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Perché molti potrebbero essere già immunizzati al vaiolo delle scimmie: le risposte di Rezza

Il recente aumento in Africa di casi Mpox, noto fino a qualche anno fa come “vaiolo delle scimmie”, ha portato l’Oms a dichiarare lo stato di emergenza sanitaria internazionale, mentre nelle ultime ore due casi sono stati confermati fuori dai confini africani, uno in Svezia e l’altro in Pakistan. Il professor Giovanni Rezza spiega perché molti, soprattutto tra gli anziani, potrebbero essere già coperti dal rischio di contagio.
Intervista a Prof. Giovanni Rezza
Epidemiologo ed ex direttore generale della Prevenzione sanitaria del Ministero della Salute
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Ieri un caso in Svezia, oggi un altro in Pakistan. Dopo nemmeno 48 ore dalla decisione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) di assegnare all'attuale epidemia in Africa di Mpox – in passato noto come "vaiolo delle scimmie" – lo status di emergenza sanitaria internazionale, sono stati confermati i primi casi anche fuori dai confini dell'Africa, dove (nello specifico in Africa centrale e occidentale) il Monkeypox virus è endemico.

La decisione dell'Oms si deve al recente aumento di casi del ceppo Clade I del virus Mpox in un numero crescente di paesi dell'Africa, in particolare nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), ma anche in Burundi, Kenya, Rwanda e Uganda. Questa recente evoluzione dell'epidemia ha portato il Direttore Generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, a definire "preoccupante" il potenziale per una ulteriore diffusione in Africa.

Giovanni Rezza, epidemiologo ed ex direttore generale della Prevenzione sanitaria del Ministero della Salute, oggi professore d'igiene presso l'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, ha spiegato a Fanpage.it come interpretare le recenti notizie dei primi casi di Mpox fuori dall'Africa e quali sono i rischi legati all'attuale epidemia in corso. Come spiega il portale dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss), il Mpox è "la più importante infezione da orthopoxvirus nell'uomo dall'eradicazione del vaiolo": qui vi lasciamo una scheda di approfondimento sui sintomi e le modalità di trasmissione del virus.

Come dobbiamo interpretare questi nuovi casi di Mpox fuori dai confini dell'Africa?

Partiamo da una premessa. Sono decenni che il virus Mpox sta aumentando la sua circolazione, già nel 2022 l'Oms aveva dichiarato l'emergenza sanitaria internazionale per un significativo aumento dei casi.

Il virus responsabile del Mpox è infatti molto simile a quello responsabile del vaiolo, eradicato a fine degli anni '70, grazie alla vasta campagna di vaccinazione. Questo significa che i nati all'incirca prima del 1975 (e soprattutto coloro che oggi sono anziani) sono quasi totalmente coperto dal rischio di contagio, non solo per il vaiolo ma anche per il Mpox, data la forte somiglianza tra i due virus. Si stima che il vaccino per il vaiolo protegga anche dal Mpox nell'85% dei casi.

Poi cos'è cambiato?

Man mano che trascorrono gli anni diminuisce il numero di persone immunizzate (o perché sono state vaccinate o perché hanno contratto il virus quando ancora il vaiolo non era stato eradicato). Il Mpox, che agli inizi aveva una nicchia ecologica molto ristretta, si sta diffondendo progressivamente di più perché sono di più le persone esposte al rischio di contagio.

Qual è la differenza tra l'epidemia attuale e quella del 2022?

La recrudescenza di casi del 2022, che l'Oms aveva definito "emergenza sanitaria internazionale", aveva interessato soprattutto la Repubblica del Congo ed era dovuta al cosiddetto "Clade II", considerato meno virulento e letale del Clade I, il ceppo che invece è responsabile dell'attuale aumento dei casi in Africa.

Qual è il rischio di diffusione del virus?

In Africa la maggior parte della popolazione non è vaccinata, quindi il rischio che il virus si diffonda è maggiore che altrove. Il Mpox si trasmette infatti soprattutto per contatto diretto, ovvero per via sessuale o per via respiratoria, ma il contatto deve essere molto ravvicinato, ad esempio all'interno di contesti familiari o ospedalieri.

Non siamo di fronte a un nuovo rischio pandemia?

Anche se, date le condizioni attuali, non possiamo escludere che si verifichino dei casi anche fuori dai confini dell'Africa, le stesse modalità di infezione implicano un grado di trasmissibilità diverso da quello del SARS-CoV-2. La trasmissione infatti richiede un contatto molto vicino. Oltre che per via sessuale, il contagio può avvenire per via respiratoria, ma non aerea, come succede invece per il Covid.

Cosa cambia tra via aerea e via respiratoria?

Il contagio per via aerea avviene tramite l'esposizione ai droplets, ovvero le goccioline respiratorie, emesse da una persona infetta, anche a distanza. La trasmissione per via respiratoria richiede invece un contatto molto più ravvicinato, ovvero che si venga in contatto direttamente con la saliva della persona infetta.

Allora come mai l'Oms ha dichiarato lo stato di emergenza sanitaria internazionale?

Sicuramente la decisione dell'Oms si deve alla volontà di diffondere più informazioni sulla malattia e smuovere risorse per incentivare la campagna vaccinale nella stessa Africa. È importante infatti ricordare che esiste un vaccino per il virus mpox. Si tratta di un vaccino MVA-BN, un vaccino basato su un vettore animale modificato (ceppo di Ankara) non replicante nell'uomo, assolutamente sicuro ed efficace.

Fuori dall'Africa cosa possiamo fare per evitare un aumento dei casi?

In Europa disponiamo di un certo numero di vaccini che potrebbe essere utilizzato per la popolazione ad altro rischio, com'è successo nel 2022, quando si decise di utilizzarle sulle persone a maggiore rischio sessuale. Ma è troppo presto per poter prevedere un'azione di questo tipo.

Quello che invece dobbiamo fare oggi è osservare cosa succede, se si verificherà o meno uno spillover dall'Africa in Europa, ed eventualmente studiare la strategia vaccinale migliore. Ma non siamo ancora in queste condizioni: è importante distinguere i casi isolati di questi giorni da quelli dovuti a un eventuale contagio locale. Dato che non siamo a questo punto, per il momento è importante conoscere l'esistenza della malattia, avere gli strumenti per riconoscere un possibile caso e contattare subito il proprio medico così da prendere tutte le misure necessarie per bloccare sul nascere eventuali focolai.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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