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Covid 19

Perché non dobbiamo sottovalutare le nuove varianti di Omicron

La variante Omicron del coronavirus ha dato vita a diverse sottovarianti – come BA.4 e BA.5 – che potrebbero guidare le prossime ondate. Quali sono i rischi.
A cura di Andrea Centini
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Particelle virali del coronavirus su cellule. Credit: NIAID
Particelle virali del coronavirus su cellule. Credit: NIAID
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Da quando è scoppiata la pandemia di COVID-19, all'inizio del 2020, sono emerse molteplici varianti del coronavirus SARS-CoV-2, alcune delle quali hanno guidato le principali ondate dei contagi. Dalla fine del 2021 ha iniziato a imporsi la variante Omicron, scoperta in Sudafrica e caratterizzata da una moltitudine di mutazioni, in particolar modo sulla proteina S o Spike, il “grimaldello biologico” sfruttato dal patogeno per legarsi alle cellule umane, invaderle e avviare il processo di replicazione che determina la malattia (COVID-19). A causa del naturale processo di mutazione dei virus nell'ospite e dell'estrema circolazione virale, Omicron ha dato vita a un numero significativo di sottovarianti, alcune delle quali si stanno diffondendo rapidamente e potrebbero guidare ulteriori ondate di infezioni nel prossimo autunno. Al momento la pandemia è guidata principalmente dalla sottovariante BA.2, soprannominata “Omicron invisibile”, ma negli Stati Uniti inizia imporsi la BA.2.12.1 mentre in Sudafrica preoccupano BA.4 e BA.5.

Ciascuno di questi ceppi possiede mutazioni peculiari – tra le quali L452R e F486V nel dominio di legame del recettore sulla proteina Spike – che possono eludere con maggiore efficacia le nostre difese immunitarie, sia quelle indotte da una precedente infezione naturale (compresa quella della variante Omicron originale) che quelle derivate dalla vaccinazione. È tuttavia doveroso sottolineare che, pur riuscendo a resistere agli anticorpi neutralizzanti e dunque a determinare l'infezione, gli esperti sottolineano che il vaccino anti Covid resta comunque uno scudo preziosissimo contro la malattia grave e il ricovero, soprattutto con terza dose / booster. L'elusività delle sottovarianti BA.4 e BA.5 è stata rilevata dal recente studio “Omicron sub-lineages BA.4/BA.5 escape BA.1 infection elicited neutralizing immunity” guidato da scienziati dell'Africa Health Research Institute di Durban (Sudafrica) e dell'Università di KwaZulu-Natal, che hanno collaborato con i colleghi dell'Istituto Nazionale per le Malattie Trasmissibili. I ricercatori, dopo aver isolato i virus BA.4 e BA.5 vivi e averli testati contro l'immunità neutralizzante indotta dall'infezione da Omicron (BA.1), hanno osservato una capacità di fuga immunitaria tale da ritenere “improbabile una protezione dall'infezione sintomatica”, in particolar modo nei soggetti non vaccinati e già contagiati da BA.1. Per questo secondo il team coordinato dal professor Alex Sigal le due sottovarianti “hanno il potenziale per provocare una nuova ondata di infezioni”.

In un'intervista a La Stampa il professor Guido Rasi, ex direttore dell'Agenzia Europea per i Medicinali (EMA), ha specificato che il pericolo legato alle sottovarianti BA.4 e BA.5 è reale: “Gli studi condotti in Sudafrica – afferma lo scienziato – indicano che le due sub varianti un vantaggio competitivo lo hanno, altrimenti non avrebbero preso il posto della versione originale di Omicron. E come avremmo dovuto ormai aver appreso dalle altre versioni mutate del virus, se sono più contagiose nel giro di qualche settimana arrivano. L’estate potrebbe rallentarne la marcia ma poi potremmo ritrovarci ad affrontare il terzo autunno problematico dell’era pandemica”. In parole semplici, è possibile aspettarsi una potenziale ondata di nuovi contagi al rientro dalle vacanze estive. Rasi specifica che i sintomi delle due sottovarianti sono un po' diversi dalla Omicron base, citando ad esempio vertigini, mal di stomaco, naso che cola, male all'orecchio, meno tosse e più spossatezza, ma aggiunge che sussiste comunque il rischio di polmoniti, in particolar modo in coloro che non sono vaccinati.

In una intervista a Fortune il professor Alex Sigal ha affermato che, al momento, nei pazienti contagiati dalle sottovarianti BA.4 e BA.5 non ha osservato “i primi sintomi di distress respiratorio”, che rappresenta una delle complicazioni più pericolose in assoluto della COVID-19. Secondo l'esperto queste infezioni sono “poco piacevoli”, ma il rischio di morire risulterebbe inferiore rispetto a quello provocato dai precedenti ceppi. Questo anche perché la famiglia Omicron sembra colpire di più le alte vie respiratorie, come la trachea, e meno i polmoni. Gli scienziati continueranno a monitore a fondo tutte le sottovarianti di Omicron, nella speranza non diano vita a nuove e problematiche ondate nei prossimi mesi.

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