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Perché Marte ci uccide in un istante: l’idea di uno scienziato per terraformare il Pianeta Rosso

Marte è un pianeta assolutamente letale per gli esseri umani, non solo per le temperature estreme, l’atmosfera irrespirabile e il bombardamento di radiazioni, ma soprattutto per un fattore. Ecco qual è e come si potrebbe “aggirarlo” secondo uno scienziato, terraformando il Pianeta Rosso.
A cura di Andrea Centini
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Marte è l'obiettivo più ambizioso della rinnovata corsa allo spazio e, sebbene in tanti siano ottimisti che ci si possa arrivare tra il 2035 e il 2040 con i primi astronauti, molti altri la pensano diversamente. Anche solo raggiungere il Pianeta Rosso, del resto, può essere una sfida mortale, alla luce della durata del viaggio e la conseguente, prolungata esposizione alle radiazioni solari e cosmiche. Senza contare che al momento non abbiamo ancora un veicolo per “ammartare” (ci sta lavorando la SpaceX di Elon Musk con Starship).

Ammesso che si riesca ad andare e tornare su Marte, per instaurare le prime colonie umane sul pianeta sarebbe necessario costruire edifici e infrastrutture sotto la superficie, o magari proteggere le città sotto enormi e improbabili cupole. Sempre che non si voglia indossare a vita una tuta pressurizzata per le “passeggiate” all'esterno. Sì perché oltre alle temperature estreme che arrivano a – 125 °C, il bombardamento continuo di radiazioni letali a causa della rarefatta e debolissima atmosfera marziana e dell'atmosfera irrespirabile quasi completamente composta da anidride carbonica, l'elemento più mortale del Pianeta Rosso è la pressione.

Perché su Marte una persona morirebbe in un istante

Su Marte mediamente siamo sotto l'1 percento della pressione terrestre, ovvero 0,6 kilopascal (kPa) contro 101 kPa circa a livello del mare sul nostro pianeta. Ciò comporta un enorme problema per l'organismo umano, composto prevalentemente da acqua e che ha una temperatura tra i 36 e i 37 °C. Alla pressione marziana, infatti, l'acqua bolle a una temperatura di molto inferiore a quella della Terra, cioè tra 10 e 20 °C, che è molto al di sotto della temperatura “di esercizio” del corpo umano. Dunque, cosa succederebbe a una persona se si trovasse sul Pianeta Rosso senza alcuna protezione? Che tutta l'acqua al suo interno andrebbe istantaneamente incontro a una ebollizione esplosiva, con l'immediata trasformazione in gas e la conseguente, orribile morte istantanea. Quindi se vogliamo rendere Marte un pianeta abitabile “simile” alla Terra bisognerebbe procedere con la terraformazione, ovvero modificare profondamente il suo ambiente al fine di permettere la vita di umani e altre creature terrestri senza necessità di protezioni speciali. Ma creare un'atmosfera respirabile, temperature adeguate (all'equatore si raggiungono comunque già i 20 °C) e soprattutto una pressione idonea è un'impresa al limite del fantascientifico che richiederebbe sforzi e risorse immensi, soprattutto dal punto di vista energetico.

Come terraformare Marte

Il dottor Leszek Czechowski del Centrum Badań Kosmicznych Polskiej Akadenii Nauk – Space Research Center di Varsavia (Polonia), ha tuttavia le idee piuttosto chiare su dove e come si potrebbe cominciare a lavorare per ottenere risultati significativi. Si è concentrato in particolar modo sulla pressione, che come abbiamo visto rappresenta uno dei problemi più grandi sul Pianeta Rosso. Sulla superficie di Marte la pressione non è uniforme a 1/100 di quella terrestre, ma ci sono alcuni luoghi come Hellas Planitia in cui più facile portarla a 1/10 della nostra, dove l'acqua bollirebbe a 50 °C e non 10-20 °C come altrove sul Pianeta Rosso. Per aumentare in modo significativo l'atmosfera marziana, lo scienziato propone di colpire il pianeta con asteroidi ricchi di elementi come acqua e azoto. L'ideale sarebbe usare gli asteroidi della remota e gelida Nube di Oort, ai confini del Sistema solare, dove orbiterebbero miliardi di corpi ghiacciati che talvolta vengono a farci visita (le comete). Tuttavia questi oggetti sono molto lontani e potrebbero volerci anche 15.000 anni per avere un impatto con la superficie marziana. Senza dimenticare che avvicinandosi al Sole e sublimando perderebbero molte delle loro preziose risorse. Anche gli asteroidi della Fascia Principale – sita proprio tra Marte e Giove – non sarebbero adatti, perché poveri degli elementi utili ad arricchire l'atmosfera marziana.

Per questi motivi lo scienziato ha determinato che si potrebbero usare i corpi celesti della Fascia di Kuiper, una vasta regione esterna del Sistema solare – oltre l'orbita di Nettuno – anch'essa ricca di comete e altri oggetti ghiacciati. Al netto del rischio di sublimazione e distruzione come per quelli della Nube di Oort, questi potrebbero essere inviati verso Marte nel giro di alcuni decenni, rendendo il processo di terraformazione decisamente più rapido. Tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare, come si dice, ma una missione di questo tipo renderebbe teoricamente possibile portare la pressione di Marte a livelli accettabili almeno in determinate regioni. E dove c'è un'atmosfera, si innescano anche molti altri processi in grado di rendere vivibile e dunque terraformare il pianeta.

Ma come potremmo indirizzare un enorme asteroide della Fascia di Kuiper contro la superficie di Marte? Lo scienziato polacco sottolinea che non dovremmo fare affidamento a un sistema di propulsione legato alla gravità, ma si potrebbero usare un reattore termonucleare (alimentato con l'idrogeno locale) e un motore a ioni, che sembrano essere la soluzione “più appropriata”, secondo l'esperto. Chiaramente parliamo di teoria, visto che una missione del genere avrebbe costi esorbitanti e tempi comunque lunghissimi. Ma se vogliamo rendere Marte realmente simile alla nostra casa, la terraformazione con le immense risorse necessarie sarebbe l'unica opzione disponibile. I dettagli della ricerca “Energy problems of terraforming Mars” sono stati presentati durante un recente congresso di specialisti.

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