Perché non dovresti mai chiedere qual è il segreto della longevità alle persone più anziane del mondo
Il segreto di una vita più lunga sembra non risiedere in un unico fattore ma in una combinazione di elementi, tra cui una dieta equilibrata e uno stile di vita attivo. Eppure, nel caso dei centenari e ultracentenari, il segreto potrebbe non essere necessariamente nascosto in un’alimentazione particolare o nell’attività fisica regolare: lo confermerebbe anche la storia di Maria Branyas Morera, la donna spagnola nata negli Stati Uniti che deteneva il record di primato di persona vivente più anziana del mondo.
La signora Morera, morta lunedì 19 agosto 2024 all’età di 117 anni e 168 giorni, era entrata a fare parte del Guinness World Record nel gennaio 2023 (dopo la scomparsa di Lucile Randon all’età di 118 anni) e, a suo dire, la sua longevità era il risultato di “ordine, tranquillità, buoni rapporti con la famiglia e gli amici, contatto con la natura, stabilità emotiva, nessuna preoccupazione, nessun rimpianto, tanta positività e stare lontano dalle persone tossiche”.
Tuttavia, secondo gli esperti, nel suo caso, come quello di diverse altre persone che raggiungono e superano i 100 anni, la longevità potrebbe una questione di fortuna oppure di genetica o, addirittura, essere il frutto di causalità inversa, cioè di abitudini per cui si presume che producano determinate conseguenze, quando in realtà hanno un effetto contrario. Motivo per cui, avvertono gli scienziati, sarebbe meglio evitare di chiedere consigli sulla longevità ai centenari stessi: non solo non avrebbero un segreto ma potrebbero indurci a commettere errori. Ecco perché.
Qual è il segreto della longevità di centenari e ultracentenari
Le persone che vivono più a lungo della media, raggiungendo e superando i 100 anni di età, potrebbero non avere un segreto di longevità legato necessariamente alla dieta o un particolare stile di vita. Anzi. Potrebbero avere abitudini sbagliate che, per qualche ragione, su di loro non producono alcun effetto.
Cosa sia realmente a determinare la loro eccezionale longevità è infatti ancora oggetto di numerosi studi, in particolare nelle blue zones, le aree del mondo dove si registra una maggiore concentrazione di centenari (una di queste zone si trova anche in Italia, in Sardegna, nella regione dell’ Ogliastra, ma si conoscono blue zones anche in Giappone, a Oknawa, in Grecia, sull’isola di Ikaria, e a Nycoya, in Costa Rica). Da queste ricerche, sono emerse diverse teorie su come facciano alcune persone a vivere oltre i 100 anni, di cui due tesi in particolare che, come spiegato dagli esperti, non si escludono a vicenda.
La prima tesi è, come detto, legata alla fortuna: in pratica, ha chiarito al Guardian il professor Richard Faragher, professore di biogerontologia all’Università di Brighton (Regno Unito), è un errore pensare che certe abitudini dei centenari siano il loro segreto della longevità. “Il solo fatto che si possa sopravvivere fumando 60 sigarette al giorno non significa che fumare 60 sigarette al giorno faccia bene” ha affermato Faragher, aggiungendo che la seconda ipotesi è legata a caratteristiche genetiche specifiche, che possono predisporre a una vita più lunga.
In entrambi i casi, la sua conclusione è però la stessa: “Non accettare mai consigli su salute e stile di vita dai centenari – avverte Faragher – . Quello che si nota nella maggior parte dei centenari la maggior parte delle volte – e queste sono generalizzazioni – è che non fanno molto esercizio fisico. Molto spesso, la loro dieta è piuttosto malsana e in alcuni casi sono anche fumatori”.
“Questo va contro le numerose prove epidemiologiche che abbiamo su come estendere la nostra aspettativa di vita in salute” ha osservato l’esperto, ricordando che alcuni più ampi studi sulla questione hanno dimostrato che non fumare, fare esercizio fisico, bere con moderazione e mangiare cinque porzioni di frutta e verdura al giorno possono aumentare l’aspettativa di vita anche di 14 anni. “Il fatto che i centenari facciano molte di queste cose malsane e poi riescano a vivere così a lungo dimostra che sono fortunati oppure hanno una buona genetica”.
Il ruolo della causalità inversa nella longevità
Un altro fattore che potrebbe giocare un ruolo nella longevità dei centenari è quello della causalità inversa, ovvero di abitudini per cui in cui si presume producano determinate conseguenza ma che, in realtà, possono produrre un effetto contrario. Ad esempio, l’idea che avere una prospettiva mentale positiva possa aiutarti a vivere per molto tempo potrebbe, almeno in parte, essere radicata nel fatto che le persone sono più ottimiste perché hanno una salute migliore.
“Ma quando è stata l’ultima volta che abbiamo avuto un atteggiamento mentale positivo con un mal di denti?” fa notare Faragher, osservando che uno dei più frequenti sbagli in cui incorriamo quando si pensa ai centenari è la tendenza a concentrarsi su ciò che può averli aiutati a vivere più a lungo e non su ciò che non ha accorciato la loro vita. “Non consideriamo i dis-abilitatori” ha evidenziato l’esperto.
La fortuna della longevità come “variabilità naturale”
Un’altra ipotesi sulla longevità si basa sulla variabilità naturale nel tasso di invecchiamento, come indicato dal professor David Gems, genetista dell'University College di Londra. Sebbene ci siano fattori noti che contribuiscono alla longevità (le donne, ad esempio, vivono generalmente più a lungo degli uomini), la fortuna dei centenari potrebbe risiedere nel fare parte di quel gruppo di persone che senza un apparente motivo vivrà più a lungo.
“Lavoro su vermi nematodi che vivono solo per un paio di settimane – ha affermato il professor Gems – . I vermi sono geneticamente identici tra loro e sono tenuti in condizioni identiche, ma i primi vermi muoiono di vecchiaia a circa 10 giorni e gli ultimi a circa 30 giorni”. D’altra parte, è anche vero che la fortuna va aiutata: qualcosa che al giorno d’oggi è possibile, grazie ad esempio a una migliore assistenza sanitaria e all’igiene che hanno dimostrato di aumentare l’aspettativa di vita, .
“Circa 100 anni fa, abbiamo iniziato a vedere enormi progressi nell’aspettativa di vita, dovuti a miglioramenti nella riduzione della probabilità di morte dei bambini” ha aggiunto il dottor David Sinclair, amministratore delegato dell’International Longevity Centre di Londra, sottolineando che ciò è stato in gran parte dovuto all’introduzione di vaccini e acqua pulita. “Quello che abbiamo visto negli ultimi 20 anni, e che vedremo nei prossimi 20 anni, è un effetto simile in termini di vecchiaia” ha indicato Sinclair, riferendosi anche all’importante contributo derivante dall’uso dei vaccini contro l’influenza, delle statine e di altri farmaci che potrebbero favorire l’aumento dell’aspettativa di vita tra le persone anziane.