, un nuovo lavoro di ricerca si è spinto oltre, indagando gli effetti sulla durata delle gravidanze di una specifica forma di inquinamento, quella da microplastiche e nanoplastiche.
Queste minuscole particelle di plastica, più piccole di 5 millimetri, sono praticamente ovunque: recenti studi le avevano già rintracciate nella placenta umana (e non solo), ma sono state trovate anche nello sperma, all'interno di diversi organi e nel sangue umano. Anche se sono un fenomeno relativamente recente, motivo per cui i loro effetti sul corpo umano non sono ancora del tutto noti, sappiamo che possono rappresentare diversi rischi per la salute.
Lo studio sulle nascite premature
Ora, questo studio ne conferma un altro possibile effetto collaterale: i ricercatori che lo hanno condotto – un gruppo di scienziati da diversi istituti e università statunitensi – hanno infatti scoperto che la concentrazione di microplastiche è in media maggiore nella placente dei nati prematuri che in quelle dei nati a termine, un dato che sembra in contraddizione con la stessa durata della gravidanze.
I ricercatori hanno utilizzato la spettrometria di massa altamente sensibile per analizzare 175 placenta, 100 placenta raccolte a termine e 75 da parti prematuri (meno di 37 settimane di gravidanza): in questo modo hanno visto che non solo la concentrazione di microplastiche e nanoplasiche era maggiore nelle seconde piuttosto che nelle prime, ma anche che i livelli con cui queste particelle erano presenti nei campioni di placenta da parti prematuri erano perfino maggiori di quelli normalmente riscontrati nel sangue umano.
Cosa significa questa scoperta
"La scoperta di concentrazioni più elevate nelle placente da parti pretermine è stata sorprendente perché sembra in contraddizione rispetto a ciò che ci si potrebbe aspettare", spiegano i ricercatori: se infatti la quantità di microparticelle di plastica presenti nella placenta fosse stata proporzionata alla durata della gravidanza, sarebbe dovuta essere maggiore nelle placente dei bambini nati a termine della gravidanza rispetto a quelli nati prima dei normali nove mesi, proprio perché nelle prime le particelle avrebbero avuto più tempo per accumularsi.
Anche se saranno necessari ulteriori studi e verifiche, quest'apparente contraddizione secondo i ricercatori potrebbe bastare a suggerire "la possibilità che l'accumulo di microplastiche possa contribuire al rischio di parto pretermine". Considerato che questa eventualità rappresenta la causa più frequente di morte in età neonatale, spesso senza che siano noti i fattori che l'abbiano determinata, questo studio fornirebbe un nuovo conferma di quanto la presenza incontrollata di microplastiche rappresenti una minaccia non trascurabile per la salute umana, oltre che per quella dell'ambiente e delle altre forme di vita.