Perché ora il governo italiano vuole vaccinare i tacchini: la nuova strategia contro l’aviaria

Il Ministero della Salute ha finanziato uno studio sperimentale che prevede la vaccinazione di 5.000 tacchini in due allevamenti contro il virus dell'influenza aviaria A (H5N1) ad alta patogenicità (HPAI). Lo ha annunciato il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato alla Camera in risposta all'interrogazione parlamentare presentata dalla deputata del Partito democratico Antonella Forattini.
Si tratta – spiega Gemmato – di una delle azioni predisposte per attuare le ultime indicazioni della Commissione europea che sta puntando sempre più su un approccio preventivo piuttosto che repressivo nel contenimento dei focolai di influenza aviaria. La vaccinazione dei tacchini non è la sola misura prevista dal governo italiano in questa nuova strategia preventiva.
L'influenza aviaria in Italia
Per questo anno, in Italia "nel periodo a rischio compreso tra settembre 2024 e marzo 2025 – prosegue il sottosegretario alla Salute – sono stati complessivamente confermati 56 focolai, che hanno interessato prevalentemente allevamenti di tacchini e galline ovaiole". Le regioni più colpite sono il Veneto e la Lombardia. Rispetto a queste situazioni, sono state attivate tutte le misure di prevenzione e contenimento previste in base al piano nazionale di sorveglianza.
A queste azioni di contenimento e sorveglianza, ora il Ministero ha annunciato di aver aggiunto nuove strategie che rispondono all'approccio preventivo verso cui si stanno orientando le istituzioni europee, rispetto alle misure repressive, "ritenute non più condivisibili sia socialmente che economicamente". Proprio a questo nuovo approccio rispondono lo studio che punta a vaccinare 5.000 tacchini in due allevamenti e un nuovo programma di sorveglianza degli allevamenti di bovini, attualmente in fase di studio del Centro di referenza nazionale. Questa misura punta a "rilevare precocemente – spiega Gemmato – qualsiasi rischio di spillover in queste specie del virus aviaria", proprio a fronte di quanto si sta verificando ormai da un anno a questa parte negli Stati Uniti.
L'attenzione sul virus dell'influenza aviaria
Negli ultimi mesi, l'attenzione a livello internazionale sulla diffusione dell'influenza aviaria è infatti cresciuta in modo importante dopo che negli Stati Uniti il virus si è diffuso negli allevamenti dei bovini da latte in modo importante: nell'ultimo anno sono state segnalate decine di casi anche negli uomini (per lo più persone esposte ad animali infetti) e a gennaio è stato registrato anche il primo decesso: una persona over 65 della Louisiana con diverse malattie pregresse.
Il virus dell'aviaria non è certo una novità, anche in Italia – ha spiegato ancora il sottosegretario alla Salute – ogni anno si registrano ciclicamente nuovi focolai soprattutto tra settembre e metà marzo, ovvero in corrispondenza del passaggio degli uccelli migratori. E in questi periodi vengono attivate misure preventive e di monitoraggio del virus. I volatili restano infatti gli ospiti per eccellenza del virus, anche se è stato riscontrato anche in altri animali, compresi mammiferi. A gennaio ad esempio il virus ha infettato anche un gatto in provincia di Bologna.