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Perché l’uscita degli USA dall’OMS è un pericolo per la salute di tutti: la spiegazione di Ilaria Capua

Con un ordine esecutivo il neo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato l’uscita dall’OMS degli Stati Uniti che sono il principale finanziatore dell’organizzazione delle Nazioni Unite. La virologa Ilaria Capua spiega a Fanpage.it quali sono le possibili cause e i rischi globali di una simile perdita.
Intervista a Prof.ssa Ilaria Capua
Virologa, saggista e divulgatrice scientifica
A cura di Andrea Centini
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Da quando si è insediato alla Casa Bianca per il suo secondo mandato, il presidente Donald Trump si sta abbattendo come un terremoto su molteplici questioni di politica estera e interna. Tra dazi, sparate sulla riviera a Gaza, fantasie su Groenlandia e Canada 51esimo stato degli USA, possibile chiusura dell'Agenzia USAID – che rischia di avere un impatto catastrofico sugli aiuti umanitari nel mondo – e i licenziamenti di massa in numerose agenzie legate alla sanità pubblica statunitense, Trump ha anche annunciato l'uscita dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) con un ordine esecutivo ad hoc. In realtà lo aveva già fatto nel 2020 con data fissata a gennaio 2026, un provvedimento che tuttavia fu immediatamente ritirato dall'amministrazione Biden.

Al netto di possibili ripensamenti, la scuola di pensiero trumpiana ha già fatto proseliti all'estero. Anche l'Argentina di Javier Milei, ad esempio, ha appena annunciato il suo ritiro dall'OMS, mentre in Italia la Lega ha presentato un disegno di legge per seguire la stessa strada. Ma gli Stati Uniti sono i principali finanziatori dell'organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) e la loro uscita può avere effetti catastrofici sulla gestione delle emergenze di salute globale, come nuove epidemie o addirittura pandemie. Per comprendere meglio quali sono i rischi della decisione di Trump, Fanpage.it ha intervistato la virologa, saggista e divulgatrice scientifica Ilaria Capua che, a febbraio, tornerà a teatro con lo spettacolo “Le Parole della Salute Circolare”. Ecco che cosa ci ha raccontato.

Professoressa Capua, per prima cosa le chiediamo quali sono le principali cause dell'uscita degli USA dall'OMS

Innanzitutto non credo sia un problema economico per gli Stati Uniti ma un problema economico per l'OMS. Non sono un'esperta di macro economia ma se si è conclusa una partnership sulla cultura da 10 miliardi tra Bin Salman e l'Italia, io credo che 1 miliardo per gli Stati Uniti sia veramente poco. Quindi mi sembra più un attacco simbolico. Se il PIL dell'Italia si aggira sui 2.000 miliardi, quello degli Stati Uniti è molto superiore (oltre 27.000 miliardi di dollari NDR). Il miliardo che davano non era assolutamente un problema. Il suo è un messaggio di critica all'organizzazione e ovviamente di mancato sostegno. E l'Organizzazione Mondiale della Sanità, come tutte le organizzazioni, non è perfetta.

Per quale motivo?

Facciamo un ragionamento un po' più ampio. Le organizzazioni delle Nazioni Unite come l'OMS e la FAO hanno delle regole. Non dimentichiamoci ad esempio che la FAO, credo una quindicina di anni fa, forse un po' di più, fu fortemente criticata perché una parte significativa dei fondi andava per la gestione della macchina e non ai Paesi, tant'è che ci fu una riorganizzazione importante. Questo non credo sia il caso dell'OMS. Io i conti dell'OMS non li conosco in dettaglio, però le organizzazioni dell'ONU hanno determinate regole che sono imprescindibili: che poi siano criticabili o meno questa è un'altra questione. Ad esempio hanno una rappresentanza regionale. L'OMS ha vari dipartimenti, compresi quelli delle malattie infettive e delle cosiddette non communicable diseases, come l'obesità e il diabete, che non sono malattie contagiose. Se nel dipartimento che si occupa di malattie infettive c'è una sovrarappresentazione europea oppure americana, allora vanno assunti o fatti contratti a professionisti che arrivano da altre regioni del mondo. Non è detto che questi siano i più competenti. La provenienza dalle “Regions” dell'OMS è spesso più importante della competenza specifica.

