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Perché queste incisioni preistoriche sono un punto di svolta per l’evoluzione dell’uomo

Un team di ricerca internazionale ha scoperto delle incisioni deliberate su alcuni manufatti realizzati tra 54.000 e 100.000 anni fa, nel Paleolitico medio. Per gli scienziati rappresentano un’enorme balzo in avanti evolutivo per l’essere umano.
A cura di Andrea Centini
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Credit: E. Ostrovsky / M. Smelansky / E. Paixao and L. Schunk
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L'analisi approfondita delle incisioni su alcuni manufatti preistorici datati tra i 54.000 e i 100.000 anni fa ha fatto emergere una realtà estremamente affascinante: già nel Paleolitico medio (300.000 – 35.000 anni fa) i nostri antenati avevano la capacità di esprimersi con dei simboli. In altri termini, avevano già sviluppato il pensiero astratto e dunque manifestavano una significativa evoluzione cognitiva. Sino a non molto tempo fa queste capacità concettuali degli uomini del Paleolitico medio erano ritenute aneddotiche, con la comunità scientifica non concorde sulla natura volontaria dei segni trovati su manufatti di decine e decine di migliaia di anni fa.

In genere si riteneva che quegli elementi fossero delle abrasioni o il risultato del deterioramento dovuto all'utilizzo degli strumenti, ad esempio per rendere più affilata e tagliente una felce. Ora, grazie a scansioni condotte con potenti scanner laser tridimensionali (3D), i ricercatori sono riusciti a discernere dei pattern simbolici su alcuni di questi antichissimi oggetti. In alcuni casi questi manufatti erano stati intagliati deliberatamente per creare delle decorazioni geometriche. Potrebbe sembrare un dettaglio di poco conto, ma in realtà è un balzo in avanti incredibilmente lungo compiuto dal cervello dei nostri antenati; lo sviluppo del pensiero astratto e del comportamento simbolico che ha permesso loro di evolversi in quello che è oggi l'essere umano.

Credit: Credit: E. Ostrovsky / M. Smelansky / E. Paixao and L. Schunk
Credit: Credit: E. Ostrovsky / M. Smelansky / E. Paixao and L. Schunk

A scoprire le incisioni simboliche su alcuni manufatti risalenti al Paleolitico medio è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati israeliani dell'Istituto di archeologia dell'Università ebraica di Gerusalemme e del Dipartimento di Archeologia dell'Università Ben-Gurion del Negev, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi portoghesi dell'ICArEHB – Centro interdisciplinare per l'archeologia e l'evoluzione del comportamento umano dell'Università dell'Algarve. I ricercatori, coordinati dalla dottoressa Mae Goder-Goldberger, si sono concentrati su alcuni reperti recuperati in quattro siti archeologici del Levante di grande importanza: le grotte di Manot, Amud e Qafzeh e il sito all'aperto di Quneitra. Nello specifico hanno scansionato in 3D un nucleo centripeto di 68 mila anni; un altro di 100.000 anni e altri manufatti litici e corticali di 54.000 e 55.000 anni. Dai render è emerso che i manufatti di Manot, Qafzeh e Quneitra avevano delle incisioni con geometrie ben precise, fatte deliberatamente per allinearsi con la superficie degli oggetti. L'intento era chiaramente estetico e simbolico. I manufatti della grotta di Amud presentavano invece soltanto segni compatibili con l'usura e l'abrasione, pertanto non evidenziavano capacità astratte dei loro creatori.

Credit: Erella Hovers
Credit: Erella Hovers

Si riteneva che l'arte o espressione astratta sarebbe emersa molto più tardi nell'essere umano, ma sempre più prove come questi manufatti evidenziano che tali comportamenti simbolici erano già radicati nel Paleolitico medio. Basti ricordare che ricercatori dell’Università Griffith e di alcuni istituti indonesiani hanno recentemente scoperto sull’isola di Sulawesi la più antica pittura rupestre mai rinvenuta, un'opera di arte figurativa datata 51.200 anni (che forse rappresenta una scena di caccia al suino). I manufatti incisi del Levante sono ancora più antichi.

“Il pensiero astratto è una pietra angolare dell'evoluzione cognitiva umana. Le incisioni deliberate trovate su questi artefatti evidenziano la capacità di espressione simbolica e suggeriscono una società con abilità concettuali avanzate”, ha dichiarato in un comunicato stampa la dottoressa Mae Goder-Goldberger. “La metodologia da noi impiegata non solo evidenzia la natura intenzionale di queste incisioni, ma fornisce anche per la prima volta un quadro comparativo per studiare manufatti simili, arricchendo la nostra comprensione delle società del Paleolitico medio”, gli ha fatto eco il coautore dello studio João Marreiros. I dettagli della ricerca “Incised stone artefacts from the Levantine Middle Palaeolithic and human behavioural complexity” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Archaeological and Anthropological Sciences.

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