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Covid 19

Perché puoi rimanere negativo al Covid anche se in famiglia sono tutti positivi

La risposta arriva da uno studio pubblicato dai ricercatori dell’Imperial College di Londra sulla rivista scientifica Nature Communications.
A cura di Valeria Aiello
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Sarà probabilmente capitato a tutti di venire a conoscenza di casi di Covid che hanno riguardato famiglie intere ma anche di situazioni in cui, all’interno di uno stesso nucleo familiare, uno dei membri è risultato ripetutamente negativo al tampone molecolare mentre tutti gli altri intorno a lui erano positivi. Ci sono stati figli che hanno raccontato di essere scampati al “fuoco incrociato” di genitori entrambi positivi, nonostante avessero condiviso con loro stanze e abitudini di casa fino a poco prima di sapere dell’infezione, ma anche tanti genitori che, al contrario, sono rimasti negativi pur dovendosi prendere cura di figli positivi. Come è possibile?

In questi giorni, se consideriamo che una parte della popolazione mantiene un certo livello di immunità in seguito alla vaccinazione o una precedente infezione, questi casi negativi trovano una rapida spiegazione: sono persone che rimangono negative perché protette dallo scudo immunitario acquisito contro Sars-Cov-2. Ma una ricerca condotta durante la seconda ondata, prima che i vaccini fossero disponibili, ha messo in evidenza un altro fenomeno che chiama in causa la cosiddetta immunità cross-reattiva, ovvero la possibilità che persone mai esposte al virus siano comunque protette grazie all’immunità acquisita in seguito a una precedente infezione causata da un agente virale simile a Sars-Cov-2, che ad esempio potrebbe essere uno dei coronavirus responsabili del comune raffreddore stagionale, come HCoV-OC43 e HCoV-HKU1.

In questo studio, coordinato dai ricercatori dell’Imperial College di Londra, gli studiosi hanno valutato 52 contatti avvenuti in famiglie con almeno un membro positivo a Sars-Cov-2: le analisi dei campioni di sangue, recentemente pubblicate sulla rivista scientifica Nature Communications, hanno messo in evidenza che, rispetto ai positivi, i soggetti rimasti negativi avevano un più alto numero di cellule T della memoria cross-reattive, un tipo di linfociti in grado di ricordare il patogeno già incontrato ma anche di riconoscere più ceppi di uno stesso patogeno, probabilmente dovuti a una precedente infezione da parte di coronavirus del raffreddore o forse a un’infezione da Sars-Cov-2 rimasta asintomatica nella prima ondata di Covid.

Sarebbe dunque questo il motivo per cui queste persone sono rimaste negative nonostante fossero state esposte all’infezione, probabilmente perché queste cellule T della memoria cross-reattive (che non attaccano direttamente il virus né uccidono le cellule infettate) hanno rapidamente prodotto molecole in grado di stimolare l’attività di altri tipi di globuli bianchi capaci di contrastare l’infezione prima che fosse rilevabile attraverso il tampone molecolare.

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