Perché molti pesci e altri animali sono chiari sotto e scuri sopra: il segreto della contrombreggiatura
Osservando una sardina, una spigola o magari un grande squalo bianco, nonostante le significative differenze morfologiche e dimensionali si può notare che questi pesci hanno tutti una caratteristica comune sotto il profilo della colorazione: sono più chiari nella zona ventrale e più scuri in quella dorsale. Questa disposizione cromatica possiamo osservarla anche in moltissime altre specie marine, non solo di pesci, ma anche ad esempio nei cetacei, nelle tartarughe e in altri animali che popolano mari e oceani.
Si tratta di un classico esempio di convergenza evolutiva, in cui specie appartenenti a gruppi tassonomici differenti sviluppano caratteristiche condivise, legate all'adattamento all'ambiente in cui vivono. Basti pensare alla forma idrodinamica di un pesce, un delfino (mammifero marino) e un ittiosauro (rettile marino preistorico) per comprendere il significato di questo concetto biologico. Anche i colori vengono sottoposti alla selezione naturale; nel regno degli abissi, le livree più chiare sotto e più scure sopra sono state sicuramente avvantaggiate. Ma per quale motivo?
Si tratta, fondamentalmente, di una forma di criptismo o mimetismo criptico, ovvero di un modo per confondersi nell'ambiente. Più nello specifico, siamo innanzi al fenomeno della contrombreggiatura. Bisogna immaginare l'ambiente marino come un mondo tridimensionale, in cui i pericoli possono giungere da qualunque direzione. Un pesce all'interno della colonna d'acqua, visto dall'alto, può confondersi con l'oscurità degli abissi o con il fondale se la sua colorazione dorsale è scura. Ecco perché praticamente ogni specie di cosiddetto “pesce azzurro”, che rappresenta anche uno degli anelli fondamentali della catena alimentare marina, ha la zona dorsale di colori tendenti al blu o al grigio. Lo stesso discorso può essere fatto per parte più chiara – spesso bianca, biancastra o argentea – della zona ventrale. Un pesce visto dal basso, negli strati superficiali di acqua dove filtrano i raggi del sole, può confondersi facilmente con il bagliore legato alla radiazione solare, rendendone più difficile inquadrarne la silhouette.
A beneficiare della contrombreggiatura non sono solo le prede, ma anche i predatori. Gli squali bianchi, i mako e gli squali tigre, giusto per citarne alcuni, possono sfruttare questo mimetismo criptico per tendere agguati senza essere notati facilmente dalle loro prede. Va anche considerato che prima di diventare enormi e quasi inattaccabili – quasi perché le orche sono abili predatrici anche di grandi squali bianchi – questi pesci cartilaginei devono crescere; i giovani sono infatti esposti ai medesimi pericoli dei pesci di cui si nutrono da “grandi”.
La contrombreggiatura, fra l'altro, è possibile notarla anche in diverse specie di uccelli rapaci, che attaccano le proprie prede dall'alto. Molte di esse, come la poiana, il falco pescatore o l'aquila minore, hanno un sottoala più chiaro rispetto alla parte dorsale delle penne. Anche in questo caso, si rendono più difficili da inquadrare quando sono stagliati nel cielo e illuminati dai raggi solari.