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Perché non devi mai gettare antibiotici e altri farmaci nel water o nella spazzatura

In molti, per liberarsi di farmaci scaduti o inutilizzati, invece di lasciarli negli appositi depositi per medicinali preferiscono gettarli nella spazzatura o nel water. È un comportamento assolutamente da evitare, come sottolineato dalla professoressa Ilaria Capua. Ecco quali sono le ragioni.
A cura di Andrea Centini
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Al termine dello spettacolo teatrale “Le Parole della Salute Circolare” tenutosi il 4 aprile all'Università Sapienza di Roma, la virologa e saggista Ilaria Capua ha ricordato che ciascuno di noi può dare il proprio (importante) contributo per proteggere l'ambiente e la salute, saldamente interconnessi. La scienziata ha sottolineato che, a tal proposito, c'è un comportamento assolutamente da evitare, ovvero quello di gettare antibiotici e altri farmaci nel water o nella spazzatura. In molti, soprattutto dopo la scadenza, invece di lasciarli negli appositi depositi per farmaci (disponibili in molte farmacie ma non in tutte), preferiscono liberarsene rapidamente tirando lo sciacquone, oppure buttandoli nell'indifferenziata. Si tratta di gesti che per alcuni potrebbero apparire “innocui”, ma in realtà sono tra i più impattanti in assoluto sotto il profilo della responsabilità del singolo.

Come spiegato dalla professoressa Capua, infatti, i farmaci così smaltiti finiscono nel terreno, in mare, dove oltre a inquinare gli ecosistemi finiscono per tornarci indietro come un boomerang, ad esempio attraverso la catena alimentare, l'acqua dolce che beviamo. L'esposizione a piccole dosi – ma croniche – dei principi attivi presenti nei medicinali, difficilmente degradabili nell'ambiente, può avere effetti nocivi sulla nostra salute e su quella di altri animali, piante e microorganismi, ma non è questo il pericolo principale, bensì la resistenza agli antibiotici. I batteri esposti continuamente a questi medicinali dispersi nell'ambiente possono appunto diventare resistenti, ad esempio attraverso la combinazione di mutazioni genetiche e naturali processi di replicazione. Alcuni batteri potrebbero presentare mutazioni casuali in grado di proteggerli dalle molecole antibiotiche; quelli superstiti all'esposizione ambientale possono continuare a replicarsi dando vita a colonie di cosiddetti "superbatteri" che non vengono più uccisi dall'assunzione degli antibiotici. La resistenza può essere catalizzata anche dall'utilizzo improprio di questi farmaci, ad esempio assumendoli deliberatamente senza alcuna indicazione del medico (ricordiamo che gli antibiotici sono inutili contro i virus) oppure non aderendo al ciclo prescritto.

Batteri come Acinetobacter baumannii, Pseudomonas aeruginosa e diverse specie di Enterobacteriaceae – come l'Escherichia coli ed esponenti dei generi Klebsiella, Serratia e Proteussono stati inseriti in una sorta di lista nera dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) poiché rappresentano una minaccia concreta per la salute pubblica, proprio alla luce della resistenza agli antibiotici. Questi microorganismi, estremamente diffusi in ambienti ospedalieri, sono diventati resistenti a diverse tipologie di antibiotici come carbapenemi, macrolidi, penicilline, fluorochinoloni e altri. Come raccontato da Ilaria Capua durante il suo spettacolo, fu proprio Sir Alexander Fleming – scopritore della penicillina – durante il ritiro del Premio Nobel per la Fisiologia e la Medicina (1945) a mettere in allerta l'opinione pubblica e la comunità scientifica sui rischi dell'utilizzo improprio degli antibiotici, proprio perché avrebbe favorito questa resistenza.

In Italia si tratta di un problema particolarmente grave, per diverse ragioni. Basti sapere che, recentemente, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) ha bacchettato l'Italia perché i medici prescrivono troppi antibiotici. Secondo i dati del 2017, nel nostro Paese venivano prescritte 28 dosi ogni mille abitanti per le cure primarie, rispetto a una media di 18 dosi nei Paesi OCSE. Inoltre, dato ancor più inquietante, in Italia si verificano circa 11.000 morti all'anno a causa delle infezioni da superbatteri, ovvero un terzo delle circa 33.000 che avvengono in tutta Europa (1,3 milioni nel mondo). La maggior parte delle vittime italiane si infetta in ospedale o in altre strutture di assistenza sanitaria. Se ciò non bastasse, l’Associazione delle imprese del farmaco (Farmindustria) ha stimato che nel nostro Paese la resistenza agli antibiotici causerà una vera e propria strage entro il 2050, con ben 450.000 vittime. Alla luce di questi dati allarmanti non possiamo che ribadire i consigli dati dalla professoressa Capua durante lo spettacolo teatrale, basato sul suo omonimo libro: non gettare gli antibiotici nell'ambiente e utilizzarli solo e soltanto quando richiesto dal medico, aderendo perfettamente alla prescrizione.

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