Perché non è vero che c’è stato un incremento record di api negli Stati Uniti: i dubbi sui dati
Così piccole eppure così insostituibili. Le api svolgono un ruolo di vitale importanza per il nostro ecosistema: per capire quanto sia necessaria la loro presenza basta pensare che le api garantiscono il 70% dell'impollinazione di tutte le specie vegetali presenti sulla Terra (Ispra). Per questo motivo non possiamo correre il rischio che scompaiano. Eppure più del 40% degli invertebrati impollinatori – soprattutto farfalle e api – sono a rischio estinzione: solo il Europa il 9,2% delle specie di api potrebbe scomparire, secondo quanto indicato dall'Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN), a causa del cambiamento climatico e dell'uso massivo di pesticidi nell'agricoltura intensiva.
Ecco perché è stata accolta con grande entusiasmo la notizia appena arrivata dagli Stati Uniti secondo cui il numero di api domestiche non è mai stato così alto. Il dato si deve all'ultimo censimento del National Agricultural Statistics Service dell'USDA, il Dipartimento dell'Agricoltura degli Usa. Rispetto all'ultimo censimento, effettuato nel 2007, le api domestiche sarebbero state la specie allevata che ha visto la crescita più intensa e rapida: oggi le colonie presenti in tutti gli Stati Uniti sarebbero 3,8 milioni, un numero più che raddoppiato rispetto al 2006 (+160%).
Cosa è successo negli ultimi venti anni
L'incremento record segnalato dal censimento dell'USDA sarebbe quindi da attribuire alla forte crescita delle attività e delle aziende di apicoltura avvenuta negli ultimi anni. Dal 2007 al 2022 sono aumentate di ben un milione e solo in Texas le attività di questo tipo sono cresciute dalle 1.284 del 2007 alle 8.939 del 2022.
La notizia ha destato entusiasmo, ma anche perplessità. A partire dal 2006, quando per la prima volta gli apicoltori statunitensi hanno iniziato a notare un'insolita diminuzione di api nelle proprie colonie, le notizie sullo stato delle api negli Stati Uniti sono sempre state negative e allarmanti. Solo qualche mese fa, a giugno 2023, un sondaggio dell'Università del Maryland e dell'Università di Auburn ha rilevato, che nonostante il numero delle colonie fosse rimasto stabile, gli apicoltori avevano perso circa il 48% delle loro colonie in un solo anno (aprile 2022-aprile 2023).
I dubbi sul boom di api negli Stati Uniti
Insomma, nessuno si aspettava numeri simili a quelli diffusi dal censimento effettuato sulle colonie di api negli Stati Uniti. La notizia della loro crescita record è stata accolta con scetticismo. Ad esempio, secondo il Washington Post, i dati non trovano corrispondenza in altre fonti, come il rapporto dell'USDA sulla produzione di miele secondo cui le colonie di api stanno diventando sempre più piccole.
L'effetto inflazione sul conteggio delle colonie di api
La tesi sostenuta dal Washington Post è che i dati del censimento del National Agricultural Statistics Service non possano essere letti senza tenere in considerazione il metodo con cui stati ottenuti, cosa indicano e il contesto economico presente. Uno dei fattori che potrebbe aver gonfiato i risultati è infatti l'inflazione, che ha fatto aumentare in modo significato il costo del miele negli ultimi.
Il censimento infatti conta tutte le attività di apicoltura che fatturano all'anno un minimo di 1.000 dollari dalla vendita dei propri prodotti. Il fatto che oggi il prezzo del miele sia aumentato per effetto dell'inflazione potrebbe aver fatto rientrare nel conteggio del censimento anche i piccoli produttori che praticano l'apicoltura non come attività commerciale ma come hobby. Questo potrebbe quindi aver fatto aumentare il numero di colonie considerate nel censimento, senza che ci sia un effettivo riscontro nel numero di api domestiche effettivamente presenti negli Stati Uniti, o che comunque il loro aumento, anche se reale, non sia tale da rispecchiare la crescita del 160%, indicata nel censimento, del numero di colonie domestiche.