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Cambiamenti climatici

Perché l’uragano Beryl è stato così precoce e cosa c’entra la temperatura dell’oceano con il suo arrivo

L’uragano Beryl si sta abbattendo con una potenza mostruosa sulle isole del Mar de Caraibi, radendo al suolo intere città. Si tratta del più precoce uragano di categoria 5 mai comparso sull’Oceano Atlantico: è infatti in “anticipo” di circa due mesi, secondo le previsioni degli esperti. Cosa sta succedendo e perché è così catastrofico.
A cura di Andrea Centini
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L'uragano Beryl, un mostro di categoria 5 – la più violenta – che sta devastando le isole dei Caraibi in queste ore, è ufficialmente il più precoce di questa potenza mai registrato nell'Oceano Atlantico. Se infatti la stagione degli uragani va dal primo giugno al 30 novembre, come indicato dal National Hurricane Center della NOAA, il primo di questi cicloni tropicalisinonimo di uragano – in genere tende a formarsi nelle prime due settimane di agosto, mentre il primo uragano maggiore (da categoria 3 a 5 sulla scala Saffir-Simpson basata sulla velocità dei venti) arriva tra la fine di agosto e l'inizio di settembre. Il precocissimo Beryl è passato da tempesta tropicale a uragano il 28 giugno, un caso eccezionale che dovrebbe far riflettere sulle conseguenze catastrofiche del cambiamento climatico. Tra gli effetti più devastanti del riscaldamento globale vi è proprio l'aumento significativo nella frequenza e nell'intensità degli eventi meteorologici estremi.

L'uragano Beryl visto dallo spazio. Credit: NASA
L'uragano Beryl visto dallo spazio. Credit: NASA
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Come indicato, un uragano di categoria 5 nell'Oceano Atlantico all'inizio di luglio non si era mai visto. Si è manifestato con circa due mesi di anticipo rispetto alla “tabella di marcia” prevista degli scienziati. Che ci saremmo trovati innanzi a una stagione degli uragani 2024 eccezionale, del resto, lo aveva già previsto il National Weather Service della NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), un'agenzia federale statunitense deputata al monitoraggio delle previsioni meteorologiche, degli oceani e dell'atmosfera del nostro pianeta. Durante una conferenza stampa tenutasi alla fine di maggio l'oceanografo e amministratore della NOAA Rick Spinrad ha stimato per quest'anno fino a 25 tempeste tropicali, delle quali 13 trasformate in uragani e 7 di essi di categoria superiore. Sono numeri sensibilmente peggiori della media.

Ricordiamo che, in base alla scala Saffir-Simpson, gli uragani sono suddivisi in cinque categorie sulla base della velocità dei venti. Un uragano di Categoria 1 (minimo) è caratterizzato da venti fino a 153 chilometri orari; uno di Categoria 2 (moderato) raggiunge i 177 chilometri orari; quello di Categoria 3 (forte) arriva a 208 chilometri orari; la Categoria 4 (fortissimo) arriva a 251 chilometri orari; mentre quello massimo, l'uragano di Categoria 5 (catastrofico) è uno i cui venti superano i 252 chilometri orari. L'uragano Beryl, che ha devastato le isole Barbados e le isole Grenadine nel Mar dei Caraibi il primo luglio, ha raggiunto venti spaventosi con una velocità massima di 270 chilometri orari. Sono talmente potenti da poter distruggere anche case ben protette e innalzare il livello dell'acqua costiera fino a 3 metri circa. A causa delle tempeste sempre più violente registrate negli ultimi anni, gli esperti di uragani suggeriscono l'introduzione di una nuova classe (Categoria 6) per identificare i cicloni tropicali più distruttivi.

Durante la conferenza stampa il dottor Spinrad aveva affermato che la stagione degli uragani si preannunciava “straordinaria” per diversi aspetti. La ragione principale è la combinazione tra l'attenuazione di un potente El Niño (El Niño-Southern Oscillation), un meccanismo climatico che ha ripercussioni su scala planetaria e determina un riscaldamento del pianeta, e la comparsa del fenomeno opposto chiamato La Niña, che innesca un raffreddamento. Questo avvicendamento già di per sé catalizza l'attività degli uragani nell'Oceano Atlantico occidentale. In un contesto di crisi climatica come quello attuale, che ha visto susseguirsi mesi e mesi di temperature record sia dell'aria superficiale che dell'acqua marina nell'Atlantico, si sono verificate le condizioni eccezionali in grado di dar vita a un fenomeno tanto precoce quanto distruttivo come Beryl. Gli uragani, infatti, si formano in aree di bassa pressione proprio al di sopra degli oceani, in zone perturbate dove la temperatura dell'acqua è superiore ai 26° centigradi.

Nel momento in cui stiamo scrivendo l'uragano si sta dirigendo verso la Giamaica, dove rischia di provocare danni catastrofici e vittime nel suo violento passaggio. È atteso anche in Messico, dove potrebbe arrivare come tempesta tropicale dopo aver perso di intensità, come previsto dagli esperti (sebbene non vi siano certezze). Nella serata di lunedì 1 luglio Beryl ha investito e devastato l'isola di Carriacou a Grenada nel Mar dei Caraibi, con venti di 240 chilometri orari. Colpita anche la Petite Martinica. I rapporti che giungo dai luoghi interessati indicano di cittadine rase al suolo e almeno una vittima accertata a St. Vincent. Su Union Island, sita appena a nord di Grenada, secondo quanto affermato dal primo ministro delle isole Granadine Ralph Gonsalves circa il 90 percento delle case sarebbe stato severamente danneggiato o distrutto dal passaggio di Beryl.

Il Centro Nazionale degli Uragani della NOAA continua a diramare bollettini di allerta per i Paesi che si trovano sul percorso dello spaventoso uragano, come Haiti, Repubblica Dominicana, Giamaica e Isole Cayman. Le persone sono invitate a proteggere le proprie abitazioni con sacchi di sabbia e ad abbandonarle per rifugi più sicuri qualora non fossero considerate sufficientemente resistenti. Ma i rapporti provenienti dalle isole già colpite parlano di villaggi e cittadine completamente rase al suolo. “L'uragano si sta spostando rapidamente verso ovest-nordovest a una velocità stimata 290/19 nodi. Una forte dorsale subtropicale centrata sugli Stati Uniti meridionali continuerà a indirizzare Beryl verso ovest-nordovest attraverso i Caraibi centrali e nordoccidentali per i prossimi giorni”, spiega la NOAA. Entro le prossime 72 ore potrebbe raggiungere il Golfo del Messico. Per quanto concerne l'intensità dell'uragano ci sono significative incertezze, ma le stime indicano un possibile indebolimento già a partire dalla serata del 2 luglio. Ciò, comunque, non riduce sensibilmente il potenziale impatto catastrofico sui Paesi nel mirino.

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