Nell'OMS c'è sicuramente una sovrarappresentazione, in alcune unità e in alcuni dipartimenti, di europei. A questo punto fanno sentire la voce quelli della Regione Africa, per fare un esempio, e dicono che per un determinato problema sono loro quelli più a rischio e dunque sono più strategici. Ad esempio, per alcune malattie infettive che arrivano dai Paesi a basso reddito. Dunque si domandano perché si inseriscono tutti questi europei che, magari, devono occuparsi di malattie che li riguardano molto di meno, quando il vero problema per le malattie infettive emergenti è da un'altra parte. Quindi l'OMS quando fa le campagne di reclutamento del personale deve tener conto di questo equilibrio. Questo da un lato è una cosa positiva, dall'altro può creare dei problemi.

Quindi in pratica gli USA possono sentirsi sottorappresentati nonostante abbiano tra le menti più brillanti. Trump ha anche detto che il miliardo che loro danno è ingiusto perché ci sono Paesi che hanno una popolazione più grande – come la Cina – che mettono meno. Sembra un ragionamento analogo a quello fatto verso i Paesi della NATO che non mettono una percentuale adeguata del loro PIL alla Difesa, facendo sempre affidamento alla potenza degli USA

Io lo traduco come una mancanza di generosità. Gli Stati Uniti sono stati molto generosi con l'Europa dal dopoguerra in poi. Hanno sempre sostenuto l'Europa e le organizzazioni internazionali anche per una forma di autoprotezione. La nuova amministrazione americana invece è molto più rivolta ai problemi “interni”. Chiamiamolo nazionalismo, diciamo così, rispetto alle dinamiche della salute globale. Fermo restando che siamo abbastanza d'accordo sul fatto che non è un problema economico, c'è comunque un problema di soldi. O meglio, è una questione di atteggiamento strategico. Diciamo che si punta in questa direzione, nel non voler essere non dico i guardiani o i protettori, ma i principali o più importanti contribuenti dell'equilibrio internazionale. Perché poi, alla fine, di questo si tratta.

Dunque quali sono le principali conseguenze dell'uscita degli USA dall'OMS? Gli Stati Uniti hanno giocato un ruolo fondamentale anche nella recente pandemia di COVID-19. Che cosa accadrebbe se dovesse scoppiarne un'altra – ad esempio di influenza aviaria – con gli USA fuori dall'organizzazione dell'ONU? L'uscita potrebbe catalizzare i rischi?

Secondo me è un grande autogol per gli Stati Uniti. Perché le loro menti brillanti, che fra l'altro arrivano da tutto il mondo e sono preparate e competenti, non parteciperanno più alle riunioni nelle quali si elaborano le linee guida per gestire determinate emergenze, ma “le subiranno”. Fra l'altro loro l'influenza aviaria H5N1 ce l'hanno in casa. Le faccio un esempio al di là della pandemia, anche se voglio sottolineare che il vaccino a mRNA è stato sviluppato anche grazie a una collaborazione tra Europa e Stati Uniti. Lo sviluppo è avvenuto in Germania, nella ormai famosa Biontech nei quali lavoravano i coniugi di origine turca Uğur Şahin e Özlem Türeci.

Detto questo, si ricorderà che nel 2022 c'è stata una epidemia di Mpox – l'ex “vaiolo della scimmie” – che, partita dall'Africa, ha colpito l'Europa e molto anche gli Stati Uniti. Se non si è al tavolo a gestire le emergenze sanitarie si subiscono le decisioni degli altri Paesi, perché noi viviamo comunque in un'epoca globalizzata dove la gente si sposta e le malattie – in questo caso le malattie virali – si spostano con le persone che salgono sugli aerei. Le malattie virali si prendono principalmente tramite le persone o gli animali, gli alimenti o gli insetti: queste sono le principali fonti.

L'OMS ha ovviamente uno staff che manda avanti tutta la macchina, però siccome c'è una specializzazione sempre maggiore delle tematiche – le sembrerà strano ma chi si occupa di poxvirus non si occupa di altri virus come l’influenza o Ebola – ed il funzionamento si basa su gruppi di lavoro che hanno una rappresentanza globale. Il fatto di tagliare fuori i propri esperti e stare fuori da questi gruppi di lavoro non mi sembra una buona idea. Perché quando si parla di salute globale, di malattie emergenti, è chiaro che bisogna sapere quello che fa l'altro Paese. Voglio dire, la Florida è molto vicina al Sud America, quindi non è pensabile non avere voce in capitolo per esempio nel controllo della Dengue in Brasile, quando è lì a un passo. Molti miei colleghi sono frustrati da questa situazione perché viene completamente a mancare la comprensione della dimensione globale di questi fenomeni. Vorrei fare anche un altro esempio sull'epidemia di Ebola che si è verificata nel 2014 – 2015.

Ci dica

Questa epidemia è partita dalla Guinea e poi si è espansa in quattro Paesi africani per la prima volta nella storia. Le epidemie di Ebola di solito sono autolimitanti, nel senso che dopo un po' si estinguono per tutta una serie di motivi ma, certo, anche grazie all'intervento del personale sanitario. Non è che si estinguono da sole però, proprio per come è fatta, la malattia è difficile che faccia più di qualche migliaio di infetti. L'epidemia del 2014 – 2015 è stata un'epidemia che ha infettato 28.000 persone di cui ne sono morte 11.000. Un conto è un'epidemia in una zona rurale dove non ci sono tante persone e dove non ci sono tanti collegamenti con le grandi città, un altro è un'epidemia che invece dura svariati mesi – in questo caso un paio d'anni – e che rischia di arrivare alle grandi capitali africane. Infatti questa epidemia ha colpito anche la Nigeria. L'aeroporto di Lagos è uno scalo molto importante con un traffico aereo molto significativo. Bene, l'epidemia è stata messa sotto controllo anche grazie agli americani, soprattutto grazie alla collaborazione fra gruppi specializzati americani e un coordinamento dell'OMS. L'epidemia è poi uscita anche dall'Africa con gli aerei; siccome però si era pronti e c'era un meccanismo di risposta ormai rodato, i focolai al di fuori dell'Africa sono stati pochi. Ci sono stati giusto qualche decina di pazienti, tra i quali qualcuno anche in America.

Senza gli USA, dunque, saremmo innanzi a rischio significativo per tutti

Ci perdiamo tutti se dobbiamo fare a meno delle forze americane, perché loro sono attrezzati, competenti e addestrati per gestire questo tipo di malattie. Però, nel frattempo, queste malattie non è che guardano in faccia a chi sta dentro all'OMS o a chi non ci sta; le malattie salgono sull'aereo con le persone in fase preclinica e poi si diffondono. Quindi la mancanza di un intervento importante, diciamo di contenuto, da parte degli Stati Uniti, mette a rischio di un'esplosione globale di queste malattie. Compresi gli Stati Uniti. E in questo momento ci sono tre focolai, due di Ebola, uno in Uganda ed uno nella Repubblica Democratica del Congo e uno di malattia di Marburg – che possiamo definire il il cugino di Ebola, in Tanzania. Ci sarebbe bisogno di intervenire per mettere sotto controllo e poi estinguere questi focolai.

E chiaramente senza la competenza degli USA tutto questo è molto più complicato

È più complicato e più costoso per gli altri. Perché il miliardo degli USA lo devono mettere gli altri. Per fermare un'epidemia come quella di Ebola del 2004 2015 non basta 1 miliardo, ci vuole molto di più. Quindi loro ci hanno messo anche risorse oltre che contingenti di persone specializzate che sanno lavorare con questi virus, che sanno gestire i pazienti affetti da questi virus, però bisogna pagarli, non lo fanno di certo gratis.

Trump ha successivamente annunciato che potrebbe rientrare nell'OMS nel caso in cui si facesse “pulizia”. Che cosa potrebbe intendere?

Trump è un uomo che non fa compromessi e l'OMS è un'organizzazione che deve fare compromessi, perché ha a che fare con una realtà molto sfaccettata. Forse potrebbe riferirsi a questo. Mi fa pensare che non è un attacco nei confronti solo dell'OMS. Lui vuole fare una pulizia sui migranti, ma anche all'interno di organizzazioni di sanità pubblica americane. Ha decapitato l'EPA, che è l'Environment Protection Agency. Ha licenziato tantissime persone all'interno del NIH, diciamo l'istituto superiore di sanità anche se è tutta un'altra cosa. Ci lavorano migliaia e migliaia di persone. Ha bloccato tutte le riunioni con l'OMS, ha bloccato anche i programmi interni e ha bloccato i programmi di ricerca che dovevano essere assegnati nel 2025. Ha iniziato a fare circolare mail nelle quali propone uno stipendio di otto mesi “e poi te ne vai”, oppure “ne stai quattro e sei licenziato”. Sta minacciando di licenziare anche nei CDC e nell'USDA, il Dipartimento dell'Agricoltura. Quindi la pulizia, secondo me, è voler portare proprio nuove persone, molto più affini alla sua visione, all'interno delle grandi organizzazioni pubbliche americane. La pubblica amministrazione americana, pare, sarà tutta svuotata e ripopolata, magari non completamente ma significativamente. Con tutto quello che questo comporta.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